Vigilantes sfruttati, ottengono il risarcimento

Cronaca

02 marzo 2013

Vigilantes sfruttati, ottengono il risarcimento

Lavoravano per grandi catene commerciali, ma erano inquadrati con contratti a progetto. Per i giudici, però, erano dipendenti

image.jpgTRENTO. Guadaganva appena sette euro lordi all’ora ed era assunto con un contratto a progetto. Un famigerato co.co.pro. Quando andava bene riusciva a mettere insieme 960 euro al mese lavorando sei giorni a settimana, dalle nove di mattina alle otto di sera. L’azienda gli versava appena il 26 per cento di contributi. Quindi non aveva neanche la speranza di una pensione decente. E, quando si è lamentato, lo hanno anche licenziato. E’ il destino di un vigilante che lavorava presso il punto vendita di una grande catena commerciale, ma era assunto da una società specializzata in servizi di sicurezza con sede a Varese. Stessa sorte per un altro vigilante che lavorava presso un’altra catena commerciale. Quest’ultimo lavorava per una società di Rimini alla quale la catena commerciale aveva appaltato il servizio di vigilanza. Quest’ultimo, però, se la cavava un po’ meglio, visto che lo stipendio poteva arrivare a 1.300 euro al mese. Anche lui è stato licenziato quando si è lamentato. Del resto, avendo un contratto a progetto, il licenziamento da parte del datore di lavoro è assolutamente agevole. Basta una lettera di recesso.

L’avvocato dei due vigilantes, Gennaro Romano, però, ha fatto causa in entrambi i casi e ha vinto davanti a due diversi giudici del Tribunale di Trento, Flaim e Beghini. Il legale è riuscito a dimostrare che i due vigilantes svolgevano un lavoro subordinato anche se erano inquadrati con un contratto a progetto e, quindi, è riuscito a ottenere il risarcimento per il licenziamento. Il primo vigilante ha lavorato per la catena commerciale da marzo a luglio del 2010 e ha ottenuto 6 mila euro comprensivi di risarcimento e di ricostruzione del salario, mentre il secondo aveva lavorato da febbraio 2010 a gennaio 2011. Per lui il risarcimento è stato di 15 mila euro.

L’avvocato Romano è riuscito a dimostrare che, in entrambi i casi, si trattava di un rapporto di lavoro subordinato che veniva mascherato da contratto a progetto. Entrambi i vigilantes venivano, infatti, assunti formalmente per eseguire uno studio a campione sui furti nei negozi. In realtà, il loro non era uno studio teorico, ma dovevano sorvegliare per davvero e non a campione. L’avvocato Romano ha dimostrato come i due fossero inquadrati in un’organizazione, dovessero rispettare turni settinali e prendessero ordini dal responsabile. La cosa strana è che, in un caso, gli ispettori del lavoro della Provincia avevano controllato e avevano concluso che non si trattava di lavoro subordinato. I giudici del lavoro, sulla base degli stessi atti, sono giunti a una conclusione opposta. L’avvocato Romano fa notare come il fenomeno dei finti co.co.pro sia diffusissimo e costringa molte persone a lavorare senza alcuna tutela e senza garanzie di nessun tipo per il futuro.

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Vigilantes sfruttati, ottengono il risarcimentoultima modifica: 2013-03-03T11:15:00+01:00da sagittario290