Shipping e Cantieri
21 aprile, 22:42
Pirateria: armatori; difendere cargo, ma governo fermo
‘Militari o vigilantes su navi, fare legge’; c’e’ piano Marina
(ANSA) – ROMA, 21 APR – Mettere uomini armati – militari o vigilantes – a bordo delle navi per arginare la piaga dei sequestri da parte dei pirati: è l’argomento di cui si torna a discutere all’indomani del nuovo attacco ad una unità italiana.
Con il sequestro, la scorsa notte, della portarinfuse ‘Rosalia D’Amatò, e la petroliera ‘Savina Caylyn’ che è tuttora in mano dei pirati, sono 43 i marittimi in ostaggio, di cui 11 italiani, e questo “testimonia l’urgenza di misure a difesa della navigazione mercantile che da oltre un anno Confitarma ha chiesto al Governo”, afferma Paolo D’Amico, presidente della Confederazione degli armatori, che definisce “sorprendente il silenzio delle nostre Istituzioni”. “Abbiamo in media tre navi al giorno in una situazione di pericolo, ma non abbiamo ancora ricevuto alcun riscontro – denuncia – né a livello parlamentare, in merito ai cinque disegni di legge ‘parcheggiati’ da un anno alla Camera e al Senato e concernenti il possibile imbarco di personale armato sulle nostre navi, né a livello governativo, in particolare dal ministro della Difesa, al quale da mesi ho chiesto un incontro urgente per identificare un’adeguata strategia di difesa attiva. Capisco che abbia molto da fare, ma anche questa è un’emergenza del Paese”.
A sollecitare interventi sono anche gli operatori privati della sicurezza, per i quali potrebbe aprirsi una prospettiva economicamente interessante. Il loro auspicio è che “in tempi brevissimi il governo decida di mettere mano ad una legge che consenta agli armatori di difendersi, attività che non può essere demandata unicamente alla Marina militare per motivi di logica, di organizzazione e di quantità di personale da impiegare”, osserva Carlo Biffani, direttore generale di Security Consulting group, una società che si occupa anche di “protezione ravvicinata”. “Se si volesse davvero risolvere il problema – aggiunge – si dovrebbe aprire immediatamente al mercato privato, stabilendo delle regole precise”.
La soluzione caldeggiata dagli armatori, tradizionalmente contrari ad imbarcare personale armato, finora ha privilegiato il coinvolgimento di militari professionisti, come già fanno altri Paesi, e non dei semplici contractor civili. In quest’ottica Confitarma ha collaborato con lo Stato maggiore della Marina ad un progetto consegnato l’estate scorsa ai ministeri competenti, che prevede basi logistiche e l’imbarco di piccoli gruppi di commandos o di marò nelle tratte più a rischio.
A sostenere le spese di queste ‘scorte’ penserebbero, in tutto o in parte, gli stessi armatori, anche se prima sarebbe necessario affrontare vari problemi di carattere giuridico-legale. Problemi che, secondo la Difesa, potrebbero però essere complicati da risolvere. Lo stesso ministro La Russa nelle settimane scorse aveva manifestato la sua perplessità (“mi pare difficile che militari possano essere sotto il comando di un pur bravo comandante civile mercantile”) ed aveva considerato la “soluzione migliore” quella di una “modifica normativa per equiparare le navi alle banche, che hanno bisogno di sicurezza gestita da guardie giurate“. Anche di fronte a queste obiezioni e alla minaccia incombente, gli armatori ora si dicono disposti ad aprire anche ai vigilantes. “Visto come stanno andando le cose – dice D’Amico – ci diano la legge per i contractors e va bene comunque, purché la situazione si sblocchi”. (ANSA).