Treni pieni, vigilantes armati per mettere in riga i pendolari

(27 marzo 2009)

Treni pieni, vigilantes armati
per mettere in riga i pendolari

Ronde di Atm contro i passeggeri che non si arrendono ad aspettare il convoglio successivo. L’inefficienza della circolazione si riduce così a questione di ordine pubblico

di Sandro De Riccardis

2451151.jpgCon i passeggeri in bilico sull’ultimo centimetro di vagone e la folla che preme dalla banchina per spingerli ancora più dentro, il vigilante di Atm va avanti e indietro lungo il treno strapieno, dribbla i passeggeri in attesa, si avvicina alle porte che non si chiudono e tenta di respingere la calca inferocita. «Ehi capo! Allontanati dalla porta. Non c’è più posto!», urla da una parte all’ altra delle gallerie. Lambrate, tra le 7 e le 9 di mattina, lungo la linea verde verso il centro, è un imbuto di pendolari e scolaresche, di trolley, ventiquattrore e passeggini.

È qui e in un’altra decina di stazioni tra Cascina Gobba e Cadorna che l’inefficienza di Atm si trasforma in questione di ordine pubblico. Con l’attesa interminabile di un convoglio ospitale, dopo che per tre, quattro, cinque volte si cerca di salire a bordo ma si resta invischiati nella folla. In questo magma umano si muovono i piccoli Rambo di Atm, sparsi nelle stazioni più critiche nelle ore di punta. In divisa blu, scarpe pesanti, pistola bene in vista nella fondina, camminata larga e sguardo torvo. A chi protesta, fa resistenza, basta uno sguardo più torvo del solito. A chi non ne riconosce l’autorità e si lamenta degli stop di decine di minuti, che vuole per forza trovare un posto sul prossimo treno, ecco che l’ agente Atm tira fuori il portafoglio. Sottolinea con un dito la scritta “pubblico ufficiale” e ti sbatte in faccia distintivo e placca d’oro neanche fosse l’ispettore Challagan. «Ora sali con me, ti facciamo identificare» e si porta via il tuo documento.

«Dopo quello che è successo due giorni fa, con le aggressioni ai macchinisti da parte di passeggeri esasperati — racconta un autista al lavoro su una delle linee più calde della città — si è capito che in caso di incolumità fisica il conducente può decidere di bloccare il servizio, e allora ecco che si è scelta la linea dura». Così la squadra di circa 40 agenti del settore “Sorveglianza e assistenza patrimonio aziendale”, uffici in via Monterosa, ha lasciato i suoi classici campi di battaglia per fronteggiare i pendolari. Dal presidio delle rimesse e dei depositi, dal pattugliamento contro i writers per difendere i Meneghino appena arrivati, dalla caccia ai venditori abusivi e ai portoghesi su autobus e tram, sono finiti qui, a fare le ronde contro l’assalto di chi rimane a terra.

«Invece di mettere più treni, mandano le guardie giurate — protesta una signora che aspetta il quarto treno per Cadorna — E intanto non c’è nessuno che dia informazioni. Guardi sulla direzione opposta: passano più treni, tutti vuoti. Basterebbe organizzarsi meglio». Poi passa un controllore: «Abbiamo la speranza di partire?», chiedono ironici dei ragazzi. Per risposta vedono due braccia che si allargano in segno di resa. L’altoparlante ripete di nuovo il solito, beffardo, ritornello: «A treno completo non insistere. Altro convoglio in arrivo». Quando arriva, il vigilante di Lambrate deve di nuovo lanciarsi tra la folla. Parte paziente, come se dovesse dare miti consigli, finisce a un passo dalla rissa con un passeggero.

«Non è quello il loro lavoro — spiega una voce interna all’azienda — Un tempo erano autisti, poi hanno perso il posto di guida per problemi fisici, usura, comunque perché giudicati inidonei alla guida. Dopo un corso, sono stati spediti a fare sicurezza. Dotati anche di quella pistola che, Dio non voglia, un giorno si troveranno tra le mani». Senza esperienza. Perché prima la sicurezza era appaltata a società esterne, poi si è tornati all’o rigine con la creazione di una nuova divisione interna. «Ma un conto è intervenire contro i venditori senegalesi di borsette false, altra storia è interagire coi cittadini». Eppure un progetto di Atm per un servizio di veri tutor — come da qualche tempo fa Trenitalia in Centrale — c’era. Naufragato nei tagli al personale. Stravolto con le sforbiciate al bilancio.

«Serviva proprio per situazioni di questo tipo, quando l’i nformazione è fondamentale — ricorda un’altra memoria storica di Atm — Per intervenire nei modi giusti verso passeggeri arrabbiati, in casi di presenze moleste o, appunto, normali informazioni». Il gruppo di tutor è stato istituito, poi è confluito nelle squadre Vtv (Validità titoli di viaggio), cioè a fare i controllori sui mezzi. «Erano tutte donne. Ultraquarantenni. Stanche e, anche loro, esasperate. Se le immagina in questo delirio di rabbia e proteste?».

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