Rapina ai vigili noturni, si rischiò una strage

martedì 11 settembre 2007

Rapina ai vigili noturni, si rischiò una strage

Nelle scorse settimane il gip distrettuale di Catanzaro ha emesso una nuova misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di Gianluca Pennisi, il 32enne crotonese trovato in possesso di un arsenale che gli inquirenti ritengono custodisse per conto della cosca Vrenna-Bonaventura, e nei confronti dei quattro giovani accusati di aver estorto denaro ai titolari di due ristoranti di Crotone: Vincenzo Marino, Fabio Cavallo, Emanuela Basta e Luigi Gostinello. In entrambi i casi il gip distrettuale Tarantino ha contestato l’aggravante di aver agito con modalità mafiose, secondo l’ipotesi formulata dal sostituto procuratore applicato alla Dda, Pierpaolo Bruni, titolare delle indagini.
A suffragare le accuse, sia contro Pennisi che contro Marino e i suoi presunti complici, sono state anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e in particolare di Luigi Bonaventura, fino a poco tempo addietro elemento di spicco dell’omonima cosca. Nel definire Pennisi e Marino come elementi inseriti a pieno titolo nell’organizzazione criminale, Bonaventura cita alcuni episodi chiave come la rapina che un commando composto da crotonesi e reggini avrebbe dovuto compiere, nella notte tra il 31 maggio e il 1° giugno del 2000, ai danni dell’Istituto vigili notturni di Crotone; il colpo fu sventato dalla squadra Mobile che in quella occasione arrestò anche un cutrese e un reggino e recuperò una sacca piena di armi ed esplosivo. Quella sacca – ha raccontato Bonaventura al pm Bruni in alcuni interrogatori dei mesi scorsi – l’aveva lasciata sul posto, dietro al muro di cinta dell’Istituto, Gianluca Pennisi. “Dentro c’erano delle bombe a mano, dello scotch, un kalashnikov, una parabellum, una 357 magnum e altre che adesso non ricordo”. I soldi della rapina – spiega Bonaventura – dovevano essere suddivisi: “una parte che restava qui al ‘locale’ e gli altri se li dividevano i rapinatori”.
Il collaboratore quindi ricorda quanto avvenne quella notte, prima che decidesse di andare via: “sono stato lì fino ad una certa ora dopodichè ho lasciato tutti là e me ne sono andato a casa”. Il commando, composto da almeno dieci o dodici persone provenienti da Reggio Calabria e Cosenza, arriva a bordo di un furgone; la base è un casolare sulla statale 106. Il piano però subisce alcune variazioni. Qualcuno avrebbe dovuto fornire ai banditi una chiave per entrare, senza troppi problemi, all’interno dell’Istituto di vigilanza. Ma la chiave non arriva. “Da quanto so io sono saltate parecchie situazioni, una delle quali, che è saltata, è quella che dovevamo trovare una chiave, la chiave sarebbe quella che doveva darci, almeno per come lo conosco io, …” spiega Bonaventura facendo un nome coperto da omissis. “Dovevano trovare sta chiave per entrare, e dopodichè dovevano trovare una scala che portava alla finestra, dalla finestra scavalcare… arrivati all’interno dovevano immobilizzare tutti i vigilantes, infatti nel sacco c’era pure dello scotch che avevamo acquistato nel pomeriggio”.

Rapina ai vigili noturni, si rischiò una strageultima modifica: 2007-09-12T11:50:00+02:00da sagittario290