Siamo lieti che Pordenone si sia aggiunta alle altre città

Sabato 22 Ottobre 2011,

Ed: PORDENONE
Pagina: 6

Siamo lieti che Pordenone si sia aggiunta alle altre città

Matteo_Balestrero_Presidente_ASSIV.jpgPORDENONE – «Siamo lieti che Pordenone si sia aggiunta alle altre città che hanno finora avviato il protocollo “Mille occhi sulla città”, uno strumento che contribuirà ad aumentare il livello di sicurezza e che sottolinea il ruolo sociale della vigilanza privata e la sua prerogativa di sicurezza sussidiaria e complementare». Lo ha dichiarato Matteo Balestrero presidente dell’Assiv, l’associazione delle imprese di vigilanza privata aderente a Confindustria, in occasione della firma ieri in Prefettura, del protocollo d’intesa.

Nei giorni scorsi il presidente dell’Assiv ha inoltre chiesto al prefetto di Pordenone di convocare un tavolo di confronto così come previsto dalla circolare ministeriale con le istituzioni interessate in virtù delle peculiari competenze istituzionali.

Lo scopo del tavolo è di valutare che gli istituti di vigilanza, che svolgono funzioni complementari con quelle delle forze di polizia, abbiano i requisiti minimi di qualità e professionalità previsti dal decreto. Gli istituti operativi nella provincia di Pordenone sono attualmente 7 e occupano 133 guardie giurate.

Per il presidente dell’Assiv la funzione sussidiaria della vigilanza privata è stata indirettamente sottolineata anche dalle nuove norme sui requisiti professionali del settore entrate in vigore il 16 marzo scorso, che individua gli “obiettivi sensibili” come centrali, raffinerie, ospedali e uffici pubblici da sottoporre a vigilanza armata con guardie giurate se non vi provvedono già le forze dell’ordine.

Le province dove hanno provveduto ad attivare il protocollo d’intesa “Mille occhi sulla città” sono già una ventina.

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CORTEI, OGGI SCATTA IL GIRO DI VITE MA SULLA FIDEHJUSSIONE…


Da “GIORNO/RESTO/NAZIONE” di giovedì 20 ottobre 2011

CORTEI, OGGI SCATTA IL GIRO DI VITE MA SULLA FIDEHJUSSIONE E’ BUFERA

normal_Manifestazione%20della%20sinistra%20a%20Roma_%2020%20ottobre%202007%20(246).jpgCortei, oggi scatta il giro di vite Ma sulla fidejussione è bufera L`opposizione: pagare e follia. I prefetti toscani: usiamo i vigilantes Da sinistra e dai sindacati arriva un coro di no alle proposte avanzate dal ministro dell`Interno Roberto Maroni.

Oggi deciderà il consiglio dei ministri Bruno Ruggiero ROMA «DOBBIAMO parlarne in Consiglio dei ministri». Così il premier Berlusconi rispondeva laconicamente ai giornalisti che ieri gli chiedevano notizie sulle proposte in materia di sicurezza, abbozzate martedì dal ministro dell`Interno Maroni riferendo al Senato sugli scontri di sabato scorso a Roma innescati dai soliti black bloc. Oggi, nella riunione del governo, le anticipazioni dovrebbero concretizzarsi in misure. E intanto, dal centro e dalla periferia, fioccano i distinguo della politica, le richieste degli apparati e le proteste degli organizzatori di manifestazioni sempre più a rischio-divieto.

In particolare, al sindaco della capitale, Gianni Alemanno, che definisce «interessanti» le proposte di Maroni e rivendica la «moratoria» delle manifestazioni nel cuore di Roma, replica il segretario della Fiom, Maurizio Landini, sotto pressione per lo stop imposto dalla Questura al corteo nazionale previsto per domani.

«Rinunciamo al corteo, è un atto di grande responsabilità», premette il leader delle tute blu. Dopodiché l`accordo è stato trovato per un sit-in in piazza del Popolo.

