23-09-2009 sezione: HOME_ROMA
Tragedia al Tiburtino, spara all’amico e poi si uccide
Lo sgomento dei vicini: erano bravi ragazzi, lavoratori veri
di Marco De Risi e Raffaella Troili
ROMA (23 settembre) – La tv accesa, il posacenere sporco e loro due, in tenuta da notte, stesi sul letto matrimoniale, uno ancora con la pistola in pugno. Due uomini, uno polacco, l’altro romeno, sono stati trovati privi di vita ieri sera all’interno di un appartamento al quinto piano di una palazzone di via Augusto Mammucari 25, al Tiburtino. Sarebbe stato il romeno Cosmin Sava, 23 anni, a sparare in testa al polacco, Mariusz Szydlowski, 38 anni, per poi togliersi la vita puntandosi in bocca la semiautomatica trafugata la sera prima in casa di un amico guardia giurata, lasciandogli un biglietto con scritto «Scusami, lo devo fare, poi capirai».
«Come suo padre, anche mio marito è morto così», ha raccontato disperata la mamma del ragazzo ai carabinieri. Il polacco lavorava per una ditta di derattizzazione, il romeno faceva il pizzaiolo. A dare l’allarme un coinquilino, che è rientrato a casa e ha trovato i due cadaveri stesi in camera, con i volti deturpati da ferite da arma da fuoco e ha avvisato il 118. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Reparto operativo diretto dal colonnello Salvatore Cagnazzo e gli uomini della Compagnia Montesacro comandati dal maggiore Luciano Soligo e del Nucleo Investigativo di Roma. L’ipotesi più probabile, quando ancora si aspettavano l’analisi del medico legale e i rilievi della Scientifica, sembrava quella dell’omicidio suicidio, forse per motivi passionali.
«Mio figlio, cosa ha fatto! Ha ucciso il suo compagno di stanza e poi si è tolto la vita», le parole pronunciate dalla mamma del romeno, all’arrivo dei soccorritori. A raccontarlo, una vicina: «La madre mi ha anche detto che i due non andavano d’accordo». Altri particolari emergono da un’inquilina dell’enorme palazzone di case popolari alla periferia Est della capitale, nei pressi di Grotte di Gregna: «Abitavano qui da un anno, non si vedevano e non si sentivano mai: due lavoratori». Sempre la vicina non ha udito rumori di arma da fuoco: «Stavo dormendo, sono stata svegliata verso le 19.30 quando sono arrivate le ambulanze». «Io sono stato tutto il pomeriggio in casa ma non ho sentito nulla – raccontava un ragazzo che sta al terzo piano – ci siamo resi conto che era successo qualcosa quando verso le 7,30 sono accorsi i carabinieri». Il fatto dovrebbe essere avvenuto nella notte. La guardia giurata avrebbe telefonato subito all’amico, chiedendo indietro la pistola e sarebbe stato rincuorato così: «Non ti preoccupare, era uno scherzo».