SOCIETA’
mercoledì 29 luglio 2009
Cisl: “Commercio, patto importante”
(e.reg.) Sempre più terziario a Brescia. Negli ultimi cinque anni infatti gli addetti complessivi sono aumentati del 30%, proprio come il rapporto tra residenti e la densità di attività commerciali. Attualmente dunque i lavoratori del comparto sfiorano quota 60 mila. Si tratta di un articolato universo di figure professionali che spaziano dalle commesse ai vigilantes, dagli addetti all’elaborazione dati ai raccoglitori di rottami. Insomma, un mondo che cambia e per il quale vanno estese tutele e diritti.
Tutto questo è stato sottolineato nel corso dell’incontro promosso dalla Fisascat Cisl di Brescia che ha ricordato l’importanza del patto per il lavoro sottoscritto insieme a Uiltucs Uil il 18 giugno 2008 e sottoscritto il 23 giugno 2009 anche da Filcams Cgil. Il documento, firmato da Confcommercio e dalle Federazioni della categoria del terziario, secondo il segretario di Fisascat Alberto Pluda rappresenta uno strumento per reagire alla crisi nel settore. Molte le aspettative riposte anche nei metodi della concertazione e bilateralità, “dove abbiamo riaffermato la centralità e il ruolo strategico della bilateralità prevista dal contratto nazionale per gli interventi di sostegno al reddito per i lavoratori e le aziende in difficoltà”.
Ma Per Pluda è necessario anche non sottovalutare il pericolo di un deterioramento del patrimonio professionale degli operatori del settore. Questo, infatti, avrebbe gravi ripercussioni soprattutto sulle figure più deboli, come giovani e lavoratrici.
Mercoledì, tra l’altro, nella sede della Cisl si sono incontrati i delegati del commercio. Tra i molti argomenti trattati anche il rinnovo del contratto per i dipendenti degli istituti di vigilanza privata. Altro nodo da sciogliere la piattaforma per il rinnovo del settore turistico.Un’opportunità non trascurabile per l’intera economia nazionale”, ha sottolineato il dirigente Valter Chiocci ricordando alcune peculiarità del settore: “La stagionalità della domanda, la frammentazione del tessuto produttivo, l’inadeguatezza dell’organizzazione formativa oltre alla poca sensibilità della politica”.