Bio Ecoagrim: la procura va in Cassazione

 

Cronaca

20 febbraio 2011 – Ore: 15.54

Bio Ecoagrim: la procura va in Cassazione

20022011_1554_02.jpgE’ un po’ come chiedere all’oste se il suo vino è buono, ma è pur sempre legittimo per il personale di un’azienda difenderla in ogni modo, anche perché con il passare del tempo, nel caso della Bio Ecoagrim, il destino sembra legato a filo doppio tra operai e proprietà.

E così i 40 lavoratori dello stabilimento di contrada Ripatetta hanno scritto al prefetto Antonio Nunziante, dopo che a settembre scorso si erano costituiti in un comitato denominato “Lucera Sviluppo Lavoro” e con a capo il dipendente Giovanni Petrella.

Nelle lettera si sono detti “preoccupati” di perdere il loro posto di lavoro, per cui hanno chiesto al commissario di governo “un suo intervento risolutivo ad una vicenda che, se non approfondita, rischia di far perdere a molte famiglie l’unica fonte di reddito”.

La tesi portata avanti coincide praticamente con quella della famiglia Montagano che detiene la Bio Ecoagrim, vale a dire quella di sentirsi perseguitati, anzi, secondo i dipendenti, “bersaglio di comitati cittadini e media che lamentano odori sgradevoli tanto che sia nel 2007 che il 27 dicembre 2010 il Giudice per le Indagini Preliminari di Lucera ha disposto il sequestro preventivo dell’azienda successivamente dissequestrata, in entrambi i casi, dal Tribunale del Riesame di Foggia”.

Ora la procura, però, ha fatto ricorso in Cassazione, prospettando la possibilità di andare oltre i rilievi tecnici e di produrre prove testimoniali sulle emissioni olfattive, mentre il provvedimento dei giudici aveva attestato la regolarità dell’operato dell’azienda perché munita delle opportune autorizzazioni. La questione, quindi, è tutt’altro che chiusa, e l’appendice romana viene vista dai lavoratori come un nuovo pericolo, indicativo anche di una possibile mancanza di serenità da parte dell’operato della magistratura, visto che in un passaggio della missiva si parla di “Istituzioni che si adoperano e si spandono per denigrare l’azienda”.

“Perché c’è tanto accanimento nei confronti di un’azienda che è ubicata inoltre in un’area destinata, secondo il piano regolatore del Comune di Lucera, proprio agli stabilimenti ed impianti industriali in genere, anche di natura insalubre? – si sono chiesti i dipendenti – Che fine faremo noi lavoratori se la Cassazione dovesse accogliere il ricorso della Procura?”.

Petrella nella sua lunga lettera si serve in un certo senso delle loro famiglie, con le loro eventuali difficoltà economiche derivanti dalla chiusura dell’industria, come scudo principale verso drastiche decisioni, attaccando gli “infausti persecutori”, sia mediatici che personali come Antonio Tutolo che aveva denunciato in piazza l’emissione di odori insopportabili. Al prefetto vengono annunciate querele, supportate dal fatto che durante il periodo di sequestro della Bio Ecoagrim in città siano stati avvertiti ugualmente olezzi molesti, associabili più a frantoi che al compost dello stabilimento che in quel momento era fermo. E proprio in quei giorni, con la produzione bloccata, un istituto di vigilanza, tramite i nasi delle guardie giurate incaricate, ha certificato la presenza di odori “provenienti dai frantoi della zona”, senza indicarne alcuno e pur riconoscendo che si trattava “di odore similare a quello del compost prodotto dall’azienda Bio Ecoagrim”. Inoltre il Laboratorio Olfattometria Dinamica di Udine l’11 gennaio ha effettuato un’indagine in cui non ha rilevato problemi particolari, ma auto definita “parziale”, poiché realizzata fuori dal cancello della ditta in quel momento sequestrata e quindi con la produzione ferma.

Qualche ammissione, in realtà c’è, quando nella stessa lettera viene riportato che “è vero che l’azienda nell’ambito della propria zona di produzione produce un odore caratteristico del concime organico detto compost, così come è vero che forse, a volte, potrebbe essere stato trasferito da venti nelle zone limitrofe”.

Un’altra questione sollevata dal comitato-azienda è quella della grande ricettività di umido assicurata al territorio, in quanto unico sito di compostaggio della provincia, con il rischio che potrebbe essere interrotta con ripercussioni sullo smaltimento delle aziende alimentari della zona e degli stessi comuni che hanno avviato la raccolta, tra cui proprio quello di Lucera.

“Chiediamo al Prefetto – ha concluso Giovanni Petrella – di intervenire contro chiunque per ingiuria e accanimento promuova qualsiasi azione di sabotaggio contro la nostra azienda con la persecuzione, come previsto dalla legge, dei patrocinatori e chiediamo di sollecitare gli Enti competenti a promuovere una legificazione di parametri e norme che regolino, come accade in altre Regioni, l’emissione di odori di produzione così da uniformare tutte le aziende della Capitanata e della Regione senza discriminazione alcuna, affinché in futuro non si ripetano questi inconvenienti che pesano come una spada di Damocle sul futuro nostro e delle nostre famiglie, ma anche sul futuro del territorio”. (Luceraweb)

r.z.

Bio Ecoagrim: la procura va in Cassazioneultima modifica: 2011-02-21T11:00:00+01:00da sagittario290