“Battisti lesse l’ultima lettera di Mogol”


CRONACHE

3/9/2008 (7:14) – RETROSCENA

“Battisti lesse l’ultima lettera di Mogol”

Il medico che gliela consegnò: «Non disse nulla, ma era commosso»

GIANNI ARMAND PILON

1868084275.jpgSono passati dieci anni esatti ma quelle settimane all’ospedale San Paolo di Milano il dottor Antonio Del Santo se le ricorda bene. La malattia di Lucio Battisti, la stanza singola sempre in penombra, l’odore del disinfettante, i medici che andavano e venivano con i risultati delle analisi e l’ossessione quasi maniacale della moglie e del figlio per non far conoscere a nessuno le ultime ore di un uomo che moriva. E se la ricorda eccome quella lettera che Mogol fece recapitare in segreto all’amico con cui aveva firmato tanti successi e che non vedeva più da anni: «Fui io a farla avere a Battisti quando ancora era pienamente cosciente».

Nel libro-intervista di Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro «Il mio amico Lucio Battisti», Giulio Rapetti, vero nome di Mogol, ha ricostruito così quell’episodio: «Ho cercato di contattare Lucio in ospedale, scrivendo una lettera che ho affidato a un dottore, che conosceva un’infermiera che lavorava in quell’ospedale. Avevo scritto “Caro Lucio, spero che la stampa esageri, comunque questo è il mio numero, se hai bisogno io ci sono”. Non seppi più niente, forse era già in coma, forse qualcuno l’ha stracciata. Mi piacerebbe incontrare quell’infermiera. Scoprire che fine ha fatto la mia lettera. Ma non conosco il suo nome».

Il dottor Del Santo ripiega La Stampa che riporta i passi salienti di quella lunga intervista. Racconta: «Non era un’infermiera, era un medico. Una ginecologa, per la precisione. Mi affidò personalmente quella busta perché ero io, e soltanto io, a decidere che cosa dovesse arrivare o meno a Battisti». E che cosa fece della lettera? «Gliela consegnai». Sicuro? «Non sono cose che si dimenticano». Ed era lì quando lui la aprì? «Sì, ero presente». Reazioni? «Impiegò qualche minuto per arrivare al fondo, poi ripiegò la lettera, la infilò nella sua busta e la posò sul comodino, con un’ombra di commozione». Nessun commento? «Nessuno. Ma perché stupirsi? In quelle tre settimane ho imparato che quello era il suo modo di essere. Lucio Battisti era un uomo gradevole ma estremamente riservato».

«In tutti questi anni e anche allora – continua Del Santo – non ho mai parlato della degenza di Lucio Battisti, né rilasciato dichiarazioni sul paziente più illustre che io abbia avuto. Sono cresciuto con le sue canzoni, come tutti. E come è comprensibile ho seguito il decorso della malattia con una partecipazione particolare. Se ora le racconto queste cose è per sollevare Mogol da quel dubbio che ancora lo assilla».

Dice che Lucio Battisti fu ricoverato in gran segreto il 17 agosto 1998, dieci anni fa. Ma già 24 ore dopo la notizia era di dominio pubblico, e c’era una gran folla di giornalisti, fans e curiosi davanti all’ospedale. Fu organizzato un filtro rigoroso per tutelare la sua riservatezza. Una guardia del servizio di vigilanza privata presidiava giorno e notte la stanza numero 9 del reparto di Medicina generale, secondo piano del San Paolo. Un paravento era stato piazzato all’ingresso del lungo corridoio giallo e non ci fu cronista, fotografo o fan che riuscì ad avvicinarsi.
«Ma quella lettera di Mogol – Del Santo lo dice e lo ribadisce – arrivò al destinatario». Una rivelazione che fa felice Mogol. «E’ un giorno bellissimo – dice – finalmente so che Lucio ha letto la mia lettera».

“Battisti lesse l’ultima lettera di Mogol”ultima modifica: 2008-09-04T10:50:00+02:00da sagittario290