Vigilanza Urbe, cassa integrazione per 300 guardie giurate

Viterbo – 25 settembre 2009 – ore 14,50

Consiglio regionale del Lazio – Mariani: “La Regione è pronta a intervenire”

Vigilanza Urbe, cassa integrazione per 300 guardie giurate

simboloregionelazio.jpg– “La Regione Lazio mette a disposizione ammortizzatori sociali per le 300 guardie giurate dell’istituto vigilanza Urbe, in attesa di una soluzione a una vicenda che si protrae da molti anni.

Scriverò al Prefetto, perché individui il soggetto, che inoltri alla Regione la richiesta per la cassa in deroga.

E’ un passaggio necessario, visto che questi lavoratori non sono stati licenziati dall’associazione nazionale combattenti e reduci, commissariata, della quale sono dipendenti.”

Così il presidente della Commissione Lavoro e politiche sociali, Peppe Mariani (Lista civica per il Lazio), a conclusione dell’audizione, che si è svolta alla Pisana con una folta rappresentanza sindacale delle guardie giurate dell’Istituto vigilanza Urbe, che si sono opposte alla privatizzazione del loro rapporto di lavoro.

Ai lavoratori dell’Ancr-Ivu, che dovrebbero godere delle stesse prerogative dei dipendenti pubblici, è stata proposta l’assunzione ex novo in una società privata, con il conseguente abbassamento del livello retributivo (circa 200 euro in media).

Una parte di loro ha accettato. Trecento guardie giurate, invece, si sono opposte, dando vita a una serie di azioni di protesta, culminate a Ferragosto con un sit-in sul Colosseo.

Nel corso dell’audizione, l’assessore al lavoro, Alessandra Tibaldi, ha prospettato la cassa integrazione per l’ultimo trimestre di quest’anno e per tutto il 2010, al fine di guadagnare tempo per affrontare la questione dello status di questi lavoratori.

“Quello che oggi realisticamente si può fare – ha detto la Tibaldi – è l’attivazione degli ammortizzatori sociali in deroga, ma ci vuole un datore di lavoro che richieda l’apertura della procedura”.

“Questi lavoratori si trovano nel limbo” – ha spiegato durante la riunione Marco Lucarelli (Libero comitato Rdb) – Infatti, non sono disoccupati né inoccupati, ma non percepiscono alcuno stipendio.

Dal 15 agosto, 300 famiglie sono in piazza per protestare. Se non si interviene subito, e con i tempi dei vari tavoli interistituzionali, a piazza San Marco ci troveremo gli scheletri.

Non si tratta di un capriccio – ha proseguito Lucarelli – Tutto il personale dell’associazione, di cui l’Istituto vigilanza urbe è parte integrante, gode della stabilità d’impiego.

In tempi di crisi, in cui le aziende per prima cosa tagliano i costi per la sicurezza, questo aspetto non è di poco conto. Inoltre, ci sono lavoratori che hanno anche trentacinque anni di servizio ai quali si chiede di ricominciare da zero con una società privata”.

“Oggi iniziamo un percorso diverso – ha detto Mariani, al termine dell’audizione di ieri – Troppa acqua è passata sotto i ponti, molte promesse sono state fatte a questi lavoratori da altri soggetti istituzionali.

La Regione è pronta a intervenire subito. Chiediamo alle altre istituzioni e alle forze politiche di comportarsi con la stessa serietà. Chiediamo sicurezza, poi mandiamo a casa i professionisti della sicurezza. Che paese è questo?”.

Presenti, oltre al presidente della commissione Mariani, gli assessori Vincenzo Maruccio, Lugi Nieri e Alessandra Tibaldi, i consiglieri Claudio Bucci (Idv), Giovanni Carapella (Pd), Aldo Forte (Udc) e Luisa Laurelli (Pd).

Vigilanza Urbe, cassa integrazione per 300 guardie giurateultima modifica: 2009-09-27T12:00:00+02:00da sagittario290

Altri due furti: arriva una polizza per i derubati

Giovedì 17 Settembre 2009,

Ed: PADOVA
Pagina: 18

LIMENA I ladri hanno svaligiato delle abitazioni in via della Resistenza, in un quartiere centrale. Sono fuggiti dopo aver rubato alcuni monili d’oro

Altri due furti: arriva una polizza per i derubati

L’amministrazione vorrebbe stipulare una convenzione per aiutare le vittime dei topi d’appartamento

Limena  

1429.jpgSi sono introdotti in due appartamenti di via della Resistenza a Limena mettendo a segno un furto di monili d’oro. L’incursione con scasso è stata messa in atto martedì mattina in un quartiere centrale. 