PER L`EX PRESIDENTE della Camera Luciano Violante, uno che se ne intende di sicurezza e dintorni, «come negli anni`70, serve l`intelligenza non la repressione fine a se stessa». Quindi no ai fermi preventivi, «che sono misure incostituzionali».

Invece, aggiunge l`ex giudice torinese, «possono certamente applicarsi anche a questi casi le misure già previste per gli stadi, come il Daspo e l`arresto in flagranza differita, con i dovuti aggiustamenti».

Quanto alle cosiddette garanzie patrimoniali per organizzare un corteo, cioé le fidejussioni a copertura degli eventuali danni, Violante osserva critico che «porterebbero disoccupati e studenti a non poter più esercitare un diritto». Una stroncatura condivisa dal leader dell`Idv Antonio Di Pietro, che pure è un sostenitore del giro di vite.

Per la leader della Cgil, Susanna Camusso, «la fidejussione diventa il principio per cui nessun soggetto può più manifestare, una modalità impeditiva che fomenta problemi e non dà soluzioni».

E DI RIFLESSI patrimoniali dell`emergenza ordine pubblico, in fondo, si sono occupati anche i prefetti della Toscana, riuniti ieri a Pistoia per un vertice su temi regionali di interesse generale. «Alla luce dei recenti fatti di Roma – hanno spiegato brevemente in una pausa dei lavori – si è quindi parlato del progetto `mille occhi sulla città`, che vedrebbe il coinvolgimento degli istituti privati di vigilanza, ad affiancare l`opera delle forze dell`ordine». Vigilantes in funzione antisaccheggio o riedizione delle ronde? Tutto da precisare e da ponderare, se non altro alla luce del rapporto costibenefici.

IL PRESIDENTE dei Senato, Renato Schifani: «Non ci si può dividere sulle misure che contrastano questi fenomeni. Collaborino tutti i partiti» Domani sit-in delle tute blu Alemanno concede piazza del Popolo alla Fiom Spagna Danni a carico degli organizzatori I DETTAGLI della manifestazione, in Spagna, devono essere comunicati alla polizia in anticipo. Durante i cortei gli agenti possono disperdere i manifestanti se il percorso non è quello previsto o se vengono indossati nel corteo divise paramilitari.

In caso di danni a cose o persone la legge spagnola obbliga gli organizzatori a risarcire le vittime, a meno che questi non dimostrino di aver fatto tutto il possibile per impedirlo. Non è previsto comunque alcun obbligo di fidejussione preventiva per coprire le spese degli eventuali danni.

Germania Coprirsi il volto vietato da una legge del 1985 IL DIRITTO di dimostrare è sancito dall`articolo 8 della Costituzione, naturalmente, senza ricorso alla violenza. Chi ferisce un poliziotto rischia fino a 5 anni di carcere. Ma è lecito, ad esempio, sedersi su una linea ferroviaria per bloccare il passaggio di un treno carico di scorie radioattive.

O si può impedire con sit-in la costruzione della nuova stazione di Stoccarda. In questo caso si è però giunti a scontri, su cui indaga la magistratura.

La libertà di manifestare è garantita anche ai movimenti neonazisti. Dal 1985, è stato vietato di partecipare a una dimostrazione con il volto mascherato o con un casco da motociclista.

Alle forze di polizia non è consentito di bloccare una manifestazione senza lasciare una via di ritirata ai dimostranti.

Francia Pregiudicati, arresto preventivo LA POLIZIA può disperdere con la forza qualsiasi riunione di persone in strada, suscettibile di turbare l`ordine pubblico. Chi oppone resistenza rischia una pena da 6 mesi a un anno di carcere; la pena sale a 3 anni se il trasgressore è armato, e a 7 se si tratta di più persone armate. L`oltraggio nei confronti delle forze di polizia è punito con 6 mesi di prigione.

La pena per i danni provocati è stabilita di volta in volta dal giudice. L`offesa all`inno e alla bandiera sono passibili di 7.500 euro di multa e di 6 mesi di carcere se il vilipendio è espresso da diverse persone riunite.

