Aveva lanciato una sfida alle forze dell’ordine.


ROMA

04/10/2008

Aveva lanciato una sfida alle forze dell’ordine.

Viviana Spinella

Aveva lanciato una sfida alle forze dell’ordine. Mettendo a segno, una dopo l’altra, 20 rapine in 10 mesi secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti. L’ultima finita male, alle 3 di notte del 21 dicembre 2004, quando aveva perso la vita Gianluca Pes, guardia giurata, nel parcheggio condominiale di via dei Georgofili.

Un rapinatore seriale, Antonio De Pasquale, classe 1972: simili vittime, stesso raggio d’azione, medesimo modus operandi. Pensava di averla fatta franca: per 4 di questi colpi, infatti, a finire in carcere era stata addirittura un’altra persona. Impressionante la loro somiglianza. Dopo un paziente lavoro degli investigatori, invece, il puzzle è stato ricostruito dalla squadra «Cold Case» della Questura. Giovedì pomeriggio l’arresto: ad Antonio De Pasquale sono state contestate 7 rapine e l’omicidio Pes, mentre il Gip di Roma Marco Patarnello ha già chiesto la riapertura degli altri 13 casi archiviati.

Un’intricata vicenda fatta di pistole, aggressioni, minacce nel quartiere Tor Marancia. La polizia scientifica guidata da Luigi De Donato e la Mobile di Vittorio Rizzi hanno tenuto insieme i fili di alcuni episodi. E li hanno intrecciati.

Come la rapina del 31 agosto 2004, quando l’autore spara a salve un colpo da una calibro 8 e lascia il bossolo sulla scena del crimine, mentre si appropria dell’arma della vittima, una guardia giurata, e la usa per mettere a segno altri due colpi nei mesi successivi. Quel primo proiettile sparato a salve, invece, lega la stessa mano ad altri 11 eventi, sempre ai danni di vigilantes o di persone sorprese nei garage. Le tracce degli oggetti rubati, schede telefoniche e cellulari, le foto segnaletiche e i tabulati, collegano poi le 20 rapine allo stesso autore, nell’ambito circoscritto di due chilometri. Una progressione, culminata con l’omicidio Pes, scandita ogni 24-36 ore da telefonate di scherno ai centralini di 112, 113 e 118. Alla cornetta sempre la stessa voce, che si presentava a volte come un misterioso ispettore Zanardi, altre con false identità, segnalava sparatorie in corso, chiedeva aiuto per se stesso. Le chiamate, ecco un altro filo investigativo, provenivano dai cellulari rubati. Decisivo per la svolta delle indagini, l’errore di inserire la scheda di una vittima nel telefonino del rapinatore.

La cornice di tutto il quadro, infine, è stata fornita dalla perizia sulla serialità degli eventi disposta dall’ex procuratore Ormanni e affidata alle criminologhe Anna Baldry e Margherita Carlini. Gli elementi univoci riscontrati hanno portato la Procura generale di Roma a rivedere anche un grave errore giudiziario: la condanna passata in giudicato di Angelo Cirri, classe 1971, per 4 delle 7 rapine, da quella del 6 febbraio a quella del 9 aprile 2004, contestate a De Pasquale. Alla sua condanna si era arrivati grazie al riconoscimento nel corso del processo da parte delle vittime. Solo ora, con l’arresto del sedicente ispettore Zanardi, si scopre il perché della clamorosa «svista»: l’incredibile somiglianza dei due uomini all’identikit del ricercato.

Aveva lanciato una sfida alle forze dell’ordine.ultima modifica: 2008-10-05T11:00:00+02:00da sagittario290