«La guardia fatta inginocchiare pensavo che l’ammazzassero»

Cronaca

19 ottobre 2016

LA TESTIMONE

«La guardia fatta inginocchiare pensavo che l’ammazzassero»

La ventinovenne che ha assistito alla scena dalle finestre di casa: «Gridavano in italiano ma tra loro parlavano un’altra lingua, forse albanese»

TREVISO È successo tutto davanti alle finestre della casetta che sta restaurando assieme al suo compagno, in via Risorgive a San Biagio di Callalta, proprio accanto all’autostrada. Silvia Cadamuro, 29 anni, ieri pomeriggio era a pochi passi dal blindato della Civis quando i banditi hanno cominciato a sparare. Ha sentito le urla, le minacce e gli spari.

Com’è andata? «Erano circa le 18.20 quando ho sentito dei rumori, sembravano petardi. Mio marito non c’era ed io ero con degli amici che ci stanno aiutando a sistemare casa: ci stiamo trasferendo. Poi a quei due colpi se ne sono aggiunti altri quattro, i primi più distanti, gli altri sempre più vicini. Credo che qualcuno abbia risposto al fuoco, sembrava un botta e rimo rientrati in casa. Ma abbiamo sentito tutto. Un’auto è arrivata davanti al blindato, ha frenato di colpo, credo arrivasse dalla direzione di marcia opposta, e sono scese delle persone. Erano armate. Sono partiti altri colpi e poi hanno cominciato a urlare. Le grida erano in italiano, ma tra di loro parlavano in un’altra lingua, credo fosse albanese, ma non sono sicura».

Che cosa dicevano? «C’era una grande confusione, non era facile capire, ma a un certo punto uno di loro ha urlato alla guardia giurata che si trovava dietro di mettersi in ginocchio: “Inginocchiati e abbassa la testa”, questo gli ha detto, e poi ho sentito due colpi. Ho temuto gli avesse sparato addosso».

A quel punto che cosa avete fatto? «Abbiamo subito chiamato la polizia, ma ci hanno risposto che erano già stati allertati ed in effetti dopo pochi minuti sono arrivate un sacco di pattuglie. C’era anche l’ambulanza, che ha soccorso subito uno dei vigilantes. Ho cercato di varcare la recinzione dell’autostrada per vedere cosa fosse successo, ma non sono riuscita ad avvicinarmi molto al furgone. Le due guardie che si trovavano davanti erano già scese e avevano spento i fari, stavano bene».

È riuscita a vedere qualcosa? «Davanti a casa mia c’è un’enorme siepe che ci ripara dall’autostrada, e poi ho avuto paura, non ci siamo avvicinati se non quando abbiamo sentito che l’auto dei banditi si era allontanata e sono arrivati i poliziotti. Non ho capito che direzione abbiano preso. Ho raccontato tutto agli investigatori, spero che riescano a prendere i responsabili».

Ha avuto paura? «Ora che ci ripenso mi vengono i brividi. E pensare che abbiamo deciso di trasferirci qui e invece, oltre a subire un furto, ci troviamo di fronte a scene del genere».

Pochi minuti dopo l’assalto, decine di pattuglie vengono fatte convergere proprio in via Risorgimento, vicino alla casa di Silvia e del marito. È qui che i banditi sarebbero riusciti a varcare le recinzioni autostradali, abbandonando i mezzi usati per l’assalto nella zona industriale di Nerbon.

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«La guardia fatta inginocchiare pensavo che l’ammazzassero»ultima modifica: 2016-10-20T11:45:38+02:00da sagittario290