Una legge del giugno 2009 consente di punire con l`arresto immediato e una multa di 1.500 euro chiunque dissimuli il viso. Arresti preventivi di manifestanti che hanno già avuto problemi con la giustizia sono autorizzati alla vigilia di manifestazioni a rischio.

Inghilterra Per i teppisti schedature immediate ARRESTI immediati, schedature e carcere fino a 18 mesi. Sono alcuni degli strumenti della Met Police di Londra per regolare il confronto con gli elementi più caldi della protesta globale anti-capitalista. Dopo i riots estivi ora, per ogni manifestazione, un generoso numero di bobbies viene piazzato in allerta.

Alle prime avvisaglie di agitazione, si passa subito alla tattica chiamata `kettling`, ovvero il contenimento degli elementi più turbolenti, che può durare anche diverse ore. Poi si passa agli arresti in caso di violenza estrema, che vengono seguiti da processi immediati, dove gli incriminati vengono schedati. La schedatura permette soprattutto il controllo degli individui più pericolosi in manifestazioni future.

http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=70173657

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Generalmente, quando non bene accetti i giornalisti vengono cacciati

Venerdì 14 Ottobre 2011,

Ed: VENEZIA
Pagina: 16

Generalmente, quando non bene accetti i giornalisti vengono cacciati fuori.

18318709.jpgIeri davanti i cancelli della Raffineria sono stati cacciati dentro. A forza, spinti dai lavoratori che li volevano a seguire l’assemblea con le forze politiche del territorio. Questa la cronaca. L’assemblea cominciava alle 9.30, e tutti sono stati lasciati entrare. Rappresentanti politici, addetti stampa, delegati sindacali di tutte le sigle, chiunque giustificava la presenza lì per l’assemblea non veniva fermato. I giornalisti no: seguendo le indicazioni impartite, le guardie giurate e gli addetti alla sicurezza hanno stoppato l’accesso agli operatori della stampa. Man mano che sono arrivati politici e sindacalisti, informati della situazione, hanno iniziato il pressing su Eni per consentire l’accesso agli operatori della comunicazione. Risultato zero; lo stesso sindaco Orsoni ha chiamato il responsabile della comunicazione Bellodi per avere lumi, ma niente da fare. Per i lavoratori è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ed urlando invettive contro l’azienda è stato un attimo. Usciti dalla sala mensa dov’erano riuniti, alle 10.30 circa, una trentina di operai si sono abbracciati tutt’attorno ai giornalisti fuori i cancelli, sospingendoli all’interno fin dentro la sala mensa, travolgendo a forza il cordone di sicurezza blocca stampa fatto dai vigilantes. «Venerdì 30 settembre un altro episodio – dice la Rsu – è stata oscurata la rassegna stampa interna di tutti i giornali locali con gli articoli sulla manifestazione della Raffineria, per impedire ai lavoratori Eni di tutta Italia di seguire la vicenda, facendo probabilmente pensare così che la normalità fosse ritornata». (a.cic.)

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Maxifurto in azienda via tonnellate di rame

Martedì 4 Ottobre 2011,

Ed: PADOVA
Pagina: 22

BAGNOLI DI SOPRA Trafugati da banda di specialisti 5mila chili di “oro rosso”. Indagini dei Cc

