De Ferrari, i negozi chic se ne vanno…

(14 agosto 2009)

De Ferrari, i negozi chic se ne vanno così appassisce la piazza più nobile

Il declino di via Venti è partito da lontano, da quando hanno chiuso i cinema. Il successo di via San Lorenzo e della piccola, parigina, via San Vincenzo? Merito del G8

jpg_1696073.jpgL´ultimo colpo è stato meditato, sofferto, ma poi sferrato in modo deciso. La profumeria “Caleri” negozio storico di piazza De Ferrari, si trasferisce. Per ora in salita Santa Caterina, sede della beauty farm, mentre a settembre, sarà l´altro punto vendita “Caleri”, in via XXV Aprile, a riaprire con molte novità: dagli interni, alla destinazione d´uso che, oltre ai profumi, potrebbe comprendere una barberia, un angolo super raffinato riservato ai gentleman. Il colpo, non solo o non tanto commerciale, lo subisce piazza De Ferrari, cuore della città sin da quando, era il 1936, il marchese Crosa di Vergagni, donò al Genova il “catinone”, la fontana. Da allora a oggi, la vita della piazza ha seguito in gran parte la storia della città, è stata la sua Piccadilly Circus fino al 2001 del G8. Quando De Ferrari è diventata una piazza quadrata, quando San Lorenzo è stata recuperata al passeggio e allo shopping, mentre via XX Settembre perdeva via via alcuni suoi negozi storici. E se via Roma era, e è rimasta, la via chic, se via XXV Aprile è diventata l´altra strada di charme, aiutata, come via Roma, da Galleria Mazzini, il declino di via XX Settembre, partito da lontano, spiegano, da quando hanno chiuso i cinema, si è esteso a De Ferrari. Dove arriva la metro, certo, dove sull´erba che circonda il catinone si ritrovano turisti e cittadini extra comunitari, ma dove i negozi d´epoca e di tradizione, se ne vanno. Seguono la loro clientela che preferisce vie più di nicchia, oppure chiudono.

Prima ha chiuso “Conte”, abbigliamento per uomo e donna, sostituito dal “Girasole” gestito da cinesi, adesso si sposta “Caleri”. Sono rimasti “Vogue” negozio di stock, la cartoleria De Magistris che ha cambiato proprietari, “Strenesse” e “Stagno”. E, affacciata su De Ferrari, la gioielleria “Montres & Bijoux”. Paolo Odone, dinastia di commercianti è presidente della Camera di Commercio, sogna di proteggere le botteghe storiche come fanno a Parigi, ma a Genova, per ora, al posto dell´antica macelleria di via Lomellini, per fare solo un esempio, sembra saranno costruiti box. Odone spiega che, per ora la Camera è intervenuta «su zone molto degradate come la Maddalena, che sta rispondendo molto bene», ricorda che per strade e piazze valgono regole storiche: «Via XXV Aprile e via Roma, così come Galleria Mazzini, si sono sempre qualificate come strade eleganti, a partire dal profilo urbanistico».

Discorso a parte per De Ferrari. Qui il Comune ha venduto il palazzo dell´Accademia, dove “Strenesse” ha comperato il suo negozio, Stagno non si sa che farà, mentre, per tornare a Caleri che aveva a sua volta comperato, ha scelto di affittare a “Wind”. Il successo di via San Lorenzo e della piccola, parigina, via San Vincenzo? È ancora merito del G8. Ricorda Odone: «Il prefetto di allora, Di Giovine, aveva accolto la nostra richiesta di bonificare due strade, toccò a via San Vincenzo e via Cesarea, perché i progetti erano belli e pronti». E se San Lorenzo ora è diventata la via del passeggio dei genovesi, con negozi conosciuti, Radif, per esempio, e altri insoliti, una focacceria, il piccolo centro dove si va a mangiare il kebab in fondo verso piazza Raibetta; via San Vincenzo è il regno delle scarpe, dei piccoli negozi di abiti, di nuove catene come “Yamamay”, a due passi dallo storico “Panarello” che non molla neppure in via Venti.

Qui il buco nero simbolo del degrado è l´ex cinema Lux: faceva parte della catena di sale della famiglia Saltamerenda, adesso è chiuso, abbandonato, sporco e malconcio. Non sa che fine farà neppure Angelo Rossetti, proprietario della “Galleria d´arte e fiori”. Lui sul declino di via XX Settembre ha idee chiare: poca cura per tutelarla. Fa un esempio: «Il pavimento davanti al mio negozio è stato rifatto e hanno già dovuto rattopparlo, poca roba, ma con i mosaici non dovrebbe accadere». E poi, spiega, i negozi chiudono perché gli affitti sono troppo cari, perché non ci sono successori, perché la spesa non vale gli incassi. Così Pecchioli ha scelto Albaro, come gli Odone e molti altri. Alcune famiglie resistono: Ghiglino, Cabib, quelli del bar Murena, che compensano la perdita di “Tonitto”, la gioielleria Natoli che si è ampliata, Defilla. Verso Brignole, c´è la boutique di Montblanc, Fnac, Feltrinelli. Si è spostato, invece, Crovetto, negozio di tessuti per camicie e non solo: «Affitto troppo caro per una clientela che non è più la stessa» ha dichiarato il proprietario prima di approdare in Largo XII Ottobre, una realtà che sta rinascendo. Nelle gallerie resiste “Crosio” abbigliamento, Uncini, (elettronica), ha aperto Slam, “Broad side”. Sono sempre più glam, la via Roma di “Dolce e Gabbana”, Dev, Vuitton, i classici Finollo e Pescetto e i più recenti acquisti “Harmon and Blaine”, Midali e così via XXV Aprile di Morando, Devoto e Vitale, degli antiquari raffinati, ma anche del vintage di Lipstick. Per tornar su alla piazza malconcia, ecco Galleria Mazzini. Franco Ardoino, contitolare del ristorante Europa e presidente del Civ del quartiere Carlo Felice, è convinto che la pedonalizzazione sia utile al commercio, ma non basta. Serve, commenta Ardoino, «attrarre il consumatore non solo con quello che gli offri, ma anche per l´ambiente in cui si muove, che deve essere tranquillo, sicuro, non solo per ragazzini». Un po´ come in Galleria e dintorni dove alla sera i commercianti si sono autotassati e pagano le guardie giurate, l´Europa è aperto fino a notte, le vetrine sono un po´ più illuminate. E piazza De Ferrari, di barboni e degrado, sembra lontana.

De Ferrari, i negozi chic se ne vanno…ultima modifica: 2009-08-15T11:30:00+02:00da sagittario290