Cronaca
30/10/2011
Vigile infedele, nuovo filone S’indaga sui vigilantes nei bar
CONCUSSIONE. Chiesta la proroga delle indagini. Ascoltati altri testimoni. Non escluse responsabilità ai piani alti
Gli inquirenti stanno verificando se Asik e Giaquinto imposero ai commercianti l’ingaggio di guardie private nei locali
C’è una svolta nell’inchiesta sulla concussione ai danni di un commerciante cinese di Veronetta che vede coinvolti il vigile urbano, licenziato dal Comune pochi giorni fa, Pietro Giaquinto, 46 anni e il titolare di un’agenzia di guardie private, Arben Asik, 26. Ora lo sguardo degli investigatori è rivolto a capire se i due oltre ad aver chiesto i soldi al titolare di un bar di Veronetta per evitare guai e multe, imponevano ai commercianti anche «l’ingaggio» di guardie private per garantire sicurezza e tranquillità ai residenti dei quartieri alle porte di Verona, soprattutto nelle ore serali.
Gli inquirenti mantengono il massimo riserbo ma s’intuisce che se questa nuova intimidazione fosse provata, i guai per Giaquinto e Asik aumenterebbero. I due sono stati arrestati il 21 giugno con l’accusa di concussione dopo la denuncia del commerciante cinese. La vittima ha raccontato agli agenti della Guardia di finanza di essere stato costretto a consegnare una mazzetta di 500 euro ai due per evitare di ridurre l’orario serale del bar.
I due indagati sono finiti prima in carcere e poi agli arresti domiciliari e l’inchiesta della procura, nel frattempo, è continuata. Sono stati ascoltati anche altri commercianti ma pare che tra i potenziali testimoni ci sia ancora molta reticenza.
Il motivo lo si può forse dedurre, leggendo l’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Isabella Cesari così come chiesto dal pm Valeria Ardito. «Assai difficilmente», riporta il provvedimento del gip, «(altri testimoni ndr) si arrischierebbero a parlare laddove gli indagati non fossero ristretti in carcere». In pratica, è la tesi dell’accusa, i due avevano instaurato tra i commercianti di Veronetta, soprattutto stranieri, un tale clima di terrore fino ad inibirli a parlare con gli inquirenti se gli indagati fossero rimasti liberi.
Ora è spuntata quella che per il momento sembra essere un’altra ipotesi di concussione anche se gli investigatori sull’ipotesi di reato preferiscono non sbilanciarsi.
I due indagati avrebbero imposto ai commercianti di ingaggiare guardie private per garantire sicurezza dentro e fuori dal locale. A beneficiarne sarebbe stata la stessa Falcon security del titolare Arben Asik e forse non solo la sua agenzia.
In realtà, l’inchiesta potrebbe riservare altre sorprese. Mentre è certo che il codice penale vieta d’imporre al titolare di un bar «l’ingaggio» di guardie private, ora gli investigatori potrebbero aprire l’orizzonte dell’indagine per capire se è coinvolta in questa vicenda anche chi occupa i piani alti dell’amministrazione comunale. Pochi giorni fa, un investigatore ha detto solo un semplice «vedremo» proprio sul possibile coinvolgimento anche di politici nell’inchiesta.
La difficoltà resta sempre quella di avere prove sufficienti per sostenere l’accusa in un eventuale processo. Dopo la richiesta di proroga delle indagini del luglio scorso, accolta dal gip, l’inchiesta ora può proseguire per altri sei mesi almeno fino a dopo le festività natalizie. Ai due indagati Asik e Giaquinto, difesi da Silvia Sanna e Gilberto Tommasi, potrebbero, però presto scadere anche i temini di custodia cautelare, dopo l’arresto di 4 mesi fa…
E pochi giorni fa, è arrivata un’altra tegola sulla testa di Giaquinto. L’amministrazione comunale l’ha licenziato, applicando il decreto Brunetta. I suoi legali hanno già annunciato che presenteranno ricorso contro questa decisione di Palazzo Barbieri.
Giampaolo Chavan