La storia della Sipro di Salvatore Li Gangi, oggi al centro delle indagini

LA REPUBBLICA.IT

16-03-2006

L'affare sorveglianza fra miliardi e amicizie

Contratto d'oro per la vigilanza in Regione

MARINO BISSO
Carlo Picozza

Dallo spygate al business della sorveglianza. Dalle indagini sullo spionaggio alla Pisana e dagli appalti per la vigilanza spuntano nomi, vecchi e nuovi. E alcuni collegamenti. L'affare della sorveglianza entra in Regione con la Sipro, società di Salvatore Di Gangi, re discusso dei vigilantes, in contatto con Pierpaolo Pasqua, lo "007" in carcere per lo spionaggio nei confronti di Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini.
È il Duemila quando in Regione arriva Storace e la Sipro, Sicurezza professionale srl, scende in campo con i suoi servizi. Viene subito accolta. E vi resta per l'intero quinquennio di legislatura, incassando prima lire e poi euro, rispettivamente a nove e a sei zeri: 510 milioni nel 2000; un miliardo 180 milioni di lire nel 2001; 653 mila e 500 euro nel 2002; 475 mila e 500 nel 2003; 613 mila 786 nel 2004; 796 mila 91 euro nel 2005. Sono i pagamenti che risultano dalla contabilità della Regione.
Ma nell'affare della sicurezza privata entra anche l'Ivri, istituto di vigilanza finito sotto inchiesta un anno e mezzo fa a Milano e che permetterà ai giudici di scoprire l'attività di spionaggio abusivo con corruzione annessa. È un colosso della sorveglianza. L'incontro con la Sipro si consuma tra rapporti agrodolci e il tentativo comune (che finisce nel mirino dei giudici) di "indirizzare" una gara di appalto della Difesa. A Roma, è il consigliere regionale della Margherita, Giovanni Hermanin, a occuparsi di Ivri e Sipro. Ma anche della Union Security di proprietà del presidente della Lazio, Claudio Lotito. Lo fa con una interrogazione il 28 maggio 2004: un'associazione di imprese, con capofila la Sipro e dentro l'Ivri e l'Union Security, entra nell'appalto della vigilanza delle sedi della Regione per un importo di 30 milioni di euro.
«Per la vigilanza», ricorda Hermanin, «c'era un contratto quinquennale, diviso in tre lotti, per 60 miliardi del vecchio conio». «Le tariffe di legalità per i servizi di vigilanza privata e le relative fasce di oscillazione – sottolinea – sono fissate dal prefetto. L'appalto che si voleva assegnare richiamava tariffe di un decreto prefettizio vecchio, del febbraio 2000, superato dall'emanazione di un nuovo decreto, dell'ottobre 2003, in cui le tariffe risultavano sostanzialmente ribassate per un ammontare complessivo di un milione e mezzo di euro». Ci volle una denuncia pubblica perché la Regione sospendesse le procedure di aggiudicazione. «Ma non la gara», ricorda Hermanin. «Qualche mese ancora e la Regione invia le lettere per sospendere dal primo giugno 2004 il servizio di vigilanza per le sue sedi». In altre parole, blocca gli altri appalti «per il subentro delle nuove società aggiudicatrici». «Una procedura troppo celere: ci sarebbe stato più di un motivo per procedere con i piedi di piombo», commenta Hermanin. «Per esempio, oltre alle tariffe sbagliate, una delle imprese che risulta aggiudicataria dell'appalto, l'Ivri spa di Roma, era interamente controllata dalla Ivri holding di Milano, i cui amministratori finirono in galera per la "scandalo della vigilanza"». «Di più: mentre si procedeva alla verifica della veridicità delle dichiarazioni prodotte in sede di gara, i sindacati denunciarono che le società vincitrici violavano i contratti di lavoro. Quindi, essendo quantomeno in forse le loro dichiarazioni, le società non potevano vincere. Un motivo in più per sospendere una gara che invece si è voluta a tutti i costi».
La Union Security di Lotito entra anche in un altro appalto d'oro, per la vigilanza e la manutenzione, nel policlinico di Tor Vergata. In un'associazione temporanea di imprese, la Union con la Deltapol, il 15 ottobre 2004 vince la gara. Ma nella commissione giudicatrice c'è, con il ruolo di presidente, il generale Giulio Coletta che è anche responsabile del settore giovanile della Lazio, la squadra di Lotito. Così il conflitto di interessi – tra affari e amore biancoceleste – finisce davanti al tribunale amministrativo regionale che decide di annullare l'assegnazione. A far partire il siluro contro i vecchi compagni di cordata è proprio la Sipro srl, società concorrente esclusa con uno scarto di poco più di 3 punti e mezzo: 88,50 contro i 92,09 riconosciuti a Union security e Deltapol.
Così, sono gli interessi – un affare da 3 milioni e 200 mila euro più iva – a rompere un'altra alleanza, a far armare i protagonisti (Sipro da una parte e Union Security e Deltapol dall'altra), a far saltare gara e appalto.

La storia della Sipro di Salvatore Li Gangi, oggi al centro delle indaginiultima modifica: 2006-03-17T11:57:44+01:00da sagittario290