Due sono gli individui visti salire a bordo di un’auto, che si è allontanata velocemente dal quartiere. I furti sono stati messi a segno quasi certamente da nomadi, che hanno approfittato del fatto che i proprietari erano usciti per recarsi al lavoro. 

Per introdursi all’interno degli appartamenti i ladri hanno scassinato una finestra e una volta dentro hanno rovistato nelle stanze, riuscendo ad arraffare alcuni preziosi. Del furto si sono accorti dei vicini che hanno visto l’auto allontanarsi rapidamente. 

Sul posto sono arrivati i carabinieri di Limena e gli agenti della polizia locale. Domenica sera a finire nell’obbiettivo dei ladri è stata, invece, l’auto del consigliere di minoranza Elena Ambrosi che era stata parcheggiata davanti a casa in via Dante.  

Il tema della sicurezza, quindi, torna ancora a farsi sentire e l’assessore Jody Barichello ha ribadito che uno degli strumenti più importanti è il costante monitoraggio del territorio da parte delle forze dell’ordine, ma anche le segnalazioni dei cittadini. 

«E’ importante che chi nota qualcosa che non va, o movimenti strani, prenda in mano il telefono e avvisi i carabinieri – ha detto l’assessore alla sicurezza – nessuno deve esporsi ad alcun pericolo, basta avvisare poi saranno le forze dell’ordine a verificare». E proprio in seguito agli ultimi due furti, verificatosi in pieno giorno in un quartiere residenziale, prende sempre più concretezza l’idea dell’amministrazione di stipulare una convenzione che tuteli le vittime di furti in appartamento.

«Stiamo sentendo le varie compagnie assicurative per avere una polizza che copra i danni dovuti all’effrazione – ha detto l’assessore – e permetta di mettere una guardia giurata a presidiare l’abitazione fino a quando non vengono ripristinati i serramenti». 

Sono iniziati anche i lavori di bonifica di villa Salata da parte dei proprietari. Nella vasta area abbandonata sono stati trovati giacigli, montagne di rifiuti e bivacchi. Una volta ultimata la bonifica si procederà con la chiusura degli accessi. 

Un sopralluogo è stato effettuato dall’amministrazione anche nell’ex complesso Fatina in via dell’Industria, abbandonato da circa sette anni. Qui però non sono stati ricontarti segni che facciano pensare all’utilizzo dello stabile per ricoveri di fortuna. 

Barbara Turetta

Altri due furti: arriva una polizza per i derubatiultima modifica: 2009-09-18T11:15:00+02:00da sagittario290

