Cronaca
05/11/2011
SCAPPATO DAL CARCERE DI ASTI, E’ RICERCATO IN ALTO ADIGE
Il re delle evasioni:”Non torno in galera dovrete uccidermi”
Max Leitner, rapinatore, è fuggito per la quinta volta
Un migliaio di fan su Facebook: non farti prendere
POERANGELO SAPEGNO
Allora, su Facebook gli hanno scritto un messaggio in tedesco: «Non devi farti riprendere, siamo tutti con te. Però, non pensare a ucciderti. Tieni duro». Nell’intervista dice che non capisce questo accanimento delle autorità contro di lui: «Io ho solo fatto delle rapine in banca, ma non ho mai fatto del male a nessuno. Non ho ucciso nessuno, non ho ferito nessuno. E nessuno mi ha mai dato una seconda chance, mentre c’è gente che ha dei morti sulla coscienza, che ha ucciso anche più di una volta, ed è già a piede libero. Nessuno s’è mai occupato di me, nemmeno un politico». Poi lancia altre accuse – «le condizioni del carcere italiano sono disumane» – e per questo ripete che per lui sarebbe «meglio morire» piuttosto che tornare dentro. Anche questo è un suo ritornello.
Nel 2001 aveva scritto al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: «O mi date la grazia oppure fucilatemi. Non sono fatto per il carcere». E la volta che l’avevano beccato a Rabat, in Marocco, aveva spedito una lunga lettera all’ambasciata e al governo italiano: «Sono ormai sei mesi che sono qui, rinchiuso in isolamento in una cella grande 3 metri quadrati al cui interno c’è solo una brandina. La cella è sempre al buio ed è piena di sporcizia. Non ho nemmeno un gabinetto come si deve, figuratevi il lavandino. Non ho mai potuto fare una doccia e per oltre un mese mi hanno legato i piedi alla brandina. Il cibo è pieno di parassiti e batteri, ed è mortale. Non mangio e ormai sono magrissimo, solo pelle e ossa. Dopo che mi sono lamentato, mi hanno minacciato di uccidermi. Il governo italiano venga a salvarmi».
Da lì era finito ad Asti. Secondo il cappellano, don Giuseppe Bussolino, era un detenuto modello. Solo che don Giuseppe adesso è indagato per favoreggiamento: era stato lui a portarlo in macchina in Alto Adige per visitare la tomba del padre, morto qualche giorno prima. Alla stazione di servizio di Rovereto, Max Leitner era sparito e il cappellano aveva aspettato a denunciare la sua scomparsa con due giorni di ritardo. Un rapporto dei magistrati dice che «non ci si può fidare di lui». Il fatto è che tutte le volte riesce a convincere qualcuno. Anche quando ripete la sua preghiera: «Voglio solo essere un uomo libero».
http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/428312/