Mercoledì 16 Settembre 2009,
sezione: NORDEST
Finta sorveglianza all’aeroporto ma erano
allo stadio: guardie giurate nei guai
Pagati per sorvegliare lo scalo, avevano un doppio lavoro: steward sui campi di calcio e buttafuori nei locali di Jesolo
VENEZIA (16 settembre) – Ufficialmente il loro lavoro era quello di vigilare sullo scalo aeroportuale veneziano ma, pur figurando presenti, si dedicavano ad altri lavoretti: steward negli stadi veneti e friulani o buttafuori dei locali di Treviso e Jesolo. Solo oggi, dopo otto mesi di investigazioni, il “doppio lavoro” del gruppo di Guardie Giurate della Società Save Security S.r.l. di Venezia è venuto alla luce.
A scoprire l’inganno il personale della Polizia di Frontiera di Venezia, con la fattiva collaborazione della Save S.p.A. Società di gestione dell’aeroporto Marco Polo, coordinate dal Sostituto Procuratore Barbara De Munari della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Venezia. Oggi si sono concluse le indagini preliminari nei confronti del gruppo di Guardie Giurate della Società Save Security S.r.l. di Venezia, in servizio ai controlli di sicurezza presso l’Aeroporto Marco Polo di Tessera.
Il gruppo di 9 è accusato di aver truffato la Società aeroportuale dalla quale dipendono, svolgendo altre prestazioni di lavoro e di sicurezza in altre e diverse località, facendo contemporaneamente figurare però la loro regolare presenza lavorativa presso lo scalo aereo di Venezia dimodoché Save Security retribuisse delle prestazioni lavorative mai prestate.
Il “doppio lavoro”. Figuravano in aeroporto, in realtà lavoravano come sorveglianti e buttafuori nel trevigiano e a Jesolo o steward presso gli stadi di calcio di Udine, Trieste e Treviso. Le Società calcistiche sono risultate essere estranee all’attività criminosa del gruppo.
Le indagini hanno avuto inizio grazie a una in segnalazione arrivata al personale di Polavia in merito ad una gestione anomala ed irregolare dei servizi del personale della Save Security Srl. Con tale segnalazione veniva riferito che, grazie a delle agevolazioni nella concessione di ferie e permessi di lavoro e a delle «coperture» circa l’apparente presenza sul posto di lavoro delle G.P.G. che in realtà si trovavano altrove.