Suicida per lavoro sì all’autopsia in attesa dei funerali

Edizione CIRC_SU1

08/04/2009

Suicida per lavoro sì all’autopsia in attesa dei funerali

HE10_3443.jpgMICHELE IPPOLITO San Giorgio a Cremano. Una persona educata, per bene e orgogliosa della sua numerosa famiglia. Così i vicini ricordano oggi Mariano Pariante, l’uomo che si è ucciso l’altro giorno a Casoria perché non riusciva più a reggere il peso emotivo della perdita di un lavoro e di una vita fatta di tanta, troppa precarietà. L’appartamento in cui abita la famiglia Pariante è rimasto vuoto per tutta la giornata di ieri. La moglie di Mariano e i loro quattro figli hanno preferito trasferirsi in casa di parenti e amici e restare in attesa al Policlinico di Napoli, dove si trova il corpo senza vita di Mariano. Non si sa ancora quando potrà essere celebrato il funerale. È compito dell’autorità giudiziaria, infatti, dare il via libera alla consegna della salma alla famiglia dopo l’autopsia. L’esame medico è solo un atto dovuto: le modalità in cui Pariante è stato ritrovato e il biglietto di addio ai suoi cari trovato in una tasca della sua giacca non lasciano agli investigatori alcun dubbio sul fatto che l’uomo si sia suicidato. I funerali saranno celebrati molto probabilmente nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna a San Giorgio a Cremano. Una vita di lavoro come GUARDIA GIURATA. Poi, due anni fa, il licenziamento e l’inizio di un’odissea per trovare un altro impiego stabile che gli permettesse di mantenere la famiglia: moglie casalinga, due figli universitari, tante spese mensili. Molti, nel quartiere, conoscevano le sue difficoltà perché Mariano aveva più volte chiesto in giro se qualcuno offrisse un lavoro. Alla fine aveva dovuto arrangiarsi, cambiando un posto dopo l’altro. L’ultimo a Casoria come guardiano di una ex fabbrica dismessa, la Rhodiatoce. «Sapevamo qualcosa dei suoi problemi di lavoro ma solo per sentito dire – dicono alcuni conoscenti di Pariante che si soffermano fuori dal bar all’angolo di via Turati – Era una persona riservata, non faceva trasparire le sue emozioni. Tuttavia non avremmo mai potuto immaginare che avrebbe preso una decisione così drastica, non c’era nulla nel suo comportamento che potesse far presagire una simile tragedia». Mariano non era originario di San Giorgio, si era infatti trasferito nella città della moglie da Napoli dopo il matrimonio. Un matrimonio ”benedetto” da quattro bambini, che gli avevano dato tante gioie: l’ultima pochi mesi fa, quando l’unica ragazza dei suoi quattro figli si era sposata. Ma nel suo animo Mariano Pariante provava un profondo dolore. Un dolore a cui ha deciso di mettere fine infilando la testa nel cappio in uno squallido deposito di periferia, dove lavorava saltuariamente per sostenere la sua famiglia. Proprio a loro è andato il suo ultimo pensiero: «Perdonatemi». Enorme il dolore della sua famiglia e anche dei residenti del quartiere in cui l’uomo viveva con discrezione e dignità il proprio malessere per la precarietà lavorativa ed economica.

Suicida per lavoro sì all’autopsia in attesa dei funeraliultima modifica: 2009-04-09T16:49:00+02:00da sagittario290