In 10mila case isontine un’arma da fuoco

ilpiccolo

Cronaca

30 settembre 2016

IL CASO

In 10mila case isontine un’arma da fuoco

Sono soprattutto licenze ai cacciatori e per uso sportivo. Nell’elenco non rientrano i rappresentanti delle forze dell’ordine

di Tiziana Carpinelli

MONFALCONE Tra i 909 isontini che possiedono una licenza di porto d’armi per uso sportivo, e nello specifico per il tiro a volo, c’era anche Leopoldo Bon, l’ex docente di Fisiologia all’Università di Modena e Reggio Emilia ora in carcere a Gorizia dopo l’arresto di sabato per l’accusa pesantissima di tentato omicidio. Infastidito dal chiasso provocato nel cortile condominiale da alcuni ragazzini, il pensionato 66enne, residente in via Punta Barene 5 a Marina Julia, aveva aperto il fuoco. Quattro, secondo la ricostruzione dei carabinieri, i colpi esplosi dalla sua pistola, regolarmente detenuta nell’appartamento: una Walther calibro 7,65. L’ultimo era finito a pochi centimetri dai piedi dell’unico 18enne della comitiva, il rumeno Patrick Tudorel, rimasto colpito (ma non seriamente) al costato da una scheggia d’asfalto.

La canna corta tedesca, stando a quanto appreso dalla Questura di Gorizia, «risultava perfettamente in regola, sotto il profilo autorizzativo, al pari delle altre armi trovate e sequestrate dai militari in casa». Vale a dire una pistola automatica Fas per uso sportivo calibro 22, un’automatica Sig-Sauer calibro 9, un fucile sovrapposto Beretta, un secondo fucile Diana e una carabina Steyr Mannlicher, oltre a una Walther ad aria compressa. Tutte armi che sarebbero state in precedenza impiegate per il tiro a volo, una disciplina sportiva con illustri atleti in Regione, come la friulana Chiara Cainero, medaglia d’argento a Rio 2016. Consiste nel colpire un bersaglio in volo con un’arma da fuoco.

La Questura, organo competente al rilascio di licenze per porto di fucile a uso caccia e appunto tiro a volo, ha registrato nell’ultimo anno 9.623 denunce di detenzione di canne lunghe in Provincia (ma il dato comprende anche le dichiarazioni di possesso di arme bianche, come pugnali, sciabole e spade, quest’ultime spesso frutto di lasciti ereditari da parte di parenti militari o graduati). Un dato tendenzialmente rimasto costante negli anni, nonostante la più stringente normativa entrata in vigore. Dei quasi 10mila titolari di strumenti potenzialmente atti a ferire, anche se in realtà gli utilizzatori sono semplici frequentatori di poligoni o riserve, 787 sono i cittadini residenti nell’Isontino che impiegano l’arma per cacciare, mentre 909 appunto praticano il tiro a volo.

Restringendo il campo d’analisi al Monfalconese è invece il Commissariato di via Ugo Foscolo a gestire il registro che annota i possessori di canne lunghe e doppiette. Al 31 agosto scorso risultavano 949 detentori di arma tra la città dei cantieri, Ronchi dei Legionari, Staranzano e San Canzian d’Isonzo: di questi 180 sono cacciatori, mentre 241 praticano lo sport di Cainero. «La rimanente parte – sottolinea sempre la Questura – detiene l’arma, ma non ha licenza d’uso oppure riguarda la presenza di sciabole, spade, katana, pugnali e simili».

Va precisato, inoltre, che le 9.623 denunce di detenzione non corrispondono necessariamente ad altrettante armi in circolo, poiché per ogni dichiarazione possono tranquillamente corrispondere più armamenti, vedi il caso dei collezionisti. E in ogni caso, per esempio, la legge non prescrive un limite di numero per i fucili da caccia, a differenza delle pistole. Statisticamente, questo invece possiamo affermarlo, il 6,7% della popolazione locale ha dimestichezza con pallini e proiettili.

Significativamente più basso, invece, il dato relativo ai porti d’arma per difesa personale, ex articolo 42 del Tulps, il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. L’autorità competente non è la Questura, bensì la Prefettura. Gli ultimi numeri a disposizione, sempre a livello provinciale, risalgono al 2015 e indicano 30 casi, tra rilasci e rinnovi, di privati cittadini in possesso di una pistola; mentre la cifra risulta quasi triplicata per le guardie giurate, che logicamente utilizzano una canna corta per esercitare la propria professione: 85.

Non rientrano nelle statistica i rappresentanti delle forze dell’ordine, a meno che non detengano armi ulteriori – rispetto a quelle in dotazione ordinaria – a fini privati, come appunto accade per gli appassionati di attività venatorie: in tali circostante anche un poliziotto o un carabiniere è tenuto a inoltrare formale richiesta. E sottoporsi a tutte le stringenti verifiche stabilite dalla normativa, tra cui l’espletamento di visite mediche di base e specialistiche che attestino requisiti psicofisici adeguati. Pena la revoca del porto d’armi e il sequestro delle stesse.

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In 10mila case isontine un’arma da fuocoultima modifica: 2016-10-01T11:15:28+02:00da sagittario290