Guardie giurate, armi da fuoco e idoneità lavorativa

Sicurezza

Anno 14 – numero 2809 di martedì 06 marzo 2012

Guardie giurate, armi da fuoco e idoneità lavorativa

In relazione all’uso di armi da fuoco si rileva per le guardie giurate l’utilità di predisporre una metodologia di valutazione dell’idoneità lavorativa che indaghi in modo approfondito gli aspetti psicodinamici, emotivi e comportamentali della persona.

1874_1.jpgRoma, 6 Mar – Le comunicazioni presentate al 73° Congresso Nazionale SIMLII “La Medicina del Lavoro quale elemento migliorativo per la tutela e sicurezza del Lavoratore e delle attività dell’Impresa” hanno affrontato le criticità per la salute e sicurezza dei lavoratori in molti comparti lavorativi.

In tali comunicazioni ad esempio si è fatto riferimento ai disturbi muscolo-scheletrici tra gli autisti di autobus, ai rischi da movimentazione manuale dei carichi del personale sanitario addetto d’emergenza, ai rischi da sovraccarico biomeccanico tra gli imbianchini o, ancora, alle conseguenze dell’ impegno visivo degli impiegati davanti ai videoterminali. La comunicazione di oggi – pubblicata sul secondo supplemento del numero di ottobre/dicembre 2010 del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia – si sofferma invece sull’idoneità lavorativa delle Guardie Particolari Giurate.

In “Problematiche inerenti l’idoneità lavorativa delle guardie particolari giurate” – a cura di E. Militello, L. Cotroneo, G. Castellini, M.G. Cassitto (Fondazione IRCCS “Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico”), S. Punzi, B. Cosma (Dipartimento di Medicina del Lavoro “Clinica del Lavoro Luigi Devoto”) e G. Costa (Fondazione IRCCS “Ca’ Granda” e “Clinica del Lavoro Luigi Devoto”) – si indica che la Guardia Particolare Giurata (GPG) “è un privato cittadino, autorizzato ai sensi dell’art. 138 del Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza a tutelare i beni mobili ed immobili di privati o enti pubblici, con esclusione della tutela dell’incolumità della persona”. Il porto d’armi di cui sono dotate tali guardie, anche se non in tutti i casi, “viene considerato per difesa personale” e l’uso dell’arma è “soggetto a restrizioni rispetto ai Pubblici Ufficiali”.

Il titolo di GPG è “soggetto a rinnovo biennale previa verifica, da parte delle autorità preposte, della persistenza dei requisiti legali” e l’art. 3 del D.M. Sanità del 28 aprile 1998 “prevede che l’accertamento dei requisiti psicofisici minimi (visivi, uditivi, capacità funzionale degli arti superiori e della colonna vertebrale, assenza di alterazioni neurologiche, assenza di disturbi mentali, di personalità o comportamentali) per l’autorizzazione al porto d’armi per difesa personale venga effettuato dagli uffici medico legali o dai distretti sanitari delle unità sanitarie locali o dalle strutture sanitarie militari e della Polizia di Stato”.

Ora, malgrado la letteratura sull’argomento sia esigua, qualche studio (Clerici et al. – 2009) rileva “un’incidenza di omicidi e suicidi da arma da fuoco significativamente maggiore nelle guardie giurate rispetto alla popolazione generale italiana segnalando, oltre alla disponibilità dell’arma (cft. anche Killias, 1993), condizioni socio-economiche, lavorative e psico-relazionali quali possibili fattori favorenti su cui porre l’attenzione in ottica preventiva”.

L’obiettivo dello studio a cui fanno riferimento gli autori della presente comunicazione è quello di “approfondire le problematiche inerenti l’ idoneità lavorativa delle G.P.G., attraverso l’analisi di un campione”, in questo caso composto da 58 GPG inviate ad ambulatorio specialistico per i seguenti motivi: “34% per assunzione di sostanze (alcool e/o droghe) e sospensione del porto d’armi; 14% per alterazioni dello stato psichico (ansia ed aggressività elevate); 26% per patologie organiche (cardiovascolari, muscolo-scheletriche e neurologiche); 26% per un normale controllo periodico”. In particolare per 33 soggetti (57% del totale, di cui 31 maschi) si è “reso necessario un approfondimento psico-diagnostico, nei due terzi dei casi in relazione ad agiti comportamentali a sfondo aggressivo, potenzialmente auto o etero lesivi, avvenuti in contesti extra-lavorativi, il più delle volte in associazione ad abuso di alcool.

