HANNO una certezza, di cemento, nonostante tutto.


CESENA

2008-07-02

HANNO una certezza, di cemento, nonostante tutto.

di LUCA SERAFINI

HANNO una certezza, di cemento, nonostante tutto. Oggi alle 14.30 saranno al lavoro come tutti i giorni sul furgone blindato portavalori dell’istituto di vigilanza Battistolli (filiale di Cesena, alla Pioppa), pronti per lo stesso percorso (partenza alle 20) Cesena-Bologna per trasportare denaro alla sede centrale. Sono cesenati due delle tre guardie giurate (la terza è forlivese) che erano all’interno di uno dei due blindati assaltati e rapinati lunedì sera sull’A14 da un ‘commando’ di una decina di persone, e fanno scattare il flash back. Il nastro dei ricordi viene riavvolto con precisione proprio da chi era alla guida del blindato della Battistolli; la sua lingua è sciolta, il fare convinto. Accanto a lui, e in piena sintonia nella ricostruzione dei fatti, il collega che si trovava nella parte retrostante dello stesso automezzo. Il racconto di un quarto d’ora lungo come la vita di matusalemme avviene sotto gli occhi di Paolo Montalti, segretario della Filcams Cgil di Cesena, che mette in risalto come i vigilantes abbiano agito con professionalità.
State pensando di cambiare mestiere?
«Mai e poi mai. Questa è la nostra professione, la svolgiamo con orgoglio e dedizione. Domani (ndr. oggi) saremo di nuovo lì al nostro posto. Stesso turno, medesimo percorso: quello che io svolgo da quattro anni, il collega invece da qualche mese».
Non ha avuto paura? Sarebbe anche normale.
«No, sono meravigliato di come sia riuscito a restare calmo, lucido. Pensavo soprattutto a tutelare chi era insieme a me. Sa, ero il più anziano del gruppetto».
Provi a rivivere la serata di lunedì.
«Ero in servizio dalle 14.30 poi verso le 20, come rituale, mi sono messo al volante del blindato della Battistolli; dietro a noi quello della scorta della ‘Coop Service’ di Forlì con tre guardie giurate. Destinazione Bologna, alla centrale della nostra azienda».
Quando è iniziato il far-west?
«Dopo un’ora, all’altezza di Castel San Pietro. Dallo specchietto retrovisore vedo che dietro, oltre il furgone che ci segue, a 300-400 metri c’è del gran fumo. Imparerò poi che sono le auto incendiate dai banditi per isolarci. Neanche il tempo di voltarmi e sulla sinistra una vettura di grossa cilindrata mi sorpassa, sopra al tetto ha un lampeggiante blu. Un uomo spara al furgone, puntando soprattutto alle gomme. Centra in pieno quella anteriore destra, il nostro automezzo si ferma. Il bandito, che indossa passamontagna e giubbotto antiproiettile, scende ed esplode colpi prima contro il vetro, poi al motore e al furgone in generale. Ci siamo guardati a lungo io e quel malvivente: i suoi occhi li ho nel cervello»».
Mai pensato di rispondere al fuoco?
«No, l’esperienza e i racconti dei colleghi che avevano già vissuto esperienze simili mi hanno consigliato di non farlo. Ho pensato che non volevano farci scendere, non volevano ammazzarci ma rubare. Inoltre eravamo in autostrada e sulla corsia sud il traffico procedeva regolarmente: si rischiava una carneficina. Mi sono preoccupato dei colleghi, li ho fatti stendere a terra».
E lei?
«Subito ho schiacciato il pulsante rosso antirapina, quello satellitare. Poi mi sono steso e ho effettuato sette chiamate di soccorso: carabinieri, polizia, ai miei superiori».
Solo telefono quindi?
«No, dallo specchietto retrovisore vedevo i ragazzi della scorta, dell’altro furgone, stesi a terra. Subito ho pensato fossero stati uccisi. Poi ho notato che tre banditi li tenevano a bada con fucili a canna lunga».
Quanti rapinatori ha visto in tutto?
«Quattro ma saranno stati dieci, veri professionisti. Ho poi sentito il rumore di una motosega, stavano tagliando il nostro furgone sulla fiancata sinistra, Hanno impiegato cinque minuti a impossessarsi del denaro contenuto in appositi marsupi-cassaforte. Sono fuggiti a bordo di tre auto. Il fumo intanto ci faceva respirare a fatica, abbiamo aspettato un momento e siamo usciti dal nostro blindato. Anche i ragazzi della scorta stavano bene. Da oggi saremo in pista di nuovo».

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