La rabbia dei Comuni esclusi dai benefici

CRONACA

(19 aprile 2009)

Protestano amministrazioni e abitanti dell’area al confine con Lazio e Marche
“Dicono che non hanno visto le crepe, a dire il vero noi non abbiamo visto loro”

La rabbia dei Comuni esclusi dai benefici
“Venga Bertolaso a fare il sindaco qui”

“Come al solito si sono dimenticati di noi paesi di montagna, siamo sempre gli ultimi”

dal nostro inviato PAOLO G. BRERA

este_18204939_50240.jpgCAPITIGNANO (L’Aquila) – “Avevamo tre chiese, non c’è n’è rimasta in piedi e sicura nemmeno una in cui pregare Dio che ci scampi, e Bertolaso che ci ripensi”. Capitignano non c’è, nella lista dei 49; e non ci sono nemmeno Cagnano Amiterno e Montereale, gli altri due paesi del distretto al confine con Lazio e Marche esclusi dai benefici previsti dal governo. Niente sovvenzioni, nessun fondo speciale, nemmeno un euro per assistere i 600 paesani stremati da due settimane di balletti sulla faglia.

Maurizio Pelosi, il sindaco, indica le torri faro che illuminano il campo sportivo in cui ospita mezzo paese, tutti quelli che non sono fuggiti e non sono già al sicuro negli alberghi sul mare: “Ballavano così, di un metro in qua e in là. La gente fuggiva dalle tende urlando, ma si vede che ci siamo sbagliati tutti. Abbiamo decine di case con crepe lunghe così, ma loro dicono che non le hanno viste. A dire il vero siamo noi che non abbiamo visto loro, gli esperti che dicono di essere venuti a fare i rilievi ma non hanno nemmeno una carta da mostrarci”.

“La verità è che come al solito si sono dimenticati di noi paesi di montagna. Siamo sempre gli ultimi, gli esclusi”, dice serrando le spalle nel giaccone. Fa freddo. Agita in mano due fogli di stampata evidenziati in giallo: “Guardi qui – dice il sindaco – sono le scosse che hanno avuto per epicentro il mio paese. Sono trenta, mica una. Trenta scosse partite sotto i nostri piedi, sotto le nostre case. Lo sanno anche quelli della protezione civile che il nuovo sciame sismico si è spostato su questa faglia, che l’epicentro siamo diventati noi. Lo sanno che rischiamo una scossa devastante come quelle dell’Aquila, che nessuno può lavorare, che nessuno più può dormire in casa senza rischiare la pelle”.

Capitignano trema ogni giorno, anche oggi. I ragazzi e gli adulti del paese ciondolano nel campo senza poter fare nulla: molti sono muratori, ma nessuno costruisce o ripara più nulla; i negozi sono chiusi, l’ufficio postale per ritirare la pensione non c’è. Ci sono solo le montagne e il silenzio, le vette innevate del Terminillo, quelle del Gran Sasso e le alte sorgenti dell’Aterno che cullano il paese. Anche il sindaco non lavora: “Sono guardia giurata, ma sono in permesso per il terremoto. Ora però mi dovrò mettere in ferie, perché noi ufficialmente non siamo più terremotati”.

Come tutti i compaesani, è d’umore nero e niente affatto disposto a incassare la sconfitta. “Hanno detto che verranno a rivedere i danni, li aspettiamo con tutte le foto che vogliono. Se non cambiano idea, se non ammettono di essersi sbagliati e confermano che non siamo terremotati, se insistono che qui stiamo solo giocando, allora cancello le ordinanze di sgombero e li rimando tutti a casa, i miei concittadini. I soldi per ospitarli nelle tende a spese del comune non ce l’ho. Poi naturalmente mi dimetto: ci venisse Bertolaso a fare il sindaco al posto mio… Se la prendesse lui la responsabilità di quello che può succedere con queste scosse continue”.

Stesso tenore, stesso furore nelle parole del sindaco di Montereale, Lucia Pandolfi. “Siamo da giorni l’epicentro di un sisma continuo, avremmo voluto che ci spiegassero cosa vuol dire ma non importa, la gente ha preso coscienza da sola della situazione e del pericolo. Se domani Bertolaso non ammette che la nostra esclusione è un disguido tecnico, io gli porto tutto il paese davanti all’ufficio. Così vediamo come glielo spiegano, lui e il prefetto, perché non hanno diritto a niente”.

Non sono gli unici comuni a protestare per l’esclusione, e a premere per rientrare in un prossimo decreto che estenda i benefici allargando il cratere. Tra gli esclusi eccellenti c’è anche Sulmona, e il sindaco Fabio Federico ha detto a Sky di essere assolutamente convinto che nuovi accertamenti riapriranno la partita per i suoi concittadini. Ieri il capo della protezione civile, Guido Bertolaso, aveva annunciato una visita proprio a Sulmona, poi saltata per impegni con il premier Silvio Berlusconi, tornato all’Aquila per la settima volta. E lo ha detto anche Berlusconi che l’ipotesi di un’estensione della lista basata sui danni (rientrano solo i comuni che li hanno subiti pari o superiori al sesto grado sulla scala Mercalli) è concreta: “Potremmo introdurre anche altri comuni – ha detto il presidente del Consiglio – ma solo dopo aver inventariato i danni”.

Il varco c’è, insomma, ma è stretto: “E’ inevitabile – dice il presidente della Regione, Gianni Chiodi – che ci siano lamentele. Non è un decreto definitivo, gli accertamenti continueranno dal punto di vista tecnico-scientifico. Ma bisogna tener conto che ci sono territori più danneggiati di altri: non si può allargare solo per esigenze di tipo politico”.

La rabbia dei Comuni esclusi dai beneficiultima modifica: 2009-04-20T11:00:00+02:00da sagittario290