La rabbia “Licenziate i furbetti”. Sotto inchiesta anche guardia giurata: amoreggiava in ufficio

Attualità

24/11/2017

Assenteismo in Consiglio Regionale

La rabbia “Licenziate i furbetti”. Sotto inchiesta anche guardia giurata: amoreggiava in ufficio

Tra i sette indagati per truffa ai danni dello Stato dell’inchiesta della Mobile coordinata dal pm D’Angelo anche una guardia giurata che in un mese avrebbe sottratto alcune decine di minuti al suo lavoro per appartarsi con un’altra persona in un ufficio “chiuso a chiave”. Inoltre, emergono i primi particolari dell’inchiesta: due dei tre indagati sono dipendenti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, un’altra persona lavorava invece con Salvatore Micone. Nei guai pure un collaboratore di Pippo Sabusco. Mentre i legali difensori valutano le contromosse come la visione dei filmati e la verifica dei permessi di uscita dal palazzo, l’ennesimo caso di assenteismo ha suscitato indignazione tra i molisani: «I responsabili dovrebbero pagarla cara ed essere licenziati in tronco. Ci sono tante persone che vorrebbero un lavoro…».

Campobasso. Il processo è già iniziato. Ovviamente non quello in Tribunale. Ma per strada, al bar e sui social non si parla d’altro da ieri, ossia da quando è scoppiata la ‘bomba’ sull’assenteismo in Consiglio regionale. Un mix di rabbia, indignazione, un senso di frustrazione e quasi voglia di vendetta ancora prima di conoscere l’esito della giustizia. «Quelle persone vanno licenziate»: sono in tanti a chiedere sanzioni durissime nei confronti delle sette persone iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Campobasso.

In particolare, tra i numerosi episodi accertati dalla Mobile su incarico del pm Nicola D’Angelo nell’ambito dell’inchiesta sull’assenteismo in Consiglio regionale, uno più degli altri sta facendo parlare la città, e non solo. Si riferisce a una guardia giurata che, sempre secondo le risultanze della inchiesta che nell’arco di un mese ha passato “al microscopio” il fenomeno dei cartellini timbrati da dipendenti che facevano tutt’altro – come shopping, palestra o ‘capatine’ a casa -avrebbe sottratto qualche decina di minuti al suo incarico di presidio dell’ingresso dell’edificio di via IV Novembre. Poco tempo in realtà, almeno rispetto ad altri indagati che al contrario si sarebbero assentati per 30 o anche 50 ore, e questo solo nell’arco di 30 giorni. Ma abbastanza per le chiacchiere e anche l’indignazione di un territorio dove il lavoro è la vera e principale emergenza.

La guardia giurata infatti – si legge chiaramente dalle “carte” – avrebbe mollato il suo posto di presidio per appartarsi, in due diverse circostanze, con un’altra persona in un ufficio adiacente. Un ufficio opportunamente chiuso a chiave. Una precisazione: amoreggiare non è certo un reato, ma farlo durante l’orario di lavoro, a maggior ragione durante un lavoro delicato come il controllo del Consiglio regionale del Molise, può diventare molto rischioso e suscitare – comprensibilmente – oltre al chiacchiericcio accompagnato dalla solita caccia al nome, anche una bella dose di indignazione generale. «Mentre ci sono migliaia di giovani disoccupati, che disperatamente cercano un posto pur di restare nella loro città, ci sono persone che sfidano la loro buona sorte per andare a sbaciucchiarsi su una scrivania? Non poteva scegliere un altro momento?» Più o meno questo, edulcorato dalle esagerazioni linguistiche, il commento più gettonato.

La guardia giurata infatti rischia ora il licenziamento ai sensi del decreto Madia, che prevede la possibilità per le pubbliche amministrazioni di mandare a casa i dipendenti infedeli anche prima della condanna passata in giudicato.

