Il portavalori non rischia il carcere

iltirreno

Cronaca

20 luglio 2016

Il portavalori non rischia il carcere

Colpo da 4 milioni di euro: il vigilante che si è presentato ai carabinieri di Lucca non può essere indagato per furto

di Gianni Parrini

LUCCA. Comunque vada non finirà in carcere. Antonio Di Stazio, il 60enne che ieri mattina si è presentato alla caserma dei carabinieri di Lucca, è tornato ad Arezzo ed è a disposizione delle autorità che stanno indagando sulla misteriosa sparizione di 120 chili d’oro (non 50 come erroneamente abbiamo scritto ieri) che si trovavano a bordo del portavalori condotto dallo stesso Di Stazio. Il valore della merce è da capogiro: 4 milioni di euro. L’uomo si è presentato alle forze dell’ordine di Lucca perché qui risiede il suo legale, l’avvocato Marco Treggi. In caserma stato identificato e i militari hanno informato i colleghi e la procura di Arezzo. Nessun interrogatorio né tantomeno un arresto: Di Stazio è solo indagato per appropriazione indebita e per questo reato non è previsto il fermo. Ai carabinieri di Lucca non ha rilasciato dichiarazioni in merito alla vicenda che lo vede coinvolto né fornito informazioni su dove possa essere finito l’oro che trasportava il portavalori. Al momento la procura di Arezzo non ha preso alcun provvedimento ma nei prossimi giorni probabilmente Di Stazio verrà ascoltato dai pm. Anche il suo legale non rilascia dichiarazioni in merito alla posizione del suo assistito.

La vicenda che coinvolge questo 60enne di origini campane, dall’aria mite e conosciuto ad Arezzo come persona tranquilla, è assai curiosa: lunedì 11 luglio Di Stazio era in servizio come vigilante su un portavalori assieme a un collega e stava facendo il giro delle aziende orafe della zona per caricare il prezioso metallo. A metà pomeriggio il furgone si è fermato di fronte a una ditta, il vigilante che era con Di Stazio è sceso per andare a prendere la merce e quando è tornato il portavalori era sparito assieme al suo collega. Subito è scattato l’allarme e le forze dell’ordine si sono messe al lavoro: il mezzo è stato ritrovato qualche ora dopo in una zona di boschiva poco distante, ma del carico milionario non c’era più traccia e neppure del vigilante. Di Stazio da quel momento è risultato irreperibile a casa e sul telefono. Poi, lunedì pomeriggio, esattamente una settimana dopo, è ricomparso alla stazione dei carabinieri di Lucca. «Sono Antonio Di Stazio, so che mi stanno cercando per la sparizione dell’oro al portavalori di Arezzo», così si è presentato al piantone assieme al suo avvocato.

Cosa ci sia dietro è difficile stabilirlo, l’unica certezza è che al momento Di Stazio non rischia di finire in carcere. Neppure se ci dovesse essere la richiesta di rinvio a giudizio. Il reato di appropriazione indebita, infatti, è punito con la reclusione fino a tre anni: dato che l’uomo non ha precedenti, anche se dovesse essere imputato e successivamente condannato non farebbe un solo giorno di carcere.

La procura non potrebbe neppure contestargli il reato di furto. Nel momento in cui Di Stazio svolgeva il servizio di guardia giurata sul portavalori aveva già nella sua disponibilità i 120 chili d’oro. E dato che non si può rubare qualcosa di cui si è in possesso, non resta che l’appropriazione indebita. Le indagini non si fermano e non si esclude il coinvolgimento di altri soggetti.

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