Polvere, rifiuti e babygang: parco da incubo

Edizione BENEVENTO

16/09/2009

Polvere, rifiuti e babygang: parco da incubo

Giardino pubblico ostaggio di writers e giovani vandali

HE10_521.jpgFontane trasformate in piscine, sculture imbrattate, rifiuti sparsi ovunque. La fotografia della Villa comunale non lascia spazio all’immaginazione: la prima impressione in cui si imbattono cittadini e turisti, infatti, è quella di un luogo abbandonato al proprio destino. È una storia che si ripete da anni, al centro di inchieste e reportage del Mattino: il parco pubblico somiglia sempre di più a una discarica a cielo aperto che accoglie lattine, cartacce, indumenti ed elettrodomestici sotto gli occhi rassegnati o indifferenti dei passanti. Vandali e writers non hanno avuto alcuna pietà neppure nei confronti di statue e monumenti: settimana dopo settimana le scritte, anche oscene, si sono moltiplicate. Se qualcuno di buona volontà prova a cancellarle, se le ritrova puntuali all’indomani e deve gettare la spugna. Persino l’asfalto lascia a desiderare: basta un po’ di vento per sollevare una quantità impressionante di polvere capace di mettere in fuga persino gli stoici. Ma gli aspetti più inquietanti riguardano la pericolosità della Villa. La sorveglianza non riesce a fronteggiare i raid delle babygang (nonostante la presenza dei dipendenti comunali e l’appalto esterno da 267mila euro per due VIGILANTES notturni) che così agiscono indisturbati. Nelle scorse settimane proprio una banda di giovani delinquenti ha aggredito a colpi di spranga una coppia di ragazzi per sottrarre loro un mp3. E i tuffi nelle fontane? Anche quelli fanno parte del triste spettacolo a cui sono costretti ad assistere anziani e famiglie. Gruppi di bambini in costume che nuotano tranquillamente nel cuore del giardino pubblico, utilizzando le statue come trampolino di lancio. Scene di ordinaria follia documentate dalle associazioni cittadine attraverso filmati e fotografie (disponibili sul sito www.napoliliberal.it) e oggetto di un esposto presentato alla Procura della Repubblica. A tal proposito i movimenti civici chiedono all’amministrazione comunale «quanto costano all’anno la manutenzione del parco e la pulizia del litorale e chi sono i responsabili di procedimento dei tanti cantieri aperti anni fa e puntualmente dimenticati». Purtroppo quello della Villa comunale non è un caso isolato: basta percorrere pochi metri per accorgersi delle drammatiche condizioni in cui versa il lungomare, che dovrebbe invece essere il fiore all’occhiello della Napoli turistica. Da Mergellina a via Partenope ci si imbatte in smog, caos e immondizia, mentre alla Riviera di Chiaia si è costretti allo slalom tra buche e cantieri eterni.

ger.aus.

Polvere, rifiuti e babygang: parco da incuboultima modifica: 2009-09-17T11:15:00+02:00da sagittario290

«Enti e sindacati padovani già attivi per aiutare i lavoratori in difficoltà»

L’INTERVENTO

Domenica 13 Settembre 2009,

Ed: PADOVA
Pagina: 15

«Enti e sindacati padovani già attivi
per aiutare i lavoratori in difficoltà»

barison1.jpgInnse e Istituto Vigilanza Urbe: due vicende di cronaca e disperazione che nei giorni scorsi hanno catalizzato l’attenzione dei media italiani. Due situazioni legate alla delicata fase che sta attraversando oggi il mondo del lavoro. Due questioni che parlano della paura del futuro. 

Per quanto riguarda l’economia, la provincia di Padova non è in situazioni migliori rispetto ad altre province italiane: è in particolare nelle scorse settimane che la crisi economica ha gravato sulla serenità di centinaia di lavoratori, spesso capifamiglia, che hanno vissuto giorni interi sentendosi addosso una “spada di Damocle”. Nell’ultimo mese (periodo metà luglio-metà agosto), insieme al Prefetto di Padova, alle sigle sindacali e alle proprietà delle aziende in crisi, abbiamo affrontato e concluso ben 17 vertenze collettive (interessando aziende tra i 20 e i 200 lavoratori) dove a sostegno del reddito sono stati utilizzati gli ammortizzatori sociali della cassa integrazione o della mobilità, coinvolgendo complessivamente più di mille lavoratori. 

Sicuramente gesti eclatanti come la protesta degli operai della Innse o delle guardie giurate che si sono barricate sul Colosseo, a Padova non si sono verificati grazie all’immediatezza dell’intervento delle parti, che mai si è interrotto anche nel bel mezzo dell’estate. Provincia e Prefettura si sono attivate immediatamente, per garantire ai lavoratori quei diritti previsti dalla Costituzione, a partire dal lavoro, necessari a dare a tutti la dovuta dignità anche in un momento difficile. In altre parole, per attivare gli ammortizzatori sociali previsti per legge e per garantire un reddito anche in una situazione generale fragile. Se ciò non si fosse verificato e le vertenze non fossero state aperte e chiuse in breve tempo, probabilmente anche qui la tensione sarebbe salita. Ai lavoratori che attendevano risposte, sono stati dati sostegno al reddito attraverso una forte presenza e presa di posizione da parte delle istituzioni, che unendosi hanno dato origine a tempestive iniziative. 

Per dare alle famiglie dei lavoratori la possibilità di mantenere un’entrata nel loro bilancio, a fine luglio abbiamo firmato l’accordo con le banche per l’anticipazione (in alcuni casi a interessi zero) della cassa integrazione senza dover attendere i tempi di approvazione del Ministero e la relativa erogazione da parte dell’Inps; inoltre per chi si trova in difficoltà per motivi legati alla crisi è stata prevista la possibilità di posticipare di un anno le rate dei mutui della prima casa o per gli interventi di ristrutturazione dell’abitazione. Qualche giorno dopo l’avvio di questo accordo, in questo mese, a dimostrazione del valore e della giusta strada intrapresa, il modello collaborativo fra Provincia di Padova, la Prefettura e gli istituti bancari è stato ripreso e riproposto anche a livello regionale. 

