Fiom sceglie la linea dura e si appella a Prodi. Frenano Fim e Uilm. La fabbrica riapre per i corsi

Edizione CITY

15/01/2008

Fiom sceglie la linea dura e si appella a Prodi. Frenano Fim e Uilm. La fabbrica riapre per i corsi

PINO NERI Pomigliano. Ritiro immediato delle sospensioni dal servizio di sindacalisti e operai iscritti al sindacato, allontanamento dai luoghi di lavoro dei vigilanti aziendali e sciopero generale del comprensorio industriale di Pomigliano. Ma c’è anche la richiesta di un intervento di tutte le istituzioni, locali e nazionali. Sono queste le principali proposte che i delegati Fiom-Cgil del consiglio di fabbrica della Fiat di Pomigliano presenteranno alla riunione organizzata per ogginel centro sociale Falcone e Borsellino, dalla rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento automobilistico. Il momento è di quelli difficili nel più importante impianto metalmeccanico del Sud. Da un lato c’è l’azienda che ha fatto chiudere le produzioni, fino al 2 marzo, per dare il via a una radicale ristrutturazione organizzativa. Dall’altro ci sono sindacati che hanno scioperato più volte per denunciare «l’instaurazione in fabbrica di un regime militaresco che consente intollerabili violazioni dello statuto dei lavoratori e dei più elementari diritti costituzionali». Le proposte dei delegati Fiom, che saranno messe al vaglio dei colleghi appartenenti alle altre sigle, sono scaturite dopo ore di dibattito nella sala Dora Costa della Cgil di Pomigliano. Alla riunione ristretta degli esponenti di fabbrica dei metalmeccanici Cgil hanno partecipato Vincenzo Masini, della segreteria nazionale Fiom, Maurizio Mascoli, segretario regionale, Massimo Brancato, segretario della Fiom di Napoli e Andrea Amendola, della Fiom provinciale. «Con la messa in mobilità forzata di tanti lavoratori – dice Masini – e con le sospensioni e le contestazioni ingiustificate la Fiat ha aperto a Pomigliano un caso nazionale che soltanto con una dura, costante, ragionata e decisa reazione unitaria sarà possibile respingere». Prima di Masini hanno parlato Mario Di Costanzo e Nello Niglio, i due sindacalisti Fiom sospesi dalla Fiat giovedì dopo aver scioperato contro la presenza dei VIGILANTES nei reparti e a favore di altri colleghi sospesi in precedenza. Finora sono cinque i sindacalisti, due Fiom, uno Ugl, uno Cobas e uno Slai, estromessi dallo stabilimento. Domani presenteranno all’Unione degli industriali le controdeduzioni al provvedimento aziendale. Se la Fiat non le accoglierà saranno licenziati. «Sono d’accordo con le proposte Fiom – commenta Giuseppe D’Alterio, delegato Uilm – ma prima di scioperare bisogna aspettare la decisione di Fiat sulle sospensioni». Alla riunione di oggi non parteciperanno Fismic e Fim-Cisl. «Per noi della Fim – spiega il segretario provinciale Michele Liberti – l’attivo della rsu è necessario ma lo avevamo chiesto già sabato per mercoledì, visto che oggi siamo impegnati con il nostro segretario nazionale Bruno Vitali su questa vicenda». Saranno invece presenti i sindacalisti Cobas. Mimmo Mignano, anche lui licenziato un mese fa, dice: «Le proposte Fiom vanno bene ma sia chiaro che i Cobas non cederanno anche rispetto all’introduzione del sabato lavorativo».

Fiom sceglie la linea dura e si appella a Prodi. Frenano Fim e Uilm. La fabbrica riapre per i corsiultima modifica: 2008-01-16T11:45:00+01:00da sagittario290