Il Poma come un motel, rifugio dei senzatetto

Cronaca

18 giugno 2014

Il Poma come un motel, rifugio dei senzatetto

Si arrampicano sulle scale antincendio e cercano riparo: i cartoni come coperte. Svegliati e allontanati da polizia e vigilante. Ma qualcuno si rifà vivo in cucina

di Roberto Bo

L’ospedale come un motel, anzi come un dormitorio pubblico o meglio ancora un rifugio per disoccupati senzatetto. Una panchina o un pianerottolo in cima alla scala antincendio come camera da letto, le toilette per i visitatori come bagno, le prese di corrente per ricaricare il cellulare e le dispense dei reparti – per il momento è successo una sola volta – per cercare qualcosa da mettere sotto i denti.

Da diversi giorni il personale di vigilanza dell’azienda ospedaliera e gli agenti del posto di Polizia sono costretti ad allontanare dall’area della struttura sanitaria alcune persone che dimorano e pernottano nelle aree di pertinenza del Poma.

Da domenica scorsa sono almeno quattro le persone “indesiderate” che sono state svegliate all’alba e invitate a lasciare l’area ospedaliera. Non sono barboni, semplicemente i nuovi poveri. Trovano riparo salendo le scale antincendio e raggiungono un’area coperta al secondo piano, sopra il pronto soccorso.
Qui domenica scorsa i vigilante hannno scoperto un uomo che aveva trascorso la notte dopo aver allestito un giaciglio di fortuna: alcuni cartoni a terra, altri utilizzati come coperte e una borsina contenente acqua e qualche genere alimentare. Il giorno dopo un’altra presenza, questa volta appena fuori il pronto soccorso, dove da tempo c’è una panchina di legno: era diventata un letto. Lì, in quel punto, l’anno scorso un uomo sulla cinquantina ci passò tre giorni.

Le due persone allontanate sono ormai quasi degli habitué: hanno poco più di 40 anni, uno mantovano, l’altro arrivato da un paese del Sud. Entrambi disoccupati e senza un euro in tasca, uno con qualche piccolo precedente con la giustizia. Non trovano lavoro e non sanno dove andare. Martedì mattina uno dei due è stato pizzicato nuovamente. Nelle scorse settimane il corpo Vigili Giurati e gli agenti del posto di Polizia avevano dovuto rimproverare una persona che mentre trascorreva la notte al Poma aveva utilizzato una presa per ricaricare il cellulare. In un’altra occasione, invece, un ospite notturno al risveglio era riuscito a raggiungere la dispensa di un reparto: «Cercavo qualcosa da mangiare» è stata l’unica cosa che è riuscito a dire al personale che lo aveva trovato in castagna. Porte chiuse e sbarrate? Potrebbe essere una soluzione, ma in un ospedale bloccare gli accessi diventa un impedimento per il personale che deve muoversi con estrema rapidità.

Poi, c’è anche un problema di coscienza. Che fare a queste persone? Certi ospedali non hanno guardato in faccia a nessuno e hanno fatto partire una denuncia. Per il momento al Poma nessuna sembra intenzionato a procedere in questa direzione: basta un invito ad andarsene, magari dietro l’offerta di un caffè e un sigaretta. Non solo presenze notturne, ma anche diurne. Sono ormai mesi che alcune persone stazionano al mattino davanti alla cappella interna poco distante dall’hall dell’ospedale in attesa dell’arrivo del cappellano del Poma per ricevere qualche spicciolo. Al pomeriggio, invece, per lo stesso motivo alcuni di loro si trasferiscono dalla parte vecchia del Poma, vicino alla chiesa.

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