Uccise per difendere il figlio e la nipotina.

Cronaca

12/01/2010

Chiesto il rinvio a giudizio per Antonio Catelli. L’ex militare risponde di omicidio volontario

Uccise per difendere il figlio e la nipotina. Il pm: “Processatelo”

0057333.jpgTORINO 12/01/2010 – Omicidio volontario. È il reato contestato ad Antonio Catelli, la guardia giurata ed ex carabiniere di 60 anni che nel dicembre di due anni fa uccise un uomo a colpi d’arma da fuoco nel tentativo di difende­re il figlio da una brutale ag­gressione e la nipotina dal pos­sibile attacco di un dogo argen­tino senza guinzaglio né muse­ruola. Nei giorni scorsi il sosti­tuto procuratore Fabio Scevo­la ha chiesto il rinvio a giudi­zio di Catelli, accusato anche del tentato omicidio di un’al­tra persona. La vittima si chia­mava Luca Ragusa e aveva 39 anni. Riuscì invece a cavarsela Carlo La Tona, il padrone del dogo, rimasto gravemente feri­to durante la rissa. Catelli è anche accusato della detenzio­ne illegale della Tanfoglio, l’arma che in un primo momento si credeva fosse stata portata in piazza Montanari da Ra­gusa: questo ave­vano infatti rac­contato Antonio e Mario Catelli, pa­dre e figlio accusa­ti quindi anche di calunnia. Il sessantenne ex carabiniere era stato costretto a scendere in strada, in piazza Monta­nari, e poi a spara­re nel tentativo di difendere il figlio trentaduenne Mario, sel­vaggiamente picchiato da Lu­ca Ragusa (poi rimasto ucciso) e Carlo La Tona (ricoverato in gravi condizioni alle Molinet­te). La lite era scoppiata dopo che Mario Catelli aveva rim­proverato Carlo La Tona, il pa­drone di un dogo argentino che aveva urtato la figlioletta di due anni facen­dola cadere in ter­ra. La Tona era tor­nato sul posto do­po pochi minuti insieme con altre cinque persone. Ad attenderlo aveva trovato lo stesso Mario Ca­telli in compagnia di un amico. Nella colluttazione, Ca­telli era caduto in terra ed era stato preso a calci e sel­vaggiamente col­pito con una spranga. L’intervento di Anto­nio Catelli non era servito a placare la furia degli aggresso­ri. Per questo motivo l’ex cara­biniere aveva aperto il fuoco contro Ragusa e La Tona con la propria 357 Magnum ed era poi rientrato in casa per affer­rare quella Tanfoglio che in un primo momento si era pensato appartenesse a Ragusa. Il test del Dna, invece, ha detto che su quell’arma non esistono tracce attribuibili alla vittima. Con la 357 Magnum, Catelli aveva sparato tre volte, ucci­dendo Ragusa e ferendo La Tona. Un proiettile aveva quindi bucato anche il giub­botto di Antonino La Tona, fratello di Carlo. L’ex carabiniere Catelli si è sempre dichiarato innocente: «Io ho sparato solo per legitti­ma difesa, perché dall’al tra parte mi avevano puntato una pistola contro». Il pm non gli ha creduto e ha chiesto per lui un regolare processo. Tocche­rà al giudice dell’udienza pre­liminare decidere se Catelli dovrà affrontare o meno un processo in aula.

[g.fal.]

Uccise per difendere il figlio e la nipotina.ultima modifica: 2010-01-13T12:00:00+01:00da sagittario290