Da uomini d’oro a banda del buco, con un segreto che vale 20 milioni

(09 ottobre 2008)

Da uomini d’oro a banda del buco, con un segreto che vale 20 milioni

Le telecamere intercettano la fuga dei malviventi. Le impronte rilevate sul mezzo hanno permesso l’identificazione e l’arresto

di Meo Ponte

1103367612.jpgMarito e moglie, un cugino e un ex compagno di lavoro. Se si intrecciano le biografie degli ultimi quattro arrestati appare evidente che il supercolpo al caveau della All System di Vigliano Biellese del 31 agosto scorso è in fondo un affare di famiglia. In più, scorrendo gli atti dell’inchiesta che ha visto collaborare come non mai carabinieri, squadra mobile e lo Sco della polizia, ci si rende conto che quelli che nei giorni successivi alla rapina furono all’unanimità definiti «uomini d’oro» hanno profili criminali che li apparentano più alla banda del buco de «I soliti ignoti» che al gruppo predatorio supertecnologico di Ocean Eleven. Per capire la storia della super rapina occorre partire dall’inizio e tornare alle otto del 31 agosto scorso

«A quell’ora – scrive il gip Mauro Crupi nell’ordinanza di custodia cautelare – la guardia giurata Alessandro Ciaramella, addetto alla sala operativa, notava sopraggiungere una Fiat Punto di colore scuro” Il Ciaramella notava che da detta Fiat Punto scendevano due uomini che indossavano una (sic) divisa da carabiniere». I due falsi carabinieri dicono di dover consegnare dei documenti ad un dipendente Mondialpol. «La guardia giurata Ciaramella a quel punto faceva entrare i falsi carabinieri al piano superiore ed apriva loro la porta numero 1 che da accesso all’istituto – continua il gip – i due, una volta all’interno, riuscivano ad accedere alla Sala Operativa (probabilmente utilizzando telecomandi rinvenuti poi all’interno di una delle vetture utilizzate per la rapina) dove immobilizzavano il Ciaramella».

A questo punto i due falsi carabinieri avevano sorpreso altre due guardie e aperto i cancelli dell’inespugnabile (in apparenza) fortilizio della All System ad un furgone. «Dal quale scendevano altri quattro malviventi che indossavano tute di colore blu e caschi integrali con visiera oscurata» chiosa il gip. Nella Sala Conta, dove le banconote vengono divise in mazzette prima di essere portate alle filiale delle banche i banditi immobilizzano le sei donne della cooperativa che smista il denaro proveniente dalle casse continue e dai supermercati e razziano tutto ciò che possono. «Alle 9,20 circa l’azione si concludeva», precisa il giudice. Il bottino è sostanzioso anche se uno dei misteri della vicenda è proprio l’ammontare del denaro rubato: i giornali locali parlano di 12 milioni di euro, le agenzie salgono a 30, il gip scrive 20 milioni e la procura ora di 22 milioni. Soldi spariti nel nulla. A differenza dei rapinatori che invece, ad onta delle trasmittenti usate e dell’apparente professionalità, già il 26 settembre erano identificati dalla Mobile di Biella e dallo Sco di Torino.

In trappola cadono infatti quel giorno Giovanni Pezzella, 34 anni, portantino ospedaliero e Giuseppe Esposito, 33 anni, disoccupato, entrambi napoletani. Esposito non ha fortuna come bandito: nel 2005 l’hanno arrestato per la rapina al caveau dell’Istituto di Vigilanza Terra di Lavoro di Maddaloni, in provincia di Caserta. Un colpo su cui pare essere ricalcato quello a Vigliano. Li incastra un’impronta lasciata sul biglietto dell’autostrada abbandonato su uno dei furgoni usati dai rapinatori per la fuga. A dare una mano agli investigatori ci pensa poi una vicina troppo curiosa e dalla memoria fotografica che pochi giorni dopo la rapina racconta ad un maresciallo dei carabinieri: «Abito vicino ai coniugi Salvatore Bartilomo e Anna Giuseppina Liccardi. Circa una settimana prima del 31 agosto ho notato davanti alla loro casa una station wagon verde chiaro. Mercoledì 27 agosto verso mezzanotte ho visto che in quella macchina entravano tre uominiï”».

Le intercettazioni telefoniche dello Sco di Torino fanno il resto. Salvatore Bartilomo che sino a due anni fa lavorava alla Mondialpol e sua moglie Anna Giuseppina, (lui la chiama Patata), dipendente della lavanderia della Bennet di Vigliano parlano. Troppo e di tutto. Soprattutto dopo l’arresto dei primi due complici che Salvatore commenta dicendo: «Ti hanno preso a te ma a casa ti ricordi? A chi prendono prendono, il resto si devono stare zitti. Il resto devono chiudere il cessoï”». Marito e moglie comprano i giornali, chiosano le notizie («Il Mattino di Napoli ha scritto sono uno dei tanti, rapinatori che vengono al nordï”) e quando scoprono che i complici sono stati traditi dalle impronte («Madame le impronte! Hanno trovato le impronte altrimenti come li andavano a prendere quei due?») ricordano piccati di essere stati redarguiti perché fumavano durante il colpo da un complice che poi aveva dimenticato di infilare i guanti: «Uà si sta attento anche alle cicche di sigaretta, non teneva paura, fai un bocchino ad un altro per colpa delle sigarette e poi non ti metti i guanti?».

Intanto i carabinieri scoprono che prima del colpo a casa dei coniugi Bartilomo è stato ospite Luciano Romano, cugino di Anna anche lui arrestato nel 2005 per la rapina a Maddaloni. Secondo la Procura lui e Bartilomo sono le «menti» del colpo alla All System. L’ultima sorpresa arriva dall’intercettazione di una conversazione di Bartilomo con un’amica: quel dialogo rivela che la banda ha potuto contare su una talpa, Alessandro Ciaramella, la guardia giurata che ha aperto la porta ai falsi carabinieri. Figlio di un poliziotto e poliziotto mancato Ciaramella è il personaggio più sorprendente: nei giorni successivi alla rapina è l’informatore prodigo di particolari dei giornali locali. Finisce in manette con i coniugi Bartilomo («Ma il mio cliente giura solo di aver ospitato un parente della moglie e di non saper nulla della rapina», sottolinea l’avvocato Ketty Zampaglione che difende Salvatore Bartilomo) il cugino Romano mentre sulla vicenda si profila l’ombra della camorra (negli atti però non v’è traccia) che, secondo gli investigatori, pretenderebbe la sua parte di bottino.

Da uomini d’oro a banda del buco, con un segreto che vale 20 milioniultima modifica: 2008-10-10T11:30:00+02:00da sagittario290