Rapina al portavalori, tre vigilantes difendono la guardia giurata accusata di essere il basista

TusciaWeb

Cronaca

16 dicembre 2021

Tribunale – Tre telefonate “sospette” con l’imputato e i sistemi di sicurezza dei furgoni al centro della testimonianza

Rapina al portavalori, tre vigilantes difendono la guardia giurata accusata di essere il basista

Viterbo – Rapina da oltre un milione di euro al furgone portavalori della Securpol assaltato all’uscita Cinelli della superstrada il primo febbraio 2016, sfilano i primi testimoni della difesa.

E’ ripreso ieri con l’ascolto di tre vigilantes il processo all’ex guardia giurata Fabio Aglioti, considerato il basista della banda, di cui avrebbe fatto parte anche un altro vigilante, sgominata dopo quattro anni con le tre misure di custodia cautelare emesse dal gip a dicembre 2020. Tre telefonate “sospette” con l’imputato e i sistemi di sicurezza dei furgoni portavalori al centro della testimonianza.

L’imputato, tuttora ai domiciliari, si è difeso davanti al collegio lo scorso 10 novembre, accusando l’ex amico e collega Michele Potenzi, anche lui arrestato dodici mesi fa e nel frattempo uscito di scena con un patteggiamento che gli ha consentito di beneficiare dello sconto di un terzo della pena. “Voleva farmela pagare per gelosia, perché diceva che ci avevo provato con sua moglie”, si è difeso Aglioti davanti ai giudici del tribunale di Viterbo.

Il terzo arrestato è un pregiudicato campano, tradito mentre, detenuto per rapina a Mammagialla, avrebbe parlato dell’assalto al portavalori con un cellulare clandestino, senza sapere di essere intercettato dalla polizia penitenziaria. Il riscontro delle tracce biologiche rilevate sulla macchina rubata per il colpo e abbandonata durante la fuga avrebbero fatto il resto.

Parte civile con l’avvocato Roberto Alabiso la guardia giurata che era alla guida del portavalori al momento dell’assalto.

Gli ex colleghi sentiti ieri, dopo il fallimento della Securpol, sono rimasti nel settore: uno fa il vigilante in un albergo del Vaticano, un altro all’università di Viterbo, mentre il terzo è stato assorbito dalla ditta subentrata.

All’epoca si occupavano di trasporto valori. Interrogati dalla difesa hanno detto che il percorso veniva scelto dal capo equipaggio, solitamente l’autista della navetta, che i furgoni provenienti da Viterbo erano spesso vecchi e poco efficienti, che l’entità dei valori veniva resa nota solo il giorno stesso all’equipaggio, che i sistemi di sicurezza prevedevano misure diverse a seconda del valore del trasporto e che l’attivazione dello “spumablock” (che rende inutilizzabili le banconote) era prevista solo se superiore ai tre milioni di euro.

Secondo il pm Stefano D’Arma, parlando con loro al telefono, Aglioti avrebbe avuto in animo di coinvolgerli in ulteriori rapine a portavalori.

Al setaccio tre conversazioni telefoniche avute coi testimoni tra maggio e giugno del 2020, pochi mesi prima dell’arresto, quando era già intercettato, in quanto sospettato del colpo sulla superstrada. L’imputato, diventato nel frattempo ex guardia giurata, avrebbe cercato sponda, o quantomeno di ottenere informazioni dagli ex compagni di lavoro.

Nessuno di loro, però, avrebbe avuto sentore che ci fosse qualcosa di strano, o almeno lo hanno negato, fornendo una versione alternativa del contenuto delle conversazioni, che secondo la difesa sarebbe stato equivocato.

“Tocca vedersi per guardare al futuro, in che modo te lo dico quando ci vediamo”, avrebbe detto Aglioti a uno di loro, secondo il quale parlavano dei rispettivi problemi di mariti separati.

“Devi pensare ai cazzi tuoi e basta”, avrebbe detto Aglioti a un altro, insistendo per vedersi. L’interlocutore gli avrebbe risposto “non ci siamo con i soldi”, ma di fronte alle perplessità del pm ha spiegato “mi riferivo agli stipendi saltati”.

All’ultimo testimone Aglioti avrebbe parlato degli screzi con il presunto complice Michele Potenzi (“Non l’ho più sentito, ci sono rimasto male, per me era come un fratello”) e di “olio”. “Era proprio di olio che parlavamo, quello che solitamente comprava da me un paio di volte all’anno”, ha detto il teste.

Il processo riprenderà il 23 febbraio per sentire gli ultimi testi della difesa, quindi si tornerà in aula il 30 marzo, salvo imprevisti per la discussione.

Silvana Cortignani

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Rapina al portavalori, tre vigilantes difendono la guardia giurata accusata di essere il basistaultima modifica: 2021-12-17T11:30:27+01:00da sagittario290