Assalto dei finti carabinieri a un furgone portavalori

IL FATTO DEL GIORNO

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domenica 08 ottobre 2006

Bereguardo, commando di 4 banditi in azione all’uscita dal casello dell’A7. Inscenato un posto di blocco

Rapinano un milione di euro

Assalto dei finti carabinieri a un furgone portavalori

Legati e abbandonati in un campo i tre dipendenti della Safe

BEREGUARDO. Rapina da un milione di euro ad un portavalore a Bereguardo, all’uscita della A7 Milano-Genova. Finti carabinieri hanno minacciato tre dipendenti della Safe con fucili mitragliatori e con un finto candelotto di dinamite. Gli agenti della squadra mobile hanno aperto un’inchiesta. Intanto i ladri sono anche entrati al Bennet in piena notte ed hanno svaligiato le due gioiellerie.

di Adriano Agatti

Falsi carabinieri rapinano il portavalori

Finto posto di blocco vicino a Bereguardo Il colpo vale un milione di euro in contanti
Non c’era niente di vero, nemmeno i candelotti usati per minacciare di far saltare il furgone

BEREGUARDO. Era tutto finto: i carabinieri, l’automobile, la scritta 112, il posto di blocco e persino la targa militare. I portavalori sono caduti in trappola e, di fronte alla minaccia di un candelotto di dinamite e dei fucili mitragliatori spianati, hanno spalancato le porte del furgone. Così i banditi, un commando di quattro persone, hanno razziato il denaro: circa un milione di euro in contanti. I “vigilantes” sono stati ammanettati e poi abbandonati in un campo vicino al casello di Bereguardo della Milano-Genova. Ecco una prima ricostruzione di una maxi-rapina che, nella nostra provincia, ha pochi precedenti. Sono le 21.30 di venerdì quando un furgone portavalori esce dall’autostrada A7 al casello di Bereguardo.

A bordo ci sono tre uomini che stanno ritirando gli incassi dei supermercati e di altre aziende. Arrivano da Milano e sono tranquilli.

Escono dalla Milano-Genova ed imboccano il raccordo diretti verso Pavia. Percorrono un centinaio di metri di rettilineo e, in una piazzola di sosta, si accorgono di un’auto dei carabinieri con due militari che con una paletta intimano l’alt. I portavalori non sospettano l’agguato e si fermano.
Ma lo fanno con cautela e non scendono dal mezzo blindato: un atteggiamento che non scoraggia i banditi. Un rapinatore si avvicina al lato passeggero con un Kalashnikov mentre un complice attacca un candelotto di dinamite (risultato poi finto) al parabrezza. “Scendete altrimenti vi facciamo saltare in aria”, urla uno dei malviventi. Sono quattro uomini, tutti italiani e parlano con un marcato accento napoletano.

Un dipendente della Safe apre la portiera, viene scaraventato a terra e caricato a forza sulla Brava. Due uomini armati salgono sul furgone: la finto auto dei carabinieri riparte seguita dal mezzo della Safe. «Segui questa auto», minaccia uno dei banditi con il fucile mitragliatore spianato. L’auto si ferma in un campo vicino al raccordo. “Togliete l’allarme – ordinano i banditi – e non guardateci mai in faccia.” I rapinatori scaricano alcuni sacchi pieni di banconote ma lasciano a bordo quelli carichi di monete: sono troppo pesanti.

I portavalori vengono ammanettati e costretti a sdraiarsi a terra. I banditi si fanno consegnare le pistole calibro 9 in dotazione che si aggiungono al resto del bottino. La Brava blu riparte ma fa poca strada. A circa un chilometro viene infatti abbandonata ed il bottino viene caricato su un’auto “pulita”. La fuga si conclude senza ostacoli. I portavalori cercano di chiedere aiuto ma non riescono a schiacciare il pulsante del furgone.

Uno di loro raggiunge a fatica il raccordo dove un automobilista si ferma. L’allarme viene così lanciato via radio alla sala operativa dell’istituto di vigilanza. Da qui vengono avvisati polizia e carabinieri. Gli agenti della squadra mobile ed i colleghi della squadra volante arrivano sul posto e trovano i portavalori ancora ammanettati. Scatta la caccia alla finta auto dei carabinieri: la Brava viene subito trovata verso Pavia. Sul posto intervengono il dirigente della squadra mobile Carmela Lucà ed il responsabile della sezione antirapina. C’è anche il responsabile della volante Biagio Sivo. I tecnici della scientifica e l’artificiere esaminano il candelotto: è palesemente falso. Sono due pezzi di un manico di scopa uniti con il nastro adesivo. Anche la scritta carabinieri sulla Brava blu (risultata rubata in provincia di Piacenza qualche mese fa) è stata “aggiunta”. I portavalori vengono interrogati per ore ma non riescono a fornire elementi utili all’inchiesta. Non riescono nemmeno a descrivere i volti dei banditi: due uomini in divisa ed altrettanti in abiti “borghesi”.

Assalto dei finti carabinieri a un furgone portavaloriultima modifica: 2006-10-09T00:22:00+02:00da sagittario290