Infine tengo a sottolineare che altrettanto importante è stato anche il “Piano Provinciale del Lavoro” che il consiglio provinciale ha approvato all’unanimità dimostrando un grande senso di responsabilità che evidenzia quanto sia indispensabile programmare velocemente le azioni che già a partire dal mese di settembre devono essere messe in cantiere per affrontare i problemi che si potranno presentare già a partire dalle prossime settimane.

A fine luglio qualche segnale positivo a livello economico c’è stato: l’impressione che ne abbiamo avuto è che si stia almeno arrestando la discesa. Per saperlo dovremo però attendere la riapertura delle attività dopo la pausa estiva.  

Massimiliano Barison
assessore al Lavoro
Provincia di Padova

«Enti e sindacati padovani già attivi per aiutare i lavoratori in difficoltà»ultima modifica: 2009-09-14T11:00:00+02:00da sagittario290

Rapinano pistola alla guardia giurata la cassa non apre

Edizione CASERTA

12/09/2009

Rapinano pistola alla guardia giurata la cassa non apre, disagi al Banco di Napoli

HE10_2910.jpgCLAUDIO LOMBARDI Non erano interessati ai soldi, né al cellulare, né tanto meno all’auto. Il loro obiettivo era la pistola, una calibro 9×21, nuova di zecca. Mentre era intento a prendere dal cofano della sua station wagon il giubbotto antiproiettili, Michele M., 34 anni, GUARDIA GIURATA di Maddaloni, si è ritrovato con un’ama puntata alla nuca. L’uomo, che ha subito anche una lieve lesione al collo guaribile in tre giorni, non ha potuto far altro che assecondare l’ordine dei tre balordi e consegnare loro la sua Beretta 92. L’episodio ieri mattina, a Recale, in piazza Aldo Moro. Erano le 7.55 e Michele M. di lì a qualche minuto avrebbe preso servizio fuori allo sportello del Banco di Napoli, in via Roma, a pochi passi dal parcheggio. Ottenuta la pistola, i tre malviventi, tutti a volto coperto, si sono allontanati senza destare sospetti e hanno raggiunto un’auto scura, forse una Fiat Punto, lasciata in un vicolo poco distante, dandosi alla fuga. Sulle loro tracce ora ci sono gli agenti del commissariato di Marcianise, coordinati da Ettore Cecere, che sono intervenuti non appena l’uomo, ripresosi dallo choc, è riuscito a lanciare l’allarme. In piazza Aldo Moro, è poi arrivata anche una volante dei carabinieri della stazione di Macerata, nella zona per un servizio di pattugliamento. La rapina alla GUARDIA GIURATA, per ovvie ragioni di sicurezza, ha indotto il direttore della filiale del Banco di Napoli a chiudere gli uffici, creando disagi ai clienti. Lo sportello, l’unico in città, è stato riaperto qualche ora più tardi, quando la «Securpol» ha inviato un sostituto.

Rapinano pistola alla guardia giurata la cassa non apreultima modifica: 2009-09-13T11:45:00+02:00da sagittario290

Tre imprenditori lasciati a terra dalla “Ryanair”

Domenica 6 Settembre 2009,

Ed: PADOVA
Pagina: 8

PERNUMIA Disavventura ieri pomeriggio all’aeroporto di Bologna per i titolari di un’azienda del legno diretti in Polonia. Bloccati dalla lentezza delle operazioni di imbarco

Tre imprenditori lasciati a terra dalla “Ryanair”

«Mancavano dieci minuti al decollo, il tunnel era ancora aperto, non ci hanno lasciato passare». A rischio un importante appalto

Pernumia     

1521.jpg(G.Colt.) Lasciati a terra dalla Ryanair dieci minuti prima dell’imbarco. Hanno un diavolo per capello tre imprenditori del legno che a causa del disguido – assai singolare – rischiano non solo di vedere saltare un appalto in Polonia ma di dovere anche risarcire il committente per inadempienza contrattuale.  