Maxifurto in azienda via tonnellate di rame

Alessandro Mantovani

2026.jpgStavolta non sono stati i soliti sbandati predoni di rame. È stata una banda di cinque professionisti ad introdursi nella notte tra sabato e domenica alla Elecab di Viale Industria 7, a Bagnoli, e razziare 5 tonnellate di rame. Materiale confezionato in cavi che si trovava all’interno del magazzino. Ora è vuoto e lo stabilimento, che occupa 10 persone su 3 turni di lavoro, dovrà restare fermo una quindicina di giorni. Tutta l’azione è stata ripresa dalle telecamere di sicurezza a infrarossi, ma le immagini sembra siano a bassa risoluzione e i malviventi, che hanno agito a volto scoperto, avevano girato quelle più vicine e utili a riprenderli. Per portare a termine il colpo, iniziato intorno alle 21, la banda si è impossessata di un camion dotato di gru di un’azienda di costruzioni confinante con la Elecab. Con il mezzo hanno sfondato il muro di recinzione tra le due ditte e lo hanno posizionato sul retro dell’azienda, in modo che non fosse visibile dalla strada. All’interno sono poi entrati rompendo una finestra e da una porticina hanno fatto rotolare fuori, con molta maestria, le pesanti e delicate bobine di rame che hanno caricato sul camion col quale sono anche scappati intorno alle 3 di notte. Elacab è dotata di un sistema di allarme collegato alla centrale operativa di una ditta di vigilanza. Anche coi Carabinieri, dice il titolare Nicola Weisz, ma la circostanza non è confermata dalla Compagnia Carabinieri di Abano che la mattinata seguente hanno fatto i rilievi. L’allarme è scattato una trentina di volte mentre i ladri erano all’opera. I vigilantes sono anche andati alla Elecab ma avevano l’ordine di non entrare all’interno per intrusioni temporanee come quelle di un volatile, Forse a conoscenza di questo dettaglio i cinque all’arrivo dei controlli si appiattivano ventre a terra e si muovevano strisciando a carponi come incursori militari. Di fatto erano invisibili dalla strada. »Siamo assicurati ma sono arrabbiato, abbiamo investito in sistemi di sicurezza, e una trentina di allarmi in poco tempo non possono essere scambiati per l’intrusione temporanea di un’uccello – afferma Nicola Weisz, titolare di Elecab – valuteremo se agire legalmente. Abbiamo avuto una crescita del 200% e pensavano di investire ma in Italia non si può più fare».

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Dopo il raid nelle aziende la fuga in monopattino

Domenica 2 Ottobre 2011,

Ed: PORDENONE
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Dopo il raid nelle aziende la fuga in monopattino

In cella i due romeni fermati dai carabinieri a Tamai: 55 mila euro di bottino
Le telecamere mostrano il più giovane mentre corre con il giocattolo di un bambino

2183.jpg2174.jpgQuattro ore passate a rubare nella zona industriale di Tamai. Senza fretta, senza temere l’arrivo dei vigilantes, concedendosi il lusso di rimanere ben 12 minuti all’interno di un capannone in cui era scattato l’allarme, uscire con il monopattino del figlio del proprietario e usarlo per raggiungere un vicino container per rifiuti, dove si sono riparati per scassinare una cassetta di sicurezza portatile. Questo mostrano le telecamere dell’azienda. In 12 minuti Marian Arhire, 25 anni, disoccupato senza domicilio e Cristinel Tudor, 36, anche lui romeno con residenza ad Arcella (Padova) hanno “incassato” 7 mila euro. Il raid tra viale Europa e via Zanussi, sette aziende visitate, alla fine di euro ne ha fruttati 55 mila. Circa la metà è stata recuperata dai carabinieri della Compagnia di Sacile. Il resto del denaro era già stato spartito. Questo fa pensare alla presenza di altri complici, probabilmente i coordinatori della banda, il cui covo potrebbe essere nel Padovano 

I due, catturati dopo tre ore di ricerche organizzate con unità cinofile ed elicottero, sono sottoposti a fermo di pg per furto aggravato. Il pm Monica Carraturo ha ottenuto ieri dal gip Alberto Rossi la convalida del fermo e la misura cautelare in carcere. Entrambi senza precedenti, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. 

La cattura dei due romeni non è casuale. La sera prima dei furti un’aliquota del Radiomobile di Sacile aveva notato un furgone Opel Vivaro parcheggiato alla periferia di Tamai: in passato altre bande usavano quel punto per nascondere i propri mezzi e poi entrare in azione a piedi. Hanno monitorato la zona per due notti. Il 28 settembre il raid: El.Me., Actifond, Gammaplast, Union srl, Elettrica Maronese e la ditta di rappresentanza Franco le ditte che si ritroveranno con gli uffici a soqquadro, le cassaforti aperte o i distributori automatici di bevande scassinati. In un caso, con grande calma, i ladri hanno aperto tutte le buste conservate in un forziere, finchè si sono ritrovati in mano la chiave di un’altra cassaforte: dentro c’erano 42 mila euro. 

