Dramma lavoro, suicidio a Caivano


Edizione CIRC_NORD

02/12/2006

CATERINO Caivano. Temeva di perdere il posto di lavoro. E si è impiccato, non reggendo più ad una tensione divenuta dolorosamente insopportabile. Tenuta nascosta a tutti, persino alla fidanzata. Un tarlo maledetto che gli rosicchiato tutti i pensieri e colorato di nero il futuro. Ieri pomeriggio, Giuseppe Marcheggiani, 27 anni, impiegato come VIGILANTES non armato, in un istituto di sorveglianza privata della provincia di Caserta, è crollato. La guardia giurata è scesa nel garage di casa, in via Salluti, a Caivano. Ha preparato una sorta di rudimentale cappio. In silenzio ha legato un capo della corda ad una tubatura. Poi è salito su un piccolo sgabello. Ha infilato la testa nel cappio e si è lasciato andare, senza nemmeno un bisbisglio, con tutta la sua disperazione. Due ore dopo il padre, nemmeno tanto insospettito dalla lunga assenza di Giuseppe, lo ha cercato per tutta la casa. Poi è entrato nel garage ed è precipitato nella disperazione più nera. Ha gridato aiuto. Ha afferrato le gambe di Giuseppe, cercando di sollevarlo. Ha gridato ancora aiuto. Sono accorsi gli altri familiari. Qualcuno ha avuto anche la forza, di telefonare al 118, chiedendo "«subito» un'ambulanza. E i sanitari sono arrivato dopo pochissimi minuti. Hanno intubato Giuseppe Marcheggiani. Azionato le macchine per rianimarlo. Mezz'ora dopo si sono arresi e il medico ha stilato il certificato di morte e avvertito i carabinieri della locale tenenza, diretta dal tenente Nicola Guercia. Le domande dei militari e le risposte dei genitori e quelle dei familiari. salate di lacrime amare. «No! Giusppe non soffriva di depressoni. No! Era sano come un pesce. No! Con la fidanzata era tutto liscio. Erano la coppia della felcità. No! Il lavoro non era pericoloso, e non portava nemmeno la pistola». Nessun biglietto. Niente che al momento potesse spiegare il perchè di quella tragedia. Poi qualche familiare ha ricordato che parlando con Giuseppe, questi aveva accennato ai «problemi» in ditta. Ridendo aveva detto «Speriamo che non mi licenziano». E allora come in un un tragico puzzle, tutti i suoi silenzi, gli scatti di ira, e lo sguardo assorto e le domande «Ma che hai?» lasciate senza risposta, sono andate ad incastrarsi. I familiari si sono resi conto solo ieri pomeriggio del dramma che stava vivendo Giuseppe Marcheggiani, ex calciatore di buon livello nella squadra della Boys Caivanese. Il magistrato ha disposto il sequestro della salma, che è stata trasportata all'Istituto di Medicina Legale del Secondo Policlinico di Napoli, dove forse già oggi verrà eseguita l'autopsia. A Caivano la notizia del suicidio dell'ex calciatore ha fatto il giro in un baleno. «In questi posti – dice un suo amico – l lavoro è davvero un'ancora di salvezza. O lavori oppure fai il camorrista, o in alternativa , vai a vendere le droga al parco Verde». E allora capisci davvero qual è il dramma lavoro, e la paura di perderlo. In una zona dove i disoccupati sono più della metà della popolazione e chi ha un lavoro, gli si aggrappa sopra con tutte le forze. E quando solo hai sospetto di essere disarcionato,arrivi ad ucciderti. In silenzio.

Dramma lavoro, suicidio a Caivanoultima modifica: 2006-12-03T12:27:27+01:00da sagittario290