E la ‘ndrangheta cacciò i senegalesi

16 settembre 2007

E la ‘ndrangheta cacciò i senegalesif527d808319de321f8e5e222c607ce4a.jpg

Francesco Margiocco

Sono scomparsi i senegalesi. Da un anno nell’affollatissimo mercato del venerdì a Ventimiglia, che attira acquirenti soprattutto dalla Francia, non ci sono più gli ambulanti abusivi che riempivano i marciapiedi di merce “firmata”. Quasi mille senegalesi ogni venerdì. È andata avanti così, con buon soddisfazione di venditori e acquirenti, fino alla notte tra il 18 e il 19 settembre 2006. Poi è successo qualcosa. È successo che il clamore sollevato anche da parlamentari (di An) intorno al caso-mercato ha indotto la polizia ad aumentare i controlli. Ma i poliziotti a Ventimiglia sono pochi e non è stata questa la mossa decisiva. Un rapporto del criminologo Francesco Carrer offre un’altra chiave di lettura: ipotizza che l’attuale tranquillità dipenda dal «cambiamento di strategia delle organizzazioni criminali, interessate alla tenuta di un basso profilo». Insomma, la ‘ndrangheta, che a Ventimiglia ha importanti terminali e ramificazioni, vuole gestire i propri traffici senza dare troppo nell’occhio. E quel mercato così animato dava fastidio.

Ogni venerdì, giorno di mercato, venditori ambulanti senegalesi invadevano i giardini e il lungomare. Ben 980, secondo la Guardia di finanza. Da Sanremo, Genova e Milano, quasi tutti abusivi, riempivano di merce contraffatta i marciapiedi del centro e del fronte mare. Fino a un anno fa. Precisamente, secondo una fonte vicina alla politica locale, fino alla notte tra il 18 e il 19 settembre 2006. Da allora a Ventimiglia i senegalesi non hanno più messo piede. Il problema dei senegalesi era noto da tempo, anche nei quartieri alti. Nel 1998 il sottosegretario all’Interno Giannicola Sinisi, rispondendo a due interpellanze del senatore di An Giorgio Bornacin, definiva il mercato ventimigliese «un’importante risorsa economica per la città», che «pone una serie di problemi (…) con riflessi negativi sulla sicurezza delle persone. Negli ultimi anni si è aggiunto anche il fenomeno della presenza dei venditori ambulanti abusivi extracomunitari…».

Ma il fenomeno era (sembrava) irrisolvibile. Forse alla città andava bene così. Ad attrarre molti dei circa duemila clienti settimanali del mercato, quasi tutti francesi della vicina Mentone e delle periferie di Tolone e Marsiglia, erano proprio le griffe false dei senegalesi. «Ora che sono spariti – dice un bancarellista ufficiale del mercato – molta gente non viene più al mercato, e anche noi ne risentiamo». Forse la polizia era imbrigliata, malgrado il suo impegno, da una legge che rende difficili i sequestri di merce. «La polizia sembrava impotente – dice un altro bancarellista – e per tener lontani i senegalesi io e altri bancarellisti avevamo assoldato una guardia giurata. Finché non sono spariti tutti, se ricordo bene proprio un anno fa». Per una coincidenza, un anno fa il criminologo Francesco Carrer, ex consulente del Comune di Genova e studioso di fama internazionale, consegna nelle mani dell’allora sindaco di Ventimiglia, Giorgio Valfré, di Forza Italia, un suo rapporto di 130 pagine sulla “realtà socio-economico-criminologica” cittadina. Rapporto che gli era stato commissionato dallo stesso Valfré, su richiesta della procura della Repubblica, e che dedica un intero capitolo al mercato “risorsa per tutta la città”, ma anche zona franca dove “le forze dell’ordine tollerano la vendita selvaggia di prodotti contraffatti”.

Tra interviste e documenti ufficiali, Carrer registra il malcontento dei commercianti: «Ventimiglia è una città mercato», «ci sono 700 negozi per 25 mila abitanti (…) una densità che sarebbe corretta per una città molto più grande»; l’impotenza della polizia cui «malgrado l’impegno» «non è palesemente possibile far fronte» all’emergenza; e l’incuranza dei politici. Intervistato da Carrer, il sindaco uscente Valfrè, al cui posto oggi siede Gaetano Scullino, Forza Italia, dichiara: «La situazione è tranquilla e vivibile (…) Le lamentele sono frutto di piccoli gruppi di cittadini mai contenti». Il quotidiano Nice Matin il 18 agosto 2006 pubblicava un ampio servizio sul fenomeno: «Ogni venerdì si pratica uno strano gioco, lungo i viali del mercato e le vie del centro. Ogni tanto i poliziotti catturano uno dei venditori con il telo per terra, sotto gli occhi dei passanti», ma lo show si ripete di settimana in settimana, da almeno una decina d’anni. Fino alla notte del 18 settembre 2006. Merito, certamente, della polizia e del nuovo vice questore Giovanni Santoro che ha aumentato il controllo alle vie di accesso.

Ma le (scarse) forze di polizia di Ventimiglia possono tenere lontano un esercito di venditori abusivi? Il rapporto Carrer, ultimato prima della scomparsa dei senegalesi, sembra dubitarne e cita un’esperienza precedente: «Una vasta e capillare operazione di bonifica del territorio» ventimigliese, che nonostante la collaborazione tra polizia locale, ferroviaria e forze di rinforzo «ha portato al risultato (…) dell’arresto di un (1) cittadino extracomunitario». Tra le righe del “rapporto Carrer” si profila un’ipotesi. La città è un bengodi per delinquenti di ogni tipo, soprattutto per la mafia calabrese, ben radicata. Secondo una fonte del criminologo «qui la ’ndrangheta fa tutto, dottore». Secondo un altro testimone, Ventimiglia è come Palermo (ma è una testimonianza poi scomparsa dalla relazione ufficiale del rapporto, consegnata agli amministratori). Può darsi, scrive Carrer, che l’attuale apparente tranquillità sia «il risultato delle operazioni effettuate dalle forze di polizia». Ma può anche darsi che dipenda dal «cambiamento di strategia delle organizzazioni criminali, interessate alla tenuta di un basso profilo». Interessate cioè a gestire i loro traffici illeciti senza dare troppo nell’occhio. E senza un mercato abusivo che cominciava a destare troppe curiosità.

E la ‘ndrangheta cacciò i senegalesiultima modifica: 2007-09-17T11:54:44+02:00da sagittario290