Il raid è durato fino alle 4 del mattino. A quell’ora i carabinieri hanno notato due persone vestite di scuro che tornavano verso il furgone sospetto. Ma i due riusciranno a farla franca. Verranno notati più tardi (hanno dormito qualche ora in un capannone, dove si sono cambiati vestiti). Tudor verrà bloccato alla bretella di Sacile Est, Arhire dopo tre ore di ricerche, nascosto sotto massi e ramaglie. Poco distante i carabinieri hanno recuperato dei vestiti di colore scuro e due ricetrasmittenti, probabilmente usate per tenersi in contatto con chi faceva da “palo”. La sezione Rilievi del Nucleo investigativo, oltre agli elementi emersi nei sopralluoghi, ha avuto a disposizione nel giro di 24 ore il profilo genetico trovato negli indumenti sequestrati. Coinciderebbe con quello dei fermati. Si cerca ora di capire se ai due si possano attribuire anche i sei furti commessi la notte prima nella zona industriale di Azzano.

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Dopo il raid nelle aziende la fuga in monopattinoultima modifica: 2011-10-03T10:45:00+02:00da sagittario290

Turista stuprata, sei anni

Venerdì 30 Settembre 2011,

Ed: UDINE
Pagina: 5

VIOLENZA SESSUALE Due imputati per l’episodio di 11 anni fa ad Aprilia

Turista stuprata, sei anni

Condanna inasprita in Appello: il fatto avvenne davanti al figlio

3957.jpgViolentarono una turista svizzera davanti agli occhi del figlio minore e di tre amichetti, nell’agosto 2000, sulla piazzetta di Aprilia Marittima. Agirono con l’aggravante della crudeltà.     

Lo ha stabilito in questi giorni la Corte d’Appello di Trieste, presieduta dal giudice Pier Valerio Reinotti, appesantendo di un anno la condanna inflitta ai due imputati, Luciano Cinello e Orazio Paschetto, 35 anni, in primo grado. Nel 2004 il Tribunale di Udine condannò i due a 5 anni di reclusione, ma non riconobbe l’aggravante della crudeltà sostenuta dal pm Monica Biasutti, che aveva chiesto condanne a 7 anni e mezzo. Le difese degli imputati fecero appello, il pm Biasutti contrappellò a Trieste, insistendo per il riconoscimento dell’aggravante. Istanza a cui la parte civile, tutelata dall’avvocato Anna Maria Cassina, aderì. Ora, 11 anni e due gradi di giudizio dopo, la decisione della Corte d’Appello che ha condannato i due a 6 anni di reclusione ciascuno. Un anno in più rispetto alla pena precedente, nonostante sia stato dichiarato prescritto il reato di atti osceni, per cui in primo grado vennero condannati a 2 mesi. Effetto della aggravante della crudeltà riconosciuta anche se nell’udienza di discussione, martedì, la Procura generale non l’aveva invocata, chiedendo la conferma della sentenza di primo grado. Scontate le richieste di assoluzione delle difese dei due imputati, che già in primo grado avevano proclamato la loro innocenza e che ora probabilmente penseranno a un ricorso in cassazione. Il rapporto sessuale ci fu, ma sarebbe stato consenziente, secondo loro; la turista avrebbe parlato di violenza solo dopo che una guardia giurata li notò in piazza. Neppure la Procura generale, però, ha aderito alla tesi dell’aggravante della crudeltà sostenuta dal pm di primo grado e ha chiesto la conferma della condanna di primo grado.    

Soddisfatta, per l’importante aggravamento di pena, la difesa della turista svizzera che ora intenterà una causa civile per la quantificazione dei danni. Già il Tribunale di Udine aveva condannato i due a risarcire alla vittima i danni, da quantificare in altro giudizio, ma con una provvisionale già fissata di 25 mila euro.

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Turista stuprata, sei anniultima modifica: 2011-10-01T10:45:00+02:00da sagittario290