Arezzo, furto del secolo da 4 milioni: ex vigilante non li denuncia come reddito e rischia nuova condanna

Cronaca

15 giugno 2022

Arezzo, furto del secolo da 4 milioni: ex vigilante non li denuncia come reddito e rischia nuova condanna

Luca Serafini

L’ex vigilante del furto del secolo da 4,2 milioni di euro non vive in un’isola tropicale ma in Italia e oggi potrebbe anche partecipare al processo che lo vede imputato per non aver inserito nella dichiarazione dei redditi il favoloso bottino. Sì, al tribunale di Arezzo si torna a parlare di Antonio Di Stazio, condannato in via definitiva per aver trafugato verghe d’oro che trasportava con il furgone blindato della Securpol, l’11 luglio 2016. Reato che Di Stazio non ha mai confessato, anzi ha proprio negato, rimanendo in un alone di fitto mistero, e che ha pagato scontando la pena, anche in carcere.

Davanti al giudice Giorgio Margheri il 65enne originario di Napoli deve rispondere di omesso versamento all’Irpef in relazione a quella ingente somma. Lo Stato batte cassa e la procura ora persegue il portavalori fedifrago sul versante fiscale.

Secondo l’accusa, quindi, Di Stazio fin da quando era indagato – pur legittimato ad avvalersi della facoltà di non rispondere e a beneficiare di altre garanzie previste dal sistema giudiziario – avrebbe dovuto dichiarare al fisco i 4,2 milioni che sostiene di non sapere dove siano finiti, che non sono mai stati trovati nelle sue disponibilità né di altri.

Su questi aspetti punterà probabilmente la sua difesa, rappresentata in aula dall’avvocato Cristiano Cazzavacca. Nello specifico l’importo che l’ex vigilante avrebbe evaso ammonta a un milione e 904.539 euro, calcolato sulla base imponibile della refurtiva: 4.276.541 euro per l’esattezza.

Anche i soldi frutto di attività criminose, dice la legge, sono soggetti a tassazione. Vedremo come andrà a finire.
All’udienza iniziale dello scorso febbraio l’imputato non era presente. Sembrava volatilizzato, invece pare fosse solo momentaneamente all’estero, vive in Italia e oggi potrebbe esserci.

La storia comincia quel giorno d’estate di 6 anni fa quando il furgone blindato della Securpol carico di metallo prezioso venne ritrovato vuoto nei pressi dell’area di servizio dell’Autostrada del sole a Badia al Pino, in una viuzza secondaria. Dalle indagini emerse che Di Stazio – dipendente che tra l’altro aveva in corso una controversia con l’azienda – aveva lasciato a piedi il compagno di lavoro con il quale faceva il giro del distretto orafo e si era dileguato con il ricco carico. Il mezzo riapparve aperto e svuotato.

L’oro non fu mai rinvenuto. La guardia giurata si costituì dopo alcuni giorni a Lucca ma non ha mai chiarito le esatte circostanze dell’episodio. Se fosse vittima di qualcuno o complice.

Finito in carcere a Perugia, quindi ai domiciliari, venne processato e condannato a quattro anni e mezzo di reclusione poi ridotti a tre e mezzo in appello, con teorico risarcimento danni di 450 mila. Espiata quella pena, lo Stato va all’attacco di Di Stazio contestandogli la violazione fiscale.

Nella prima udienza sono stati ascoltati come testimoni due funzionari dell’Agenzia delle entrate. Se tutto filerà liscio è prevista la discussione con sentenza: esito tutt’altro che scontato proprio per la particolare natura del fatto, se davvero l’uomo doveva dichiarare come reddito la refurtiva di una azione delittuosa così.

Il tenore di vita dell’ex vigilante non sembra sia da Paperon de Paperoni.

Neanche un grammo di quel carico d’oro è mai saltato fuori (di sicuro riciclato) e questa rimane una pagina di cronaca aretina enigmatica e irrisolta.

Arezzo, furto del secolo da 4 milioni: ex vigilante non li denuncia come reddito e rischia nuova condannaultima modifica: 2022-06-16T10:45:16+02:00da sagittario290