Banda del blindato, piani per altri due colpi

TribunaTreviso

Cronaca

27 marzo 2016

Banda del blindato, piani per altri due colpi

Nel mirino non solo Palazzo Grassi a Venezia, ma anche una barca portavalori vicino a Piazzale Roma

La banda che ha rubato gli 800 mila euro al furgone blindato di Preganziol con l’appoggio della guardia giurata che lo guidava, oltre ad aver progettato la rapina delle opere d’arte a Palazzo Grassi stava organizzando un altro colpo in laguna: quello all’imbarcazione della Civis a Sant’Andrea – a Venezia – che trasporta denaro, a due passi da Piazzale Roma. Come a Palazzo Grassi era un poliziotto privato che doveva aiutarli ed è sempre lui che ha confessato: si tratta del mestrino Malcom Moretto. A rivelarlo le motivazioni scritte dal presidente del Tribunale del riesame, che ha respinto il ricorso del 37enne Gianluca Schisano, la guardia giurata in carcere con l’accusa di peculato per il «colpo» al blindato del 15 luglio 2015.

Moretto è amico di Schisano e a convincerlo a parlare e collaborare sono state le intercettazioni telefoniche e ambientali fatte dagli investigatori della Squadra mobile di Treviso, che tenevano d’occhio Schisano, da subito sospettato di essere coinvolto nel furto del blindato fatto passare per una rapina. Moretto ha riferito che la banda, composta da napoletani in contatto con Schisano, doveva rapinare la Civis mentre le guardia giurate trasbordavano il denaro dal furgone, giunto di fronte a Sant’Andrea, alla barca in attesa sul canale di Santa Chiara. Il bottino avrebbe potuto superare i 200 mila euro. La guardia giurata mestrina ha aggiunto che gli uomini della banda, assieme a lui, avrebbero compiuto un sopralluogo portando con sè una micro telecamera per riprendere il momento del trasbordo del denaro. Da ricordare che nel luglio di tre anni fa un’altra banda, fuggita poi in barchino, aveva portato via agli uomini della Civis un milione e 280 mila euro.

Moretto, inoltre, ha riferito che il piano per portare via opere d’arte da Palazzo Grassi era suo e l’aveva proposto a Schisano e ai suoi. Aveva suggerito di colpire verso l’ora di chiusura, quando nel museo di Francois Pinault c’erano due guardie giurate, una per piano, lui era di servizio al secondo. Doveva entrare uno di loro con uno zainetto, fingendosi un visitatore, poi sarebbe stato lui ad aiutarlo a scegliere le opere e a rubarle, i quadri più piccoli, una decina, da infilare nello zainetto. A lui, alla fine, sarebbe toccato un quarto dei soldi ricavati dalla vendita delle opere.

Nelle motivazioni firmate dal giudice si legge che gli inquirenti hanno il sospetto che la banda del colpo al furgone di Preganziol fosse formata dai parenti napoletani di Schisano e il rapinatore che lo avrebbe minacciato, che si era fatto aprire il portellone del blindato ed era salito accanto a lui, sarebbe stato suo fratello Domenico. Questi gli elementi che hanno portato ad accusare Schisano: avrebbe favorito il colpo, posteggiando malamente il furgone in un’area coperta, avrebbe aperto il portellone ai finti rapinatori e non avrebbe attivato l’allarme; avrebbe tenuto stretti rapporti con pregiudicati campani; prima del colpo era stato sfrattato dalla casa dove abitava perchè non pagava l’affitto e, inoltre, aveva un debito con l’Unicredit, dopo il colpo improvvisamente aveva avuto una grande disponibilità di denaro; infine le dichiarazioni di Moretto.

Giorgio Cecchetti

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Banda del blindato, piani per altri due colpiultima modifica: 2016-03-28T11:15:06+02:00da sagittario290