Il volo era chiamato per le 14.45 di ieri. «All’aeroporto di Bologna siamo arrivati con largo anticipo – racconta Matteo, uno dei titolari dell’azienda – E abbiamo fatto il check-in due ore buone prima dell’imbarco». Quindi l’imprenditore, e i soci Elvis e Stefano, si trovavano già all’interno dell’area aeroportuale. Il fatto è che ai metal detector si è creato un disastroso imbuto. «I controlli erano molto lenti. Si è formata una lunga coda». Lo scalo di Bologna non è come Malpensa o Fiumicino, dove le strutture sono adeguate al grande flusso di passeggeri. «I minuti passavano veloci. La coda invece rimaneva ferma. Abbiamo fatto un po’ di conti. Non ce l’avremmo fatta ad imbarcarci sull’aereo se al metal detector non avessero accelerato i tempi». Più facile a dire che a fare. Allora l’imprenditore è andato a parlare con il personale di vigilanza. «Ho chiesto se cortesemente ci facevano il controllo subito. Ma il vigilante ha detto di no. Comunque assicurandomi che in caso di imbarco, se fossimo stati assenti all’appello, l’aeroporto avrebbe provveduto a chiamare i nostri nomi all’altoparlante». Nel qual caso avrebbero potuto passare in testa alla fila. Ma non è andata affatto così. Nessuno li ha chiamati. E Matteo, Elvis e Stefano si sono sciroppati la lenta processione fino al metal detector. Appena superato lo sbarramento si sono precipitati all’imbarco. Ma hanno trovato la strada sbarrata. La hostess, irremovibile, non li ha fatti passare. «Mancavano ancora dieci minuti alla partenza. Il tunnel era ancora aperto. Come pure lo scivolo dei bagagli. Ma non siamo riusciti a passare. Perchè pare che una disposizione interna della compagnia aerea stabilisce che i portelli debbano essere chiusi con dieci minuti di anticipo. E sempre una disposizione della Ryanair non prevede che siano chiamati i passeggeri ritardatari. Chi c’è c’è, chi non c’è amen».

Volo perso, niente viaggio di lavoro in Polonia. Un bel problema. L’azienda si occupa di pavimentazione in legno. In ballo c’è un importante contratto. L’ufficio legale della ditta si è messo subito in contatto con il cliente dell’est. Sta facendo miracoli per ottenere lo spostamento dell’incontro alla settimana prossima. Se non dovesse funzionare, addio appalto.

Tre imprenditori lasciati a terra dalla “Ryanair”ultima modifica: 2009-09-07T11:00:00+02:00da sagittario290

Ucciso in un agguato, incubo faida a San Giovanni

Edizione BENEVENTO

Pagina 40

04/09/2009

Ucciso in un agguato, incubo faida a San Giovanni

Il commando ha mirato alle gambe forse era solo un avvertimento

HE10_636.jpgIl rombo di un motore, il rumore degli spari e le urla. In piazza Crocelle, a San Giovanni a Teduccio, si consuma così un nuovo agguato di camorra. Sono le nove di sera, in piazza c’è ancora viavai di gente. È una calda e afosa serata di inizio settembre. Il commando arriva veloce, mira ad un giovane e fa fuoco più volte. La vittima è Franco Bottiglieri, 32 anni. I killer gli sparano alle gambe, forse perché avevano avuto l’ordine di gambizzarlo, di punirlo per uno sgarro o chissà. Ma uno dei proiettili recide l’arteria femorale e l’uomo piomba sull’asfalto in un lago di sangue. Mentre il commando fugge, dileguandosi per le stradine laterali del quartiere alla periferia est di Napoli, qualcuno chiama i soccorsi. Sul posto arriva un’ambulanza del 118. Bottiglieri è ferito, le sue condizioni appaiono subito gravi ma respira ancora. In piazza si è già radunata una piccola folla di curiosi, che, impauriti e in silenzio, osservano le scene successive all’agguato. Bottiglieri viene portato al pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare, ma non ce la fa. La ferita provocata dal proiettile è mortale. In ospedale si diffonde la notizia della morte del trentaduenne e la reazione dei parenti, che arrivano a frotte al pronto soccorso è di disperazione e rabbia. C’è ressa e tanta tensione. La polizia e le GUARDIE GIURATE riescono a d evitare che la situazione degeneri, ma volano offese, imprecazioni e urla di disperazione. Intanto a San Giovanni a Teduccio, sul luogo del delitto, gli agenti della Squadra mobile, diretti dal primo dirigente Vittorio Pisani e dal capo della Omicidi Pietro Morelli, e i poliziotti del commissariato di zona sono al lavoro per recuperare ogni traccia, ogni particolare utile per ricostruire la dinamica del raid. Si cercano indizi. Gli esperti della polizia scientifica, guidati da Fabiola Mancone, eseguono tutti i rilievi del caso per identificare anche i più piccoli frammenti e le impronte. La macchina delle investigazioni è già in moto per risalire a dinamica, movente, mandanti ed esecutori di un raid che ha tutte le caratteristiche di un agguato di matrice camorristica. È questa infatti l’ipotesi più accreditata, tra quelle al vaglio degli inquirenti. Si indaga sulla vita di Franco Bottiglieri, si scava nel suo passato più remoto come in quello più recente, alla ricerca di elementi utili a comprendere il movente del delitto. Un omicidio avvenuto forse per errore: i killer hanno mirato alle gambe, il che – ipotizzano gli investigatori – potrebbe voler dire che il commando aveva ordine di gambizzare la vittima. Un proiettile recide l’arteria femorale e la punizione si trasforma in una missione di morte.

