Cronaca
28 dicembre 2022
Vigilantes sui treni lombardi, il primo test fu un flop. Ora la Regione ci riprova: “Dal Viminale via libera all’inizio del 2023”
La Russa: “Molte le stazioni abbandonate”. I 5 Stelle: “Era stata la giunta a interrompere il servizio
di Andrea Montanari
L’autorizzazione del Viminale richiesta dalla Regione per dare anche alle guardie giurate private le dotazioni necessarie per garantire la sicurezza sui treni regionali è attesa nei primi mesi dell’anno. Magari per fare il grande annuncio a poche settimane dal voto fissato il 12 e 13 febbraio. L’assessore regionale alla Sicurezza Romano La Russa non usa giri di parole: “Questa volta non ci limiteremo a richiederlo, lo pretenderemo”. Quanti saranno i vigilantes, come opereranno, da quando e dove per adesso resta un’incognita.
Ad anticipare l’operazione è stato il governatore Attilio Fontana, che ha rivelato a Repubblica: “Ho parlato con il ministro Piantedosi per superare i dinieghi del suo predecessore e avere finalmente i vigilantes sui treni. Mi sono già attivato e confido che si possa concretizzare presto. Sono tante le segnalazioni che ricevo sulla sicurezza sui treni”. L’assessore La Russa ricorda che “sebbene ci sia una presenza più assidua delle forze dell’ordine spesso nelle ore serali alcune stazioni sono in stato di abbandono”. Aggiunge che “durante la legislatura abbiamo preso provvedimenti perché anche il personale di Trenord possa essere dotato di telecamera per aumentare la sicurezza e a difesa della propria incolumità, ma mancano le autorizzazioni”. Cita le due sperimentazioni che sono state avviate in accordo con le prefetture di Lecco e Varese, che permettono anche agli agenti della polizia locale di svolgere funzioni di controllo sui treni regionali in supporto agli agenti della polizia ferroviaria e ai carabinieri. Ma gli episodi di aggressioni sia ai controllori che chiedono il biglietto agli abusivi che ai passeggeri sono all’ordine del giorno.
In realtà, la questione della presenza dei vigilantes sui treni regionali è un argomento che si trascina da anni. I primi erano arrivati addirittura nel 2016 per iniziativa di Roberto Maroni, il presidente della Regione dell’epoca, dopo alcune aggressioni al personale viaggiante. Inizialmente erano un centinaio, ma poi già due anni dopo sono lentamente scesi a poco più di sessanta. Ciascuno costava a Trenord circa 53 mila euro lordi l’anno. L’allora assessore lombardo alla Sicurezza Riccardo De Corato ammise che “non avevano avuto un grande successo perché non potevano fare altro che affiancare i controllori”. Tanto che la Regione decise di tornare a chiedere l’intervento della Polfer e delle forze dell’ordine.
Nel 2017, Trenord fu costretta a convocare le società di vigilanza privata che si erano aggiudicate l’appalto di 8,5 milioni di euro perché non riuscivano a garantire il personale richiesto. Molti candidati reclutati dalle società non superavano l’esame per ottenere l’abilitazione ad operare armati a bordo dei treni. Trenord conferma che ora “i 65 dipendenti dotati di pettorale di riconoscimento saliti a 103 nei mesi scorsi si occupano solo di assistere i viaggiatori e arginare il fenomeno dell’evasione del biglietto”.
Fontana, però, ci riprova. Dall’opposizione arriva il duro commento di Marco Di Marco del Movimento Cinque stelle: “Fontana, si sa, ha l’annuncio facile. Peccato che poi, dietro le sue parole spesso ci sia il vuoto, come quando inaugura le Case della comunità senza medici, o peggio, come in questo caso le bugie”. Attacca anche il consigliere regionale del Pd Pietro Bussolati. “Fontana fa la politica con lo yo yo e oggi rivuole sui treni lombardi i vigilantes che aveva tolto a inizio legislatura”.
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