Sul treno dei desideri la sicurezza all’incontrario va

Sul treno dei desideri la sicurezza all’incontrario va

redazione – Sabato 10 Novembre 2007 alle 10:13

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di Daniele Martini

Nel Far West l’assalto al treno veniva condotto a cavallo, oggi in Italia si usano i pitbull. All’inizio di ottobre a Sarzana, al confine tra Liguria e Toscana, contro il macchinista Alfio Di Bella e il controllore Franco Risso è stato lanciato un cane di quella razza considerata pericolosa, aizzato da due energumeni. I ferrovieri si sono difesi come potevano, ma sono stati morsi e non solo sono dovuti scendere dal treno, ma feriti e malconci hanno dovuto lasciare il lavoro per alcune settimane. Da bravi cittadini e ligi dipendenti Fs sono andati alla Polizia ferroviaria di La Spezia per sporgere regolare denuncia, senza troppa convinzione, però, perché lo sanno tutti che gli autori delle aggressioni nove volte su dieci la fanno franca.
Sia per i ferrovieri sia per i viaggiatori muoversi in treno è diventata un’avventura e non nel senso bello e affascinante del termine. Casi come quello di Tor di Quinto a Roma, con una donna massacrata a pochi passi dai binari del trenino della società Metro, purtroppo possono capitare in quella specie di terra di nessuno in cui ormai si sono trasformate molte stazioni, scali merci e convogli lasciati in balìa di ogni tipo di delinquenza. Il numero di molestie, attacchi, furti, aggressioni sta crescendo a vista d’occhio, in controtendenza rispetto agli ultimi anni, come risulta non solo dalle statistiche ufficiali (vedere la tabella in basso), ma anche dai dati non ufficiali fatti circolare sottobanco negli uffici Fs come foglietti di propaganda sovversiva, e dai racconti di ferrovieri, passeggeri, sindacalisti e rappresentanti delle associazioni dei consumatori.
La linea imposta dall’alta dirigenza è tutt’altra: minimizzare e negare, e quando non è possibile, perché l’evidenza alla fine è più forte di tutto, buttarla in sociologia evocando i mali della società di cui le ferrovie sarebbero vittime al pari di tanti altri servizi pubblici. Una posizione che tutto sommato è una mezza verità, perché la mancanza di sicurezza non coinvolge di certo solo i binari e le stazioni. Ma qui è in aumento e sta diventando la norma. E la causa del peggioramento è semplice e disarmante: le Ferrovie hanno completamente tagliato la sorveglianza affidata ai privati.
Il fattaccio è così sempre in agguato su molte linee, soprattutto quelle dei pendolari, sulle quali le fermate si susseguono e per i delinquenti è più facile colpire, nascondendosi tra la folla per poi scendere alla prima occasione.
Sui convogli notturni, spesso totalmente incustoditi, soprattutto nelle tratte del Sud, dilaga invece la violenza organizzata da bande criminali, mentre i viaggiatori attanagliati dalla paura si difendono alla meglio barricandosi nei vagoni letto come fossero a Fort Alamo.
Negli scali merci e nei parchi, infine, i materiali ferroviari ammassati vengono razziati con una sistematica improntitudine che ormai sbalordisce.
Da gennaio a luglio i furti denunciati a bordo dei treni sono cresciuti di quasi il 24 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A fine 2007, secondo una proiezione del ministero dell’Interno, saranno almeno 6.600 i casi segnalati (quelli neanche segnalati saranno molti di più), con una media di 18 furti ogni 24 ore. Mentre se si considera il totale dei furti in ambito ferroviario, cioè se si sommano a quelli commessi sui convogli quelli effettuati nelle stazioni, si arriva alla strabiliante cifra di 30 mila episodi l’anno, 82 al giorno.
Negli anni passati le cose, invece, stavano migliorando: nei primi 6 mesi del 2005 e del 2006 il numero di casi era sceso rispettivamente del 14 e del 9 per cento e gli scippi e i borseggi complessivi si erano attestati su una soglia tra 22 e 25 mila all’anno.
La stessa brusca inversione si sta verificando per le aggressioni ai ferrovieri, soprattutto i controllori, diventati loro malgrado mezzi sceriffi e mezzi esattori da quando sono stati incaricati di applicare le multe ai senza biglietto. Secondo informazioni raccolte dal sindacato Unione generale del lavoro (Ugl), nel primo semestre di quest’anno le aggressioni denunciate dal personale Fs sono state 50 contro i 79 casi complessivi di tutto il 2006 e i 75 dell’anno precedente. Il coordinamento Marche, Umbria e Abruzzo dello stesso sindacato ha stilato un elenco di treni su cui «prestare servizio è potenzialmente pericoloso» e poi l’ha consegnato alla Polizia ferroviaria. Nonostante ciò, proprio su uno di quei convogli segnalati, l’espresso 926 Ancona-Bologna, alcuni giorni fa un viaggiatore è stato aggredito da un tizio che poi ha puntato un coltello a serramanico alla gola di una giovane capotreno e a Rimini è sparito.
Una situazione così preoccupante che ha portato, mercoledì 7 novembre, alla sigla di una convenzione fra il ministero dell’Interno e le Fs, che comporterà una maggiore sorveglianza nelle stazioni e a bordo dei treni più a rischio, a partire da quelli notturni e da quelli regionali e metropolitani.
Lo stato della sicurezza ferroviaria è peggiorato in concomitanza con l’arrivo alla guida del gruppo Fs del nuovo amministratore Mauro Moretti, voluto dal centrosinistra. Ex sindacalista Cgil legato con mille fili a Massimo D’Alema, Moretti, alle prese con un bilancio catastrofico, ha tagliato a destra e a manca, spesso quasi alla cieca, eliminando voci essenziali per il buon funzionamento del servizio e la tranquillità della clientela come, appunto, la sorveglianza. Fino ad allora la tutela della sicurezza era affidata al binomio pubblico-privato basato sulla collaborazione tra società di vigilantes e polizia ferroviaria.
Facendosi forte dei regolamenti in base ai quali la salvaguardia dell’ordine sui treni spetta in via prioritaria alla Polizia di Stato, Moretti ha cancellato dall’oggi al domani i contratti con cinque istituti privati. Una decisione che ha fatto risparmiare alle Ferrovie appena 1,5 milioni di euro per quanto riguarda i treni, ma che in compenso ha spalancato le porte alla delinquenza.
Da quel momento il peso di tutta la sicurezza, dai vagoni alle sale delle stazioni, ai parchi dove viene custodito il materiale rotabile, è ricaduto sulle spalle della Polizia ferroviaria che, evidentemente, da sola non ce la fa. Con 5.250 agenti la Polfer è da anni sotto organico e per di più opera con regolamenti abbastanza datati e un’organizzazione rigida. Considerato che il lavoro è suddiviso in cinque turni (quattro operativi più uno di riposo), in ogni turno non più di 1.000 agenti sono impegnati per la tutela dell’ordine in ambito ferroviario. Sui treni, poi, il numero di poliziotti impegnati si riduce fino a non più di un centinaio per turno, che diventano addirittura meno della metà durante la notte, proprio quando la delinquenza si scatena e i viaggiatori non possono far altro che affidarsi alla sorte.

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