Processo per la ”stangata forlivese”, sentite le guardie giurate

Forli, data 15.01.2008, orario 18:47.

Processo per la ”stangata forlivese”, sentite le guardie giurate

FORLI’ – La “stangata” torna a fare capolino a Forlì. Associazione a delinquere e truffa in concorso con ignoti per un bottino da un miliardo delle vecchie lire. Ha mosso i primi passi il processo che vede come imputati l’ex direttore di una nota banca del centro storico, Cesare Romagnoli, 49 anni, assistito dagli avvocati Giordano Anconelli e Alberto Avellone, e Bernardino Conti, considerati gli artefici di una truffa miliardaria risalente al luglio del 2001.

Sono passati sei anni da quel raggiro ed ora, in due, dei quattro presunti protagonisti sono finiti davanti ad un collegio di giudici. Martedì sono state sentiti diversi testimoni, tra cui le guardie giurate che si occuparono di trasportare i soldi da Pesaro a Forlì. Un tragitto la cui meta venne cambiata all’ultimo momento, perché a Forlì, quel giorno, c’era il mercato e il centro era difficilmente raggiungibile.

E allora quel miliardo venne portato ad una filiale di banca nella prima periferia. Un elemento, questo, che potrebbe andare a vantaggio dell’imputato forlivese, sostengono i suoi avvocati. La sua versione dei fatti, infatti, è ben diversa da quella portata avanti dall’accusa. Lui, con quella truffa non c’entra nulla, non conosceva nemmeno quelle persone.

Si era rivolte a lui e, fidandosi, le aveva solo “dirottate” alla banca, di cui conosceva bene i responsabili, ma una filiale valeva l’altra. Così ha sempre raccontato. E’ stato solo una pedina inconsapevole di ciò che altri, di cui due non sono mai stati identificati, avevano organizzato a sua insaputa.

Anzi, probabilmente doveva essere lui il “pollo da spennare”, avrebbe sostenuto

Ma andiamo per gradi. L’uomo, poco prima del raggiro, si era licenziato dall’istituto di credito, diverso da quello in questione, dove lavorava. In quel periodo, si erano presentate tre persone ben agghindate che si spacciavano per commercialisti e uomini d’affari. Non potendo più seguirli personalmente, li aveva presentati ad un collega, che dirigeva un altro istituto di credito cittadino.

E qui c’è stata la svolta. I complici raccontarono di avere una grossa vendita immobiliare in ballo.  Avrebbero guadagnato 14 miliardi, ma avevano bisogno di offrire una garanzia pari ad un miliardo prima di concludere l’affare. Il ruolo giocato dall’ex direttore di banca, inconsapevole secondo i difensori, complice secondo l’accusa, è stato fondamentale per convincere i responsabili del secondo istituto della buona fede ed affidabilità di quei personaggi sconosciuti.

Una vera “sceneggiata alla napoletana” che era riuscita a convincere un uomo di San Marino a prestare quel miliardo di lire mancante, con la garanzia che sarebbe stato depositato in un conto della banca. Ma di quell’ingente somma non rimasero che 5 milioni. Gli altri 995 milioni scomparvero nel nulla poche ore dopo la consegna ai fantomatici uomini d’affari. Prossima tappa l’11 marzo, per dare la parola agli ultimi testimoni e per la discussione.

lisa tormena

Processo per la ”stangata forlivese”, sentite le guardie giurateultima modifica: 2008-01-16T11:00:00+01:00da sagittario290