Caporalato, la procura di Milano revoca il controllo giudiziario su All System spa dopo che l’azienda ha alzato le buste paga del 38%

Repubblica

Cronaca

07 NOVEMBRE 202

Caporalato, la procura di Milano revoca il controllo giudiziario su All System spa dopo che l’azienda ha alzato le buste paga del 38%

Condizioni di sfruttamento, turni raddoppiati, salari sotto la soglia di povertà: ecco perché la società di vigilanza era finita sotto la lente della procura

La procura di Milano ha revocato questa mattina il controllo giudiziario sulla All System Spa, la società di vigilanza appaltatrice anche della Procura generale di Milano e della Procura di Busto Arsizio, indagata per caporalato, dopo la decisione dell’azienda di alzare le buste paga del 38%, in un percorso a crescere nel tempo.

Il pm Paolo Storari – come scrive l’agenzia La Presse – contesta al rappresentante legale della società, il 70enne Vincenzo Serrani, le “condizioni di sfruttamento” a cui erano sottoposti i lavoratori “approfittando dello stato di bisogno”. In particolare sotto la lente del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Como sono finite le buste paga da 5,3 euro lordi l’ora – poi aumentate dalla All System a 6,9 euro, ma non ancora sufficienti per la procura – per retribuzioni mensili da 930 euro (650 euro netti) “assolutamente sproporzionate rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro svolto” e in violazione dell’articolo 36 della Costituzione che garantisce “un’esistenza libera e dignitosa”.

“C’è un limite oltre il quale non si può scendere” e questo limite vale per qualsiasi contrattazione collettiva, che non può tradursi, in fattore di compressione del giusto livello di salario e di dumping salariale”, ha scritto il pm Storari citando tre diverse e recenti sentenze della Corte di Cassazione sul salario minimo, rispetto al fatto che quelle paghe da 5,3 euro fossero state negoziate nel contratto collettivo nazionale dei servizi fiduciari firmato nel 2013 dai sindacati e mai rinnovato fino al 2023 con le firme di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e le associazioni imprenditoriali del settore Anivip, Assiv, Univ, Legacoop Produzione e Servizi, Agci Servizi e Confcooperative Lavoro e Servizi. Dalle carte dell’inchiesta emerge come “nonostante questi aumenti” di All System che ha portato la “paga base a euro 1200 mensili per prestazioni a tempo pieno (40 ore)” il “salario risulta ancora sotto la soglia di povertà e ciò pare testimonianza di una certa pervicacia nell’illecito, soprattutto dopo le chiare pronunce della Suprema Corte”.

Il decreto di controllo giudiziario era stato eseguito il 31 ottobre e la società di Verrone, nel Biellese, da 63,4 milioni di ricavi e assegnataria di appalti per Istituzioni e grandi società di Stato (Leonardo, Sogin, Enel, Grandi Stazioni, Iren, Inps, Aria spa, la Zecca dello Stato, Eni, Regione Piemonte, Saipem, Asst Grande e Università Cattolica e altre), affidata alla gestione dell’amministratore giudiziario Franco Lagro.

Nell’inchiesta, oltre ai bassi salari, erano emersi anche episodi di lavoratrici licenziate dopo una “gravidanza a rischio” e rimaste “disoccupate” e lavoratori impiegati presso la ‘Sala Servizi’ della All System Spa a cui venivano indicate le “persone che a causa di situazioni di bisogno si sarebbero trovate costrette ad accettare i turni, doppi come ad esempio un turno “da 8 ore” subito dopo averne finito un altro “da 8 ore”. Dopo la cooperativa Servizi Fiduciari di Sicuritalia, Mondialpol e Cosmopol, la All System è la quarta big della vigilanza privata che decide di alzare gli stipendi per ottenere la revoca immediata del controllo giudiziario.

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