Comunicati Stampa
giu 22, 2016
L’INCHIESTA
Vigilante in stazione, in bilico tra sicurezza e solidarietà
Chi si occupa di sorvegliare i binari spesso lascia dormire i senzatetto nei sottopassaggi o negli atri con un accordo: “Se non disturbi, puoi restare”.
“Tra i vigilanti e le persone che dormono abitualmente in stazione si finisce per conoscersi e instaurare una relazione. Capita che nei momenti più tranquilli ci si fermi a scambiare due chiacchiere, e così alcuni senzatetto finiscono per raccontarti la loro storia”. M. è stato vigilante nella stazione di Bologna per tre anni, fino a maggio. Ex educatore, laureato in scienze della formazione, oggi è diventato una guardia giurata e lavora per una cooperativa che si occupa di sicurezza. “Si tratta per la maggior parte di uomini, che spesso hanno alle spalle una separazione dalla moglie o un lutto. Alcuni diventano alcolisti, poi perdono il lavoro e finiscono in strada”.
In stazione M. faceva parte della squadra di emergenza, specializzata nell’evacuazione in caso di incendio, attentato o scontro tra treni. Il suo compito era anche quello di sorvegliare le varie zone, facendo attività di prevenzione contro scippi, borseggi o graffiti sui muri, in collaborazione con la polizia ferroviaria. “La stazione è un luogo molto particolare, dove si incrociano migliaia di persone – spiega –. Non ho mai assistito a episodi di criminalità gravi, la situazione è abbastanza tranquilla. Di notte ci dormono circa 10-15 persone (secondo gli operatori dell’help Center il numero è più alto, ndr), sempre le stesse. Gli unici che a volte creano problemi sono quelli che si fermano solo per qualche notte poi ripartono, chi invece è fisso qui ha tutto l’interesse a mantenere un clima disteso”.
I vigilanti hanno quindi un atteggiamento di tolleranza verso i senza dimora, lasciando che dormano nei sottopassaggi e negli atri: “C’è un accordo tacito: se non disturbi, puoi restare – continua M. –. Poi verso le 6 del mattino andiamo a svegliarli e li facciamo uscire”. Il posto più frequentato da chi non ha una casa è la sala d’attesa, utilizzata come riparo al chiuso durante i mesi freddi: “In inverno arrivano a esserci 30-40 persone. Da poche settimane c’è una guardia fissa nella sala, che controlla che tutti abbiano un biglietto convalidato. Così, i senzatetto comprano un biglietto da pochi soldi e si fermano lì per diverse ore”.
Anche la politica delle ferrovie dello Stato in merito alla gestione dell’ordine pubblico nelle stazioni oggi coniuga sicurezza e solidarietà: “All’inizio il disagio sociale era affrontato solo in chiave di ordine pubblico dalla polizia ferroviaria, anche quando le persone non commettevano reati – afferma fabrizio Torella, responsabile delle attività sociali d’impresa delle ferrovie dello Stato –. Oggi si è capito che sicurezza è anche prevenzione, e per prevenire bisogna aiutare le persone a uscire da una condizione di emarginazione. E’ per questo che abbiamo aperto 16 Help Center in tutta Italia, che funzionano seguendo il modello della sussidiarietà circolare, con una collaborazione tra ferrovie, enti locali e terzo settore. Le attività degli Help Center sono propedeutiche alla sicurezza: la persona non riceve solo un aiuto momentaneo, ma viene presa in carico e seguita in un percorso individualizzato”.
di Alice Facchini