Esercito per la sicurezza? Una politica sbagliata

Edizione Treviso

Martedi’ 15 Luglio 2008

L’INTERVENTO Il problema può essere risolto togliendo personale dagli uffici e mettendolo in strada

Esercito per la sicurezza? Una politica sbagliata

Non condivido l’entusiasmo del vicesindaco riferito al fatto di far intervenire l’esercito in rapporto alle esigenze di sicurezza di Treviso (Gazzettino del 10 luglio). Non solo e non tanto per il rischio di una confusione istituzionale tra ruoli, responsabilità e competenze tra esercito, protezione civile, polizia, carabinieri, volontariato, quanto per l’evidente resa di una città che autonomamente non riesce a tutelare i propri residenti. E conseguente caduta di fiducia nelle Istituzioni. Nonostante tanti e corposi investimenti finanziari al riguardo.

D’altro canto, se a Treviso necessitano i soldati, quante divisioni sarebbe necessario dislocare nelle grandi città italiane dove la più grave criminalità assume i contorni del quotidiano? Per non parlare delle metropoli del mezzogiorno, flagellate dalla criminalità organizzata.

Al contrario, credo che la città di Treviso possa essere salvaguardata anche senza ricorrere alla odiosa tolleranza zero operando all’interno delle istituzionali strutture di sicurezza. Semplicemente rivedendo il rapporto tra organico mobilitato sulle strade e nei quartieri e quello impiegato negli uffici. In questo senso una maggior collaborazione tra Comune, Prefettura, Organizzazioni sindacali, forze dell’ordine anche di stanza in altre provincie, finalizzata ad una diversa collocazione e mobilità di agenti sul territorio, non può che dare risultati positivi. Anche in chiave di deterrente.

C’è poi un’altra osservazione da fare. Poche settimane fa sono stati scoperti nella Marca diversi evasori fiscali totali. Non se ne è saputo più nulla. Credo che il Comune di Treviso abbia il diritto-dovere di intervenire presso le Autorità fiscali, e con lui i cittadini, per sollecitare l’intervento di maggiori ispettori, più controlli, tasse meno invasive. Perché attraverso un recupero di quelle imposte dovute al Comune, si potrebbero acquisire quelle risorse finanziarie da destinarsi successivamente alla sicurezza dei cittadini o a investimenti alternativi. Magari con più telecamere in città o con la stipula di convenzioni con la vigilanza privata . In attesa che le Istituzioni predisposte alla sicurezza si ristrutturino attivamente nel senso sopra ricordato.

Allora, più che di alpini in tuta mimetica o volontari con la camicia verde, Treviso necessiterebbe di bravi ispettori statali in giacca e cravatta. Pronti a fare il pelo e il contropelo alle tante attività industriali, commerciali di servizi e personali che nella Marca evadono allegramente il fisco.

La certezza del diritto e delle sanzioni in materia civile avrebbe ripercussioni anche in tema di sicurezza e iniziative penali.

Oscar De Gaspari

Esercito per la sicurezza? Una politica sbagliataultima modifica: 2008-07-16T11:30:00+02:00da sagittario290