Degrado, muffa, bagni inagibili: viaggio nel Sert della vergogna

MattinoPadova

Cronaca

01 agosto 2015

Degrado, muffa, bagni inagibili: viaggio nel Sert della vergogna

Medici, infermieri, psicologi e assistenti sociali costretti a lavorare in condizioni al limite della dignità. In via dei Colli la struttura di frontiera: nel 2014 prestate cure a 1.343 tossicodipendenti e 596 alcolisti

di Luca Preziusi

PADOVA. Bagni inagibili, uffici dei medici trasformati in ambulatori, elettricità instabile, una sola guardia giurata. Un luogo destinato agli emarginati, dove dovrebbe regnare la speranza per chi è in cerca di una seconda chance, in cui invece domina l’indifferenza. Parliamo del Sert, a due passi dall’ospedale di via dei Colli. Qui, nell’ultimo anno, sono stati curati 1.343 tossicodipendenti e 596 alcolisti, in condizioni igienico sanitarie al limite della dignità di utenti e personale medico, infermieristico e amministrativo. Basta girare per la struttura per rendersi conto del degrado. Appena varcata la soglia dell’entrata ci si accorge subito di aver superato, in realtà, un altro confine, quello di un mondo sommerso, dimenticato dalle istituzioni.

Nel parco che fa da sala d’attesa ci sono decine di tossicodipendenti, alcuni giovanissimi altri over 60, che si fanno compagnia prima del loro turno di metadone (897 quello in trattamento). I loro occhi sono spenti e la struttura fatiscente, andata ancor di più in rovina dopo l’alluvione del 26 luglio 2014, non riproduce esattamente quel luogo di redenzione che si aspettavano. Una sola guardia giurata a gestirli. Un compito arduo perché la gran parte di loro consuma cocaina ed eroina quotidianamente, anche a pochi metri dall’entrata. Non ci vuole un medico per capire come mai, alcuni di loro, alle 10 di mattina sono già accasciati sulle panchine, con i gomiti sulle ginocchia, la testa tra le mani, la bocca aperta e il frastuono della droga che fa il suo corso dentro un corpo lento e ormai privo di riflessi. Fatti i primi scalini per entrare nella struttura, ci si ritrova subito davanti al quadro elettrico, quello che assicura la vita di tutti i macchinari degli ambulatori. Per “tenerlo vivo” c’è un ventilatore in funzione 24 ore su 24.

Se salta il quadro elettrico va in corto circuito tutto il sistema di cura. Il via vai di medici ed infermieri (oltre al direttore Andrea Vendramin, ci sono 9 dirigenti medici, 5 psicologi, 14 infermieri, 11 educatori, 3 assistenti sociali, 5 operatori socio sanitari e un tecnico specializzato), riempie i corridoi. Nessuno di loro vuole parlare, ma le occhiaie sui volti e gli sguardi d’intesa tra loro, valgono più di mille dichiarazioni.

Lavorare in questa struttura, punto di riferimento in Veneto per numeri e risultati, per loro è un’angoscia ma è grazie al loro impegno quotidiano che i successi arrivano comunque.

Un’ala del complesso è stata chiusa e dichiarata inagibile da più di un anno. Sono rimasti utilizzabili solo due bagni, comunque in uno stato pessimo e con le finestre rotte, che condividono utenti e personale. Molti medici hanno rinunciato al proprio ufficio arrangiandolo ad ambulatorio. Il secondo piano è inaccessibile, ma basta alzare lo sguardo per capire cosa è diventato: ovvero nido per piccioni e tana per topi. Sotto c’è molto di più: il disinteresse delle istituzioni che parla di eccellenze e dimentica chi è in prima linea.

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Degrado, muffa, bagni inagibili: viaggio nel Sert della vergognaultima modifica: 2015-08-02T10:45:47+02:00da sagittario290