Una famiglia della cosiddetta buona …

NAZIONALE
 

Venerdì, 7 Settembre 2007

Una famiglia della cosiddetta buona …

Una famiglia della cosiddetta buona società ha da vender la villa, una bella costruzione nella campagna veneta, dintorni di Marcon, paesaggio agreste, profilo delle montagne in vista nei giorni sereni, la laguna a un trar di sasso. Una dimora che dieci anni fa si vendeva, nonostante la cifra che il vocabolario delle agenzie immobiliari definirebbe «impegnativa». Oggi invece quelle stesse agenzie faticano a trovar gente interessata, da accompagnare nei viali, a cui far apprezzare le stanze dal cielo alto d’una volta, il boschetto così ben tenuto. Non è questione di prezzo ma di paura: la villa è isolata e sa, di questi tempi.

Il massacro di Gorgo al Monticano è l’ultima goccia. La paura montava da tempo. Ma non è così dappertutto: all’agenzia Gabetti, diPalmanova, riferiscono sì di un’offerta «abbondante» di ville, ma «qui da noi la sicurezza non preoccupa: è un problema di soldi, chi può si permette la villa, e se intorno c’è tanto verde è meglio». Neppure l’agenzia Tecnocasa diCasal sul Sile nota preoccupazione tra i possibili acquirenti. Ma basta far due passi, traTreviso,Preganziol eMogliano Veneto, per trovare risposte diverse: «Sì, da qualche anno la preoccupazione per la sicurezza incide sul mercato delle ville isolate – riferiscono allo Studio Monti -. C’è abbondanza di offerta: c’è chi vende per paura, e non sono anziani, ma giovani, che temono che in futuro sarà sempre peggio e fanno scelte diverse. Si trasferiscono o si armano. E pur di vendere accettano offerte inferiori alle attese».

NeiBerici il discorso cambia ancora: «Sì, c’è una buona disponibilità di ville, e i tempi per venderle sono lunghi, ma lo sono sempre stati, da queste parti sono dimore importanti, impegnative. C’è una tendenza a preferire, al loro posto, l’attico in città, ma più per considerazioni di natura economica». SuiColli Euganei è la stessa musica: «Le ville qui si vendono, le richieste ci sono, anzi riscontriamo ancora una certa fuga dalle città» assicurano alla Pronto Casa di Abano. E pure aTrebaseleghe, l’agenzia Abitare non nota segni di preoccupazione tra i clienti: «In questa zona il senso di sicurezza c’è ancora».

NelVeronese, invece, sanno di che cosa si parla. «Sì, la paura incide, anche se la richiesta sarebbe di avere sempre più verde attorno – spiegano alla Pirelli Re diLegnago -. Ma quando gli mostri la villa isolata, la preoccupazione affiora. C’è più richiesta per le ville in contrade, in gruppi di più ville, la privacy è assicurata ma non si è soli. Le case troppo isolate, ne risentono».

E quelli che, invece di trasferirsi, si armano? In Italia non arrivano a 40mila le licenze di porto d’armi per difesa personale in circolazione. Ma poi ci sono i nulla osta a tenere l’arma soltanto in casa, le oltre 800mila licenze a cacciatori, circa 300mila per uso sportivo e 60mila alle guardie giurate . Nel 2005 a Napoli e nel Nordest si toccò il record di richieste annuali, ma si tratta di poche centinaia, e spesso respinte. In tutto ilFriuli le autorizzazioni esistenti sono 3500. Le Prefetture sono saggiamente stitiche a concedere queste licenze. Ma alla fine le armerie hanno il vero polso della situazione. ATreviso, qualcuna di esse parla di aumenti a due cifre delle vendite. Ma le licenze di porto d’armi per difesa non sono certamente aumentate, anzi diminuiscono: i controlli sono sempre più severi. Dopotutto il maggior numero di omicidi, in Italia, viene commesso con armi regolarmente denunciate.

AMontebelluna l’Armeria Favero s’è riempita di potenziali clienti nei giorni immediatamente successivi al sanguinario massacro diGorgo al Monticano. «Dicevano di non sentirsi più tranquilli». Il porto d’arma, ormai, non lo chiede più nessuno. Troppa burocrazia, controlli continui. Ma siamo in Italia, c’è la scappatoia: basta chiedere il permesso “sportivo” che si ottiene più facilmente e autorizza a portare armi al poligono (anche a mille chilometri di distanza) e a tenerle in casa, che alla fine è quello che vuole chi le compra per sentirsi più sicuro. Anche aRovigo la Delta Armi fa buoni affari: «Si continua a comprare pistole da tenere in casa a scopo di difesa, è una tendenza all’aumento che dura da tempo».

Ma non è così dovunque. All’Armeria Bo’ inPadova le vendite di armi «restano nella media, i tempi e i costi delle licenze frenano le scelte emotive». AFeltre, l’Armeria Perotto vede calma piatta, e aCividale del Friuli l’Armeria Spada registra addirittura un trend in diminuzione: «Un aumento di vendite di armi da difesa? Non lo vediamo proprio, e anche quelle da caccia sono in calo». E non è un caso, probabilmente, che le zone dove la gente non sente la necessità di armarsi, sono le stesse nelle quali le ville isolate trovano clienti sereni.

Alvise Fontanella

Una famiglia della cosiddetta buona …ultima modifica: 2007-09-08T12:50:00+02:00da sagittario290