“Ha evaso l’oro rubato”: vigilante ancora a processo, non ha dichiarato i milioni spariti

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Cronaca

11 aprile 2021

“Ha evaso l’oro rubato”: vigilante ancora a processo, non ha dichiarato i milioni spariti

Di Stazio, storia paradossale: condannato per il colpo da 4 milioni, non ha mai fatto il nome dei complici. Omessa dichiarazione, Finanza: deve pagare 1,9 milioni

Arezzo, 11 aprile 2021 – Quando si parla di evasione per uno che, ahilui, qualche tempo (non troppo) in galera lo ha trascorso, viene subito in mente la fuga dalla cella, stile Alcatraz. Vai a pensare che Antonio Di Stazio, il vigilante della Securpol che sparì insieme all’oro di cui era pieno il suo furgone blindato, si sarebbe trovato ancora nei guai per evasione sì, ma fiscale. Omessa denuncia dei redditi, per la precisione: quella dei 4,2 milioni contenuti nel famigerato mezzo di sicurezza, ritrovato all’altezza dell’area di servizio di Badia al Pino l’11 luglio 2016, ma desolatamente vuoto e altrettanto disperatamente deserto.

Era scomparso anche lui, l’autista, che adesso si trova a rispondere alla giustizia del milione e 900 mila euro di tasse che non avrebbe pagato. L’imposta su un reddito che altro non è se non il provento del furto consumato all’epoca insieme a complici di cui Di Stazio non ha mai fatto il nome.

Un paradosso il dover rispondere fiscalmente di un illecito per il quale è stato condannato anche penalmente dallo stesso stato che ora gli presenta il conto? Non esattamente: lo prevede la legge, teoricamente (poi ovviamente non lo fa mai nessuno) bisogna dichiarare all’ufficio imposte come reddito Irpef anche quanto si è incassato per via criminale.

L’esempio tipico è quello delle prostitute, che esercitano un mestiere vietato dalla legge Merlin (sotto forma di lenocinio) ma che su quanto ci guadagnano, secondo giurisprudenza costante, devono pagarci le tasse. Lo stesso principio giuridico che ha condotto il vigilante, sessant’anni all’epoca dei fatti, dinanzi al giudice Giorgio Margheri per rispondere appunto della forma più grave di evasione, l’omessa dichiarazione che è più pesante della dichiarazione infedele. E a risponderne, beffa delle beffe, per intero, anche a nome degl altri della banda mai scoperti, pure per il suo silenzio.

Non ci sono altri percettori noti del reddito da 4,2 milioni, quindi il vigilante paga per tutti. Una storia alla Paperino. Ma il paradosso supremo è probabilmente un altro ancora. Cioè che tutto lascia pensare che Di Stazio di quella montagna d’oro quasi sicuramente fuso e tradotto in milioni sonanti non abbia visto un centesimo.

Fregato dai suoi stessi complici, di cui lui non ha voluto parlare neppure al processo, forse per paura, forse perchè sperava ancora che prima o poi gli dessero la sua parte, da godere all’uscita dalla galera. Carcere che peraltro il vigilante ha visto in quantità quasi omeopatica. Condannato in primo grado a una pena mite, quattro anni e mezzo, si è visto ulteriormente graziare in appello, nel marzo 2018: tre anni e mezzo col beneficio degli arresti domiciliari controllati dal braccialetto elettronico. Già scontati.

La storia in quel rovente luglio 2016 fece clamore in mezza Italia. Di Stazio, al volante del furgone, stava facendo il giro pomeridiano delle aziende orafe per raccogliere gli scarti di lavorazione, ma pur sempre oro. All’ultima tappa o quasi, nei pressi di Badia al Pino, col blindato quasi pieno, l’autista lasciò a piedi il collega sceso a ritirare, invertì la marcia e scappò a tutto gas, ripreso dalle telecamere. Il furgone venne ritrovato mezz’ora dopo ma svuotato su una stradina di campagna.

L’ipotesi più probabile è che il vigilante abbia aiutato gli altri a scaricare e abbia simulato un sequestro, mentre i compagni fuggivano con l’oro lungo l’autostrada. Di lui si persero le tracce per alcuni giorni, si favoleggiò addirittura che fosse arrivato in Ucraina, dietro qualche bella donna. Niente da fare. Ricomparve a Lucca a metà mese, nella caserma dei carabinieri, raccontando di aver trascorso le notti a dormire sulle panchine delle stazioni.

Segni di apparente ricchezza zero, come capita a uno molto furbo nel nascondere o molto ingenuo nel farsi fregare. Eppure, che abbia avuto la sua parte oppure no, la Guardia di Finanza ha contestato a lui l’intero importo del furto, che è comunque reddito non dichiarato. E lui ora come si difende?

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“Ha evaso l’oro rubato”: vigilante ancora a processo, non ha dichiarato i milioni sparitiultima modifica: 2021-04-12T11:15:17+02:00da sagittario290