Cronaca
(12 aprile 2011)
L’INCHIESTA
Quelle notti le guardie si fecero da parte
due blitz sospetti all’interno del palazzo
di MARIA ELENA VINCENZI
Un esposto inviato alla prefettura, al questore, ai carabinieri. Una questione sindacale che però oggi, alla luce delle denuncia del governatore della Regione, Renata Polverini, potrebbe assumere un altro significato.
Era sembrato un esposto come ne arrivano tanti. I sindacati confederali di categoria denunciavano una vicenda che aveva riguardato le guardie giurate che prestano servizio, 24 ore su 24, all’ingresso della Regione. Un episodio che Cgil, Cisl e Uil avevano ritenuto tanto strano da segnarlo alla governatrice e alle autorità. Nella notte del 3 e del 18 marzo scorsi, infatti, un graduato della Union Security, la società che si occupa della sicurezza del palazzo di via Cristoforo Colombo, ha avvisato i proprio colleghi dell’arrivo di alcune persone che, ha detto, potevano “entrare senza che fossero richiesti documenti”, come invece previsto. Tre uomini a bordo di un’auto di servizio che sono entrati in Regione, nel cuore della notte, insieme al loro dirigente. E si sono fermati negli uffici per tre o quattro ore.
Una vicenda che si è ripetuta per due volte e che aveva qualcosa di anomalo. Tanto che i dipendenti l’hanno segnalata ai loro vertici con alcune relazioni interne e, poi, ai tre sindacati che, per non esporli, hanno scritto alle autorità. Dicendo, in sostanza, che non è normale che tre persone nel cuore della notte vengano autorizzate ad entrare senza presentare i documenti e senza essere sottoposti ad alcun controllo. E ora quell’esposto assume un altro significato, alla luce della denuncia di Renata Polverini, di aver trovato delle cimici nel suo ufficio. Possibile che gli apparecchi per intercettare le conversazioni nel palazzo della Regione siano state messe in quelle due notti? E se sì, chi erano quegli uomini in borghese? E per quale motivo avevano il placet del loro capo?