Sono sette gli indagati di una inchiesta che scotta, mentre per altri le posizioni sono state già archiviate e non sono arrivate alla fase delle conclusione delle indagini preliminari. Sette, che hanno un contratto a tempo indeterminato e che ricoprono ruoli importanti, di collaborazione con consiglieri regionali e addirittura con il presidente del Consiglio Vincenzo Cotugno. Coinvolta anche una collaboratrice di Salvatore Micone, il cui nome è già finito in un’altra inchiesta proprio per i presunti favoritismi a una collaboratrice, quella sugli uffici di collocamento.

Nel mirino infine pure un collaboratore di Pippo Sabusco. Intanto i difensori degli indagati stanno preparando le prossime mosse per scagionare i propri assistiti. Tre dei sette ‘furbetti’ si sono rivolti all’avvocato Mariano Prencipe. Uno di loro non lavora più in Consiglio regionale, mentre gli altri due hanno un contratto a tempo indeterminato. «Dall’atto che ci hanno notificato, l’avviso di conclusione delle indagini, mi sembra che la posizione dei due dipendenti a tempo indeterminato sia molto più leggera e sembrano, in prima battuta, anche essere delle condotte giustificabili», la prima puntualizzazione del legale. Che al tempo stesso aggiunge: «Voglio leggere anche gli atti del pubblico ministero e capire quali possono essere gli elementi a supporto di questa accusa. So che ci sono delle riprese, non riesco a capire se ci sono stati dei pedinamenti oppure no, perché dai capi di imputazione non emerge dove sarebbero andati questi dipendenti. Ad ogni modo la posizione dei due dipendenti a tempo indeterminato mi sembra giustificabile, più leggera e anche dal punto di vista economico mi sembra irrisoria».

E poi c’è un altro elemento che potrebbe essere dirimente: «Tutti gli episodi comporterebbero un danno arrecato alla pubblica amministrazione di circa 100 euro, quando invece c’è una giurisprudenza che dice che l’entità del danno dovuto all’assenteismo deve essere economicamente apprezzabile».

L’analisi dei fotogrammi e la verifica dei permessi di lavoro: si poggerà su questi due tasti la difesa dell’avvocato Gianfederico Cecanese. A lui si sono rivolte due delle persone indagate. «Avendo preso visione del fascicolo nel quale sono contenuti dei fotogrammi che sono espressioni dirette di video riprese, adesso bisogna verificare se le video-riprese sono utilizzabili, se riprendono tutto o se ad esempio riprendono una metà del corridoio e magari nell’altra metà può darsi che sia passato il dipendente. Insomma, bisogna verificare questo». In secondo luogo, «bisogna accertare che tipo di procedure sono state utilizzate, magari alcune sono procedure autorizzative, nel senso che il dipendente potrebbe aver chiesto l’autorizzazione, un permesso al capo ufficio per uscire. Poi potrebbe aver dimenticato di consegnare il permesso a chi di dovere». Questa dimenticanza, specifica l’avvocato, «non implica una truffa. Una truffa si realizza nel momento in cui, in assenza di giustificazione, il dipendente non lavora. Dunque, tra le tante persone che ci sono bisogna verificare le correttezze delle varie procedure».

Intanto il caso di assenteismo in Consiglio regionale ha avuto un effetto dirompente. Ha destato sconcerto e rabbia nell’opinione pubblica, scatenando commenti al veleno e una valanga di polemiche che corrono sui social. E anche riflessioni amare arrivate in redazione sottoforma di lettere al direttore. I più indignati sono i precari e i disoccupati. «Tolleranza zero, chi sbaglia paga e tutti a casa. Il posto si deve dare a chi ha voglia di lavorare», sottolinea qualcuno. E ancora: «Licenziamento in tronco e spazio a chi ha bisogno di lavorare». Il clima è bollente. Com’era da immaginarsi in una regione che ha ‘fame’ di lavoro.

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La rabbia “Licenziate i furbetti”. Sotto inchiesta anche guardia giurata: amoreggiava in ufficioultima modifica: 2017-11-25T12:00:19+01:00da sagittario290