Svelati gli anni della faida a Castellammare

Cronaca

20/02/2011

Svelati gli anni della faida a Castellammare

IMG_6847[0]_Public_Notizie_270_500_3.jpgCASTELLAMMARE – 20/02/2011 – Erano rimasti loro, ancora in libertà, a gestire gli affari: racket estorsivo ai negozi e alle aziende della città, traffico di droga, commissione di omicidi, rapine e furti per finanziare le tasche del clan. Tutti reati tenuti insieme da un unico comune denominatore, che nel codice penale è indicato con il numero 416 bis, ovvero associazione a delinquere di stampo camorristico. Una libertà a tempo quella dei nuovi boss, visto che la Dda di Napoli li teneva sotto controllo già da diversi mesi. Ma in queste ultime ore è successo qualcosa di strano e di inatteso. E così il procuratore capo dell’antimafia napoletana, Giandomenico Lepore (su segnalazione dei tre sostituti Rosario Cantelmo, Claudio Siragusa e Pierpaolo Filippelli, titolari della maxi-inchiesta a carico dei D’Alessandro nei tre filoni che riguardano l’omicidio Tommasino), ha firmato le richieste di arresti per dodici persone, tutte ritenute – a vario titolo – affiliate al clan D’Alessandro. Lunedì, massimo martedì la convalida del gip del tribunale di Napoli, competente per materia. Secondo i magistrati inquirenti, c’era il serio pericolo che più di un indagato potesse rendersi latitante e inquinare le prove: immediata dunque l’esecuzione del decreto di fermo da parte dei poliziotti del commissariato stabiese (coordinati dal primo dirigente Andrea Curtale e dal vice questore aggiunto Stefania Grasso), in stretta collaborazione con gli agenti della squadra mobile di Napoli. A finire in manette l’attuale reggente del clan scanzanese, Beniamino Pasqua, 42 anni e un’altra decina di affiliati, tra cui Francesco Belviso, 51 anni, padre di Salvatore Belviso, quest’ultimo già a processo in Corte d’Assise con l’accusa di aver assassinato (insieme ad altri tre) il consigliere del Pd, Gino Tommasino, il 4 febbraio del 2009. Ed è proprio da questa data che comincia una lunga fase investigativa, condotta dalla squadra giudiziaria del commissariato stabiese, diretta da Alberto Berrino: le intercettazioni svelano inquietanti retroscena, legati anche ad altri omicidi di camorra, come quello del parcheggiatore abusivo Antonio Scotognella, avvenuto il 29 giugno dello stesso anno, colpevole solo di non aver corrisposto la quotidiana ‘mazzetta’ al clan dai proventi del suo lavoro illegale di guardamacchine davanti agli stabilimenti balneari di Pozzano: per quell’omicidio la Dda ha ordinato l’arresto – eseguito ieri mattina all’alba – di Vincenzo Tramparulo, 22 anni e di Giuseppe Esposito, 40 anni, ritenuti gli esecutori materiali del delitto.

Quello dei parcheggi abusivi resta uno dei più prolifici settori di interesse della cosca, controllato – come testimoniano le indagini – proprio da Salvatore Belviso, cugino di Vincenzo D’Alessandro, capoclan scanzanese fino all’agosto del 2009, quando fu catturato a Rende. Proprio dopo la cattura del boss D’Alessandro, furono messi sotto inchiesta altre due persone, coinvolte ieri nel blitz: si tratta del presunto factotum di D’Alessandro, Giuseppe Boccia, 32 anni, detto Peppe ‘o negrone (o Peppe Grillo) e Francesco Basile, 32 anni, arrestato a Montalto Uffugo in provincia di Cosenza, l’uomo che favorì latitanza di D’Alessandro in Calabria. In cella sono finiti anche due napoletani, padre e figlio: Eduardo e Alfredo Mantice, rispettivamente di 45 e 21 anni, affittuari del casolare di Pian del Castagnaio, la residenza toscana dove uno dei killer di Tommasino, l’attuale pentito Raffaele Polito, si rifugiò dopo il delitto. In cella anche altri elementi legati al clan, tra cui due rapinatori, Giuseppe Catello Mosca, 21 anni (figlio di Lilino Mosca, fratello di Sergio e deceduto diversi anni fa) e Giuseppe Vuolo, già in manette insieme a Salvatore Belviso nel 2009. Solo per questi ultimi, la Dda esclude il coinvolgimento in un pieno contesto associativo, pur contestando ad entrambi la cosiddetta aggravante della metodologia mafiosa dell’articolo 7 del codice penale. La coppia si rese protagonista di due rapine, una alla gioielleria Di Somma, l’altra ad un furgone portavalori dopo il sequestro dell’autista. A completare a lista degli indagati Giuseppe Bellarosa, 21 anni e Vincenzo Gargiulo, 25 anni, giovani leve scanzanesi sul versante delle estorsioni.

ROCCO TRAISCI

Svelati gli anni della faida a Castellammareultima modifica: 2011-02-21T10:45:00+01:00da sagittario290