Per l’approfondimento psico-diagnostico è stato “somministrato un protocollo ad hoc comprendente un colloquio psicologico ed una batteria di test che indagano le funzioni cognitive distinte in tre diverse. Inoltre è stato valutato “l’equilibrio socio-emotivo attraverso questionari autocompilati (Sintomi Soggettivi, STAXI, MMPI) e un test proiettivo (Reattivo di Disegno di Wartegg)”.

Questi i risultati dello studio. “Dei 33 soggetti sottoposti ad approfondimento psico-diagnostico, il 30.3% presenta un dinamismo mentale non coerente, il 33.3% una funzionalità mnestica ridotta e il 27.3% alterazioni nelle abilità percettivo motorie. Considerando le tre aree insieme, il 39.4% non presenta alcun deficit, il 30.3% presenta limitazioni in una di queste, mentre il 24.3% presenta alterazioni in due o tre aree”. Riportiamo alcuni elementi rilevati dagli autori:

– dai questionari autocompilati non emergono elementi patologici di rilievo, bensì una tendenza a riportare condizioni psicofisiche positive in riferimento sia alla sintomatologia sia alla percezione e alla gestione della rabbia;

– “non si rilevano differenze significative tra le guardie giurate ed il campione di controllo per quanto riguarda l’interazione con l’ambiente, sebbene nel 53.3% emergano difficoltà di adattamento”;

– si rileva “una maggior coartazione affettiva (60%) nelle guardie giurate, con una tendenza depressiva all’introversione e al ritiro sociale”;

– emerge “un significativo minor ipercontrollo sulle manifestazioni emotive da parte delle guardie giurate”;

– rispetto al “rapporto tra emotività e razionalità, indicante il grado di stabilità, equilibrio emotivo e auto-controllo, le guardie giurate presentano un livello significativamente più elevato di sbilanciamento sia sul versante dell’emotività (30%), con immaturità affettiva e tendenza all’agito, sia sul versante della razionalità (36.7%), con tendenza all’inibizione dell’espressione dei loro sentimenti ed emozioni”.

In conclusione 22 soggetti (il 66.7%) “hanno ricevuto un giudizio d’idoneità positivo, 7 (21.2%) sono stati giudicati non idonei temporaneamente (di cui 3 con disturbi della sfera psichica e 3 con abuso di sostanze), 3 (9.1%) hanno ricevuto un’idoneità con limitazioni (di cui uno con disturbi della sfera psichica) e una persona, facente uso di sostanze, è stata giudicata non idonea permanente”.

Veniamo infine alle riflessioni degli autori in merito ai risultati. Come abbiamo visto per circa la metà dei soggetti si è “reso necessario un approfondimento psicologico”.

Le abilità di adattamento all’ambiente “sono risultate adeguate nella metà dei casi, mentre nel 54.6% sono state rilevate basse prestazioni cognitive, che possono spiegare una maggior fragilità nella risposta a stimoli ambientali stressogeni, con eccessiva laboriosità nell’organizzare risposte comportamentali adeguate al contesto”. Nei due terzi dei casi emerge inoltre, dal punto di vista emotivo, “una difficoltà nel riconoscimento e gestione delle emozioni e nell’integrazione degli aspetti razionali con quelli emotivi ed affettivi. Ciò si traduce in agiti impulsivi e/o in sottostima degli effetti del proprio comportamento, talvolta eclatanti e con esiti di pericolosità per la propria e altrui persona”.

Le evidenze riscontrate giustificano dunque una “riflessione su questa categoria di lavoratori che utilizzano un’arma da fuoco”. La comunicazione si conclude sottolineando che “sebbene non siano emerse franche patologie psichiatriche, gli aspetti personologici evidenziati, lungi dall’essere caratteristici delle GPG, portano l’attenzione sull’utilità di predisporre una metodologia di valutazione dell’idoneità lavorativa che indaghi in modo approfondito gli aspetti psicodinamici, emotivi e comportamentali della persona”.

“ Problematiche inerenti l’idoneità lavorativa delle guardie particolari giurate”, a cura di E. Militello, L. Cotroneo, G. Castellini, M.G. Cassitto (Fondazione IRCCS “Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico”), S. Punzi, B. Cosma (Dipartimento di Medicina del Lavoro “Clinica del Lavoro Luigi Devoto”) e G. Costa (Fondazione IRCCS “Ca’ Granda” e “Clinica del Lavoro Luigi Devoto”), comunicazione al 73° Congresso Nazionale SIMLII “La Medicina del Lavoro quale elemento migliorativo per la tutela e sicurezza del Lavoratore e delle attività dell’Impresa”, pubblicata in Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Volume XXXII n°4/suppl.2, ottobre/dicembre 2010 (formato PDF, 93 kB).

RTM

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