Lo Statuto dei lavoratori compie 40 anni

LAVORO

20 maggio, 2010

Lo Statuto dei lavoratori compie 40 anni

di Lucia Piemontese

tessera2010cgil-300x202.jpgManfredonia – NASCEVA il 20 maggio di 40 anni fa la Legge 300/70, Legge 300/70 – Statuto ovvero lo Statuto dei lavoratori, contenente “Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”. Lo Statuto è la fonte normativa più importante, dopo la Costituzione, in materia di lavoro e di libertà e attività sindacale, una legge conquistata a prezzo di dure battaglie parlamentari e sindacali per garantire al lavoratore tutele fino ad allora sconosciute e, ancor prima, la dignità.

GIUGNI, IL PADRE DELLO STATUTO – “Padre” dello Statuto il compianto Gino Giugni, l’illustre maestro del diritto del lavoro recentemente scomparso, che ebbe il compito di presiedere la commissione nazionale incaricata della redazione. Ma il primo ispiratore dello Statuto in realtà fu il sindacalista cerignolano Giuseppe Di Vittorio, che si battè sin dal 1952 per una legge che da un lato permettesse finalmente al lavoratore l’esercizio dei diritti consacrati dalla Costituzione e che dall’altro assicurasse ai sindacati la piena cittadinanza all’interno dei luoghi di lavoro. Il disegno di legge elaborato dalla commissione fu presentato dall’allora Ministro del lavoro, il socialista Giacomo Brodolini, in Parlamento nel giugno del 69 per essere approvato il 20 maggio del 70; il Partito Comunista si astenne lamentando l’esclusione delle tutele per i lavoratori delle aziende più piccole.

LO STATUTO OGGI – Oggi lo Statuto è al centro della discussione tra Governo e sindacati (discussione inficiata dalla volontà di escludere la CGIL dalle consultazioni): ancora una volta, come già accaduto in passato, si tenta di cancellare l’art.18 ( tutela dei lavoratori in caso di licenziamenti illegittimi con la reintegrazione nelle aziende con oltre 15 dipendenti, cd. tutela reale) con il famigerato Collegato lavoro, adesso all’esame delle Camere, contenente le vituperate norme sull’arbitrato. I sindacati, dal canto loro, hanno presentato un documento unitario con nuove proposte, finora cadute nel vuoto, sulla costituzione delle rappresentanze sindacali aziendali (Rsa) e i referendum.

CRITICHE AL DDL LAVORO – Tutti concordi invece nell’affermare l’indisponibilità dei diritti garantiti nei primi tre titoli della legge, dalla libertà di opinione del lavoratore (che non può essere discriminato a causa delle sue opinioni politiche, sindacali, o per la sua fede religiosa) al divieto di indagini sulle opinioni e a quello dell’utilizzo di guardie giurate per vigilare sull’attività lavorativa; dalle norme a tutela della salute e dell’integrità fisica a quelle che regolano le sanzioni disciplinari applicabili ai dipendenti. E ancora, immodificabili anche le norme sulle libertà sindacali, con il diritto di associazione, le sanzioni contro atti discriminatori, il diritto di assemblea, il divieto ai datori di lavoro di costituire o sostenere sindacati di comodo, la repressione dell’attività antisindacale. Lo Statuto è una legge che rappresenta una indiscussa conquista di civiltà, dunque.

STATUTO FRA PASSATO E RIFORME – Eppure maggioranza e Governo manifestano, apertis verbis, la volontà di cambiarlo, sostenendone la presunta inadeguatezza, dovuta alla vetustà, rispetto alla necessità di fronteggiare l’odierno mercato del lavoro.

