Modena, assalto al portavalori sulla A1: 11 anni al veronese del commando

Corriere-del-Veneto

Cronaca

21 marzo 2023

Modena, assalto al portavalori sulla A1: 11 anni al veronese del commando

di Laura Tedesco

Modena, a giugno 2021 scatenarono l’inferno in autostrada: nessuno sconto agli imputati. Uno di loro abita a Veronella. Il difensore: «Faremo appello»

Scatenarono l’inferno in A1, il 14 giugno 2021 assaltarono un furgone portavalori vicino all’uscita di Modena Sud. Scene da film: spari, esplosioni, auto incendiate, chiodi lanciati sulla carreggiata. Quel folle colpo comportò anche la chiusura dell’autostrada con relativo blocco del traffico, ma fallì perché i 2,5 milioni di bottino alla fine non furono prelevati. A entrare in azione, secondo gli inquirenti, era stato un commando armato composto da circa 15 persone. Quattro di loro, grazie a video e intercettazioni, a distanza di sei mesi finirono in carcere: ne è scaturito un tesissimo processo di primo grado appena sfociato in sentenza. Quattro i condannati, una assoluzione, mentre un sesto indagato sarà giudicato col rito ordinario (si tratta di Angelo Carabellese).

L’imputato veronese

C’era anche il nome del veronese d’adozione Pasquale Pecorella, 46 anni, foggiano d’origine ma da lungo tempo residente a Veronella, tra i principali accusati nell’inchiesta firmata dai pubblici ministeri Monica Bombana e Lucia De Santis e condotta dalla squadra mobile della polizia di Modena. Si ipotizzavano a vario titolo i reati di tentato omicidio, rapina aggravata e porto abusivo d’armi: Pecorella, considerato dall’accusa tra le figure di spicco del commando armato, è stato condannato a 11 anni di reclusione (verdetto nei confronti del quale l’avvocato difensore Maurizio Milan ha subito preannunciato appello appena verranno depositate le motivazioni); Pietro Raffaeli è stato condannato a 18 anni, 14 anni a Stefano Biancolillo, 12,8 a Pasquale di Tommaso e 11 a Pietro Pecorella. Assolto Umberto Netti, ritenuto inizialmente come il braccio destro di Raffaeli.

I precedenti

Nel 2017 Pecorella era stato arrestato nella sua casa di Veronella dagli agenti della Mobile scaligera e già all’epoca presentava una «carriera» criminale per riciclaggio, furto, falsificazione di banconote. Finì in carcere a Montorio nell’ambito di un’indagine del Servizio Centrale Operativo e delle squadre mobili di Salerno e Foggia su un’«associazione a delinquere transnazionale dedita prevalentemente alle rapine a furgoni portavalori e istituti di credito commesse con l’uso delle armi, anche da guerra». Quasi una anticipazione del maxi colpo (fallito) in A1.

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