Ucciso in un agguato, incubo faida a San Giovanniultima modifica: 2009-09-05T11:00:00+02:00da sagittario290

Yacht a fuoco, indagini sui sistemi di allarme

Edizione CIRC_NORD

01/09/2009

Yacht a fuoco, indagini sui sistemi di allarme

HE10_2588.jpgMIRELLA D’AMBROSIO Torre Annunziata. Doveva essere varato ieri mattina lo yacht di 85 piedi andato a fuoco nei cantieri navali Arcadia Yachts. Una coincidenza davvero singolare che potrebbe lasciare presagire il dolo. Una circostanza che tinge di giallo quello che solo in un primo momento era parso un incidente dovuto a un corto circuito ma che, tuttavia, non è stata ancora confermata dagli inquirenti. Nel corso della giornata di ieri, i poliziotti agli ordini del primo dirigente Sara Amato, titolari delle indagini, hanno effettuato nuovi sopralluoghi in via Terragneta, dove al civico 90 sorge la struttura dell’ampiezza di 36mila metri quadrati, dotata di sbocco a mare. Proprio nel cuore del nuovo polo nautico torrese, infatti, da alcuni mesi viene progettata una gamma di motoryacht ecocompatibili di 85 e 115 piedi con pannelli solari in grado di accumulare energia per far funzionare un generatore di quattro Kw. Ugo Pellegrino, l’amministratore delegato della società, arrivato nel primo pomeriggio di ieri negli uffici di corso Umberto I, è stato ascoltato dagli agenti a cui ha riferito di non aver subito minacce di alcun tipo da parte della camorra locale: «Abbiamo stimato danni per quattro milioni di euro – ha affermato – si tratta di un evento che ci ha scossi notevolmente». L’imbarcazione doveva essere sottoposta agli ultimi ritocchi prima dell’inaugurazione e della successiva esposizione in numerose fiere di settore della Francia. Ma nella notte tra sabato e domenica, per cause ancora ignote, lo yacht è andato a fuoco: le fiamme si sono propagate dall’interno verso l’esterno, lasciando quasi intatta gran parte la sovrastruttura. A partire dall’intervento dei pompieri di Castellammare di Stabia, avvenuto intorno alle 2 di notte, l’incendio, che ha danneggiato anche il tetto del cantiere, è stato domato solo dopo tre ore d’intenso lavoro poiché le lingue di fuoco venivano costantemente alimentate dalla vetroresina. A quell’ora è stata l’unica GUARDIA GIURATA, che svolge il servizio di vigilanza per l’Arcadia, a dare l’allarme chiamando anche la polizia. Ascoltato la notte stessa dagli inquirenti non ha saputo fornire elementi utili alle indagini. Al momento del fatto si era allontanato dal gabbiotto per effettuare un’ampia perlustrazione dell’area. Solamente al suo ritorno ha visto le fiamme propagarsi dal natante. I sistemi di rilevazione di fumo e incendio non hanno funzionato.

Yacht a fuoco, indagini sui sistemi di allarmeultima modifica: 2009-09-02T11:00:00+02:00da sagittario290