La vigilanza privata dei Buglione e il rapimento da 5milioni di euro

Cronaca

16-04-2014

La vigilanza privata dei Buglione e il rapimento da 5milioni di euro

I retroscena dell’arresto del prefetto Ennio Blasco e di altre tre persone

Avellino – I guai giudiziari per il prefetto Blasco sono cominciati già nel 2001 per presunte irregolarità nella gestione dei parcheggi per veicoli sequestrati, a Napoli. Per quella vicenda Blasco fu assolto e risarcito. Ma le contiguità prefettizie che sarebbero emerse oggi riguardano un gruppo imprenditoriale che ha una lunga storia di coinvolgimenti giudiziari tra camorra e politica. Gli imprenditori arrestati sono famosi per aver dominato il settore della vigilanza privata su un territorio difficile come quello della Campania e per aver avuto storicamente contatti con personaggi eccellenti della politica locale e della camorra. Era il 13 maggio del 2010 quando Antonio Buglione, fratello della sindachessa di Saviano e leader, insieme ai fratelli Carlo e Carmine, del settore degli istituti di vigilanza dell’area nolana, venne rapito da una banda di sardi. Un episodio che sin da subito lasciava spazio a notevoli dubbi sulla dinamica. Era una domenica sera come tante e l’uomo stava rientrando a casa a bordo della sua Panda quando fu avvicinato da un gruppo di banditi e caricato a forza su un furgone. Dopo poche ore l’immediata richiesta di riscatto ai familiari: 5 milioni di euro. Riesce a liberarsi da solo dalle catene che lo tenevano prigioniero in un covo a Marigliano. Sino a quel momento la vita di Buglione era già stata costellata da tanti, troppi lati oscuri. Sin dagli anni ’90 quando fu accusato di collusioni con il clan di Carmine Alfieri e poi assolto. Indagine che spinse al suicidio un suo compaesano, il senatore CcD Carmine Mensorio. Il professore di Anatomia dell’Università di Napoli, tra i senatori campani più votati nelle elezioni del 1994, viene coinvolto nell’inchiesta sul favoreggiamento di alcuni istituti di vigilanza privata, quelli della famiglia Buglione. Non viene rieletto, perde l’immunità parlamentare,e diventa latitante. Individuato in Grecia, viene trasferito in Italia a bordo di una nave, quella da cui si lancia per trovare la morte in mare. In una lettera ritrovata nella sua cabina, il senatore scriveva: «anche davanti al tribunale di Dio griderò la mia innocenza».

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