Ma non è solo il già ricordato Collegato lavoro ad attentare oggi alla Legge 300/70, bensì anche il progetto del nuovo Statuto dei lavori, così come è stato annunciato dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, il quale sbandiera la necessità di combattere quello che definisce il “deleterio istinto di conservazione dell’esistente”. Come già accaduto per il ddl lavoro, anche in questo caso si registra la divisione tra i tre sindacati confederali nelle reazioni alle proposte del Governo.

cgil_lavoro-150x150.jpgCGIL E STATUTO – La Cgil denuncia la diversità d’impostazione dello Statuto dei lavori rispetto alla legge 300/70 e afferma col suo Segretario confederale Fammoni che «Lo Statuto dei lavori non fa riferimento a diritti e tutele dei lavoratori. Limitandosi a fotografare la segmentazione del mercato del lavoro apre la strada a meccanismi di tutele differenziate su prestazioni di lavoro subordinate e dipendenti a tutti gli effetti, si pensi alle norme spurie sui contratti di collaborazione».

POSIZIONE CISL – Diversa l’opinione della Cisl che pare approvare la linea ministeriale; il Segretario Santini sottolinea però quali sono le priorità da rispettare: «Bisogna anzitutto allargare la platea di chi beneficia delle tutele oltre il lavoro dipendente ai parasubordinati e agli autonomi. Va inoltre introdotto un principio di omogeneità contributiva. Va introdotto anche il diritto all’occupabilità. Infine serve un sostegno legislativo alla bilateralità».

RISPETTO SINDACATI PER VALIDITA’ – Cgil, Cisl e Uil si ritrovano invece uniti nel riconoscere la validità dello Statuto dei lavoratori. Per Fammoni: «Ha dato applicazione a principi costituzionali, garantendo la libertà d’opinione e d’organizzazione nei luoghi di lavoro; dopo 40 anni si può fare un po’ di manutenzione, ma non si può mettere in discussione il nucleo centrale». Per poi continuare affermando: “Tra i problemi irrisolti c’è il nodo della rappresentanza e della rappresentatività sindacale, visto che lo Statuto si occupa delle rappresentanze sindacali aziendali. Ripeto occorre fare un lavoro di completamento, ma nel rispetto dello spirito dello Statuto”.

Anche per Giorgio Santini (Cisl) lo Statuto ha “un nucleo di forte attualità con principi riconosciuti anche nella Carta europea dei diritti fondamentali dei lavoratori”. Tuttavia, secondo Santini, “servono modifiche, integrazioni affinché l’impianto che resta valido venga aggiornato per stare al passo con la realtà che è mutata. Il legislatore del 1970 si è mosso in una logica tarata sulla situazione dell’epoca, basti pensare alla disciplina sul reintegro dal licenziamento che riguarda solo le aziende con oltre 15 dipendenti. Sono escluse le figure di lavoro parasubordinato, i lavoratori temporanei, i cocopro e gli occupati nelle piccole imprese”. Sulla stessa posizione della Cisl, la Uil, impegnata non a caso nei lavori del convegno intitolato «Dallo Statuto dei lavoratori allo Statuto dei lavori», che sottolinea come a causa dei limiti dell’attuale normativa circa il 52% degli occupati sia escluso dalle tutele.

LE INIZIATIVE IN PUGLIA – Prendono oggi l’avvio le iniziative organizzate dalla Cgil Puglia in tutte le province della Regione per festeggiare il quarantennale dello Statuto.

Simbolicamente, nel corso delle manifestazioni verranno distribuite a lavoratori e cittadini le migliaia di copie della legge 300/70 che la stessa Cgil Puglia ha provveduto a ristampare.

FORTE DIFENDE FUTURO DELLO STATUTO – Nella prefazione il Segretario della Cgil Puglia Gianni Forte definisce lo Statuto dei Lavoratori una meta “conquistata con grandi sacrifici, per garantire con il diritto del lavoro, le libertà, il valore sociale e i diritti riconosciuti nella Costituzione”. E aggiunge: “è uno strumento giuridico di grande attualità che va difeso ed esteso a tutto il mondo del lavoro, contrastando con forza i tentativi di manomissione da parte del Governo per indebolire ulteriormente i diritti e le tutele aggirando l´art. 18”.

Lo Statuto dei lavoratori compie 40 anniultima modifica: 2010-05-21T11:30:00+02:00da sagittario290