Guardia giurata mentì Il maresciallo prosciolto

18/05/2009

Guardia giurata mentì Il maresciallo prosciolto

L’INCHIESTA. Il vigilante era stato denunciato per truffa e per difendersi querelò, sapendolo innocente, il sottufficiale
Ma nel frattempo era stato trasferito dalla procura. Il suo accusatore ora rischia il processo per calunnia

18_15_gdv_f1_299_medium.jpgPer non onorare un debito di 8500 euro ha seminato veleno a piene mani, coinvolgendo uno specchiato sottufficiale dell’Arma e gli sconcertati creditori. Protagonista negativo della vicenda giudiziaria la guardia giurata Mauro Rizzi che con le sue bugie rischia adesso il processo per calunnia. Invece, il maresciallo dei carabinieri Antonio Panìco che raccontava la verità e che è uscito a testa alta dall’inchiesta per abuso d’ufficio, per un anno e mezzo si è fatto un fegato grosso così e ci ha rimesso il posto in procura che ricopriva da 15 anni con stima dei magistrati e dei colleghi. Infatti, venne rimosso per opportunità non appena furono iniziate le indagini sul suo conto.

ARCHIVIAZIONE. La sua posizione nei giorni scorsi è stata archiviata dal gip Agatella Giuffrida, che ha accolto la richiesta del procuratore Ivano Nelson Salvarani, che ha fatto il contropelo al ruolo del maresciallo avvalendosi della polizia tributaria per verificare come si erano svolti realmente i fatti dopo l’insidiosa querela sporta da Rizzi. Addirittura per concussione e usura. Circostanze, se fossero state vere, da arresto. Nell’inchiesta sono rimasti coinvolti, prima di essere prosciolti anche loro, i commercianti di laterizi Giovanni Luigi Garbin, 50 anni, e la madre Augusta Paiusco di 75, titolari dell’attività con sede a Motta di Costabissara. La loro colpa era stata quella di essere venuti incontro, proprio così, al debitore. E proprio da una denuncia per truffa presentata dalla signora Paiusco contro Rizzi nel corso del 2006 perché non aveva pagato una fornitura di materiale dell’importo di 8500 euro è scaturita l’ingarbugliata storia che dimostra il terreno minato sul quale lavorano i pubblici ufficiali.

LA TRAPPOLA. Panìco dopo avere ricevuto la denuncia aveva avviato gli accertamenti di legge convocando Rizzi, di cui altri creditori si erano lamentati, invitandolo a nominarsi un avvocato per la cosiddetta “elezione di domicilio”.
Pare che in quella sede Rizzi chiese aiuto al sottufficiale per risolvere la situazione. Pertanto, il maresciallo si adoperò per far incontrare denunciante e denunciato. In quella sede, la signora Paiusco venne incontro a Rizzi facendogli sottoscrivere delle cambiali con una scadenza piuttosto lunga. Sul punto il procuratore Salvarani nella richiesta di archiviazione ha scritto che «mediante la sottoscrizione dei titoli, il pagamento del debito fu rateizzato in 400 euro mensili e dilazionato in due anni, sicché un qualche vantaggio in quella trattativa Rizzi ebbe ad ottenerlo, così come la Paiusco che ricevette titoli di credito immediatamente esigibili, anche se era consapevole che l’adempimento era assegnato alla buona volontà del Rizzi, che era patrimonialmente incapiente, tanto che la Paiusco si rifiutò di rimettere (e a ragione) immediatamente la querela». L’avrebbe fatto, come si fa in questi casi, solo quando il debito fosse stato estinto.

TRASFERIMENTO. Era la metà di ottobre 2006 e il caso, fin qui nella sua linearità, pareva chiuso con soddisfazione delle parti. Invece, che cosa avvenne. Rizzi non pagò e con un voltafaccia incredibile, come le indagini hanno accertato, il 7 settembre 2007 a quasi un anno dall’accordo con la “Garbin Edilizia srl” presentò in procura a Verona una querela contro l’esterrefatto Panìco. Il motivo?
Perché disse che non la depositava a Vicenza poiché il maresciallo altrimenti sarebbe stato coperto. E allegando alla denuncia i documenti del trasporto del materiale non pagato ed emessi dalla Garbin per 8500 euro, ne disconosceva la metà, affermando di essere stato costretto a sottoscrivere le cambiali a favore di Paiusco e Garbin su pressione del maresciallo, che lo avrebbe minacciato che se non avesse firmato gli avrebbe fatto revocare il porto d’armi come guardia giurata in forza ai Rangers.
Poiché i fatti erano dettagliati e, come descritti, pesanti in ipotesi per il carabiniere, scattò l’inchiesta. Salvarani spostò immediatamente Panìco dalla procura e affidò alla tributaria le indagini per capire i risvolti del delicato caso.

IL DEBITO. L’inchiesta ha accertato quanto segue. Il porto d’armi venne revocato a Rizzi su indagini della questura perché pare che egli millantasse con alcuni creditori di essere un poliziotto per tirarla in lungo. Panìco con questo provvedimento non c’entrava nulla. Inoltre, la guardia aveva effettivamente acquistato materiali dai Garbin per 8500 euro senza pagarli e le cambiali sottoscritte nel 2006 con scadenza 2008 sarebbero state per lui un vantaggio. Ma il problema, non di poco conto, è che Rizzi non aveva soldi, e per prendere tempo infangò l’incolpevole maresciallo Panìco, che è stato difeso dall’avv. Tonino De Silvestri. Ora il carabiniere è stato prosciolto, ma è stato rimosso dal suo prestigioso incarico. Rizzi, intanto, rischia di finire sotto processo per calunnia a Verona, dove presentò la querela che appare strumentale, ma soprattutto bugiarda. A proposito, gli 8500 euro il signor Rizzi ai Garbin pare debba ancora pagarli e sono trascorsi tre anni. Capito?

Ivano Tolettini

Guardia giurata mentì Il maresciallo proscioltoultima modifica: 2009-05-19T11:00:00+02:00da sagittario290