Cronaca
21 GENNAIO 2021
Inchiesta “Profilo basso”, indagato il patron della Sicurtransport Luciano Basile
Un contratto di collaborazione “da 4mila euro” in cambio di un appalto su misura da quasi 8milioni di euro per gestire il servizio di vigilanza all’aeroporto di Lamezia Terme
di Alessia Candito
Un contratto di collaborazione “da 4mila euro” in cambio di un appalto su misura da quasi 8milioni di euro per gestire il servizio di vigilanza all’aeroporto di Lamezia Terme. Travolge anche il patron siciliano della SicurTransport, Luciano Basile, l’inchiesta della procura antimafia di Catanzaro che svelato rapporti e affari fra i clan del crotonese e la i vertici calabresi e nazionali dell’Udc.
A mettere nei guai Basile, indagato per traffico di influenze illecite, l’ex maresciallo della Guardia di Finanza Ercole D’Alessandro, finito in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Fra gli storici del Goa di Catanzaro, per anni “Ercolino” è stato – almeno ufficialmente – in prima linea nella lotta al narcotraffico. Peccato che – è emerso dall’inchiesta coordinata dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri – quel patrimonio di conoscenze e rapporti con colleghi e ufficiali della Guardia di Finanza, come con magistrati e persino agenzie internazionali come la Dea lo abbia poi utilizzato per guadagnare punti e crediti presso imprenditori, politici e persino teste di legno dei clan.
In passato, il suo nome era già saltato fuori in passato in un’informativa della Dia per i rapporti non troppo limpidi con Vincenzo Speziali, imprenditore calabrese di stanza a Beirut che ha patteggiato un anno di pena per aver agevolato la latitanza dell’ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena, ma è sospettato di aver avuto un ruolo anche in quella del senatore Marcello Dell’Utri. L’inchiesta di Catanzaro lo colloca invece nell’orbita di Antonio Gallo, considerato braccio economico di tutti i clan del crotonese.
Ma il parterre di contatti a cui “Ercolino” prometteva o assicurava notizie riservate su indagini o intercettazioni in corso, controlli illeciti in banca dati o di spendere la sua millantata influenza presso forze dell’ordine, magistrati o pubbliche amministrazioni era ampio. E c’era anche Luciano Basile.
A lui, D’Alessandro si è avvicinato proprio nei mesi in cui in ballo c’era l’appalto per l’affidamento del servizio di vigilanza dell’aeroporto di Lamezia Terme per due anni. Un affare da 8 milioni di euro. L’esca? Rapidi e abusivi aggiornamenti sull’indagine – all’epoca in corso – su una milionaria rapina ai danni del caveau della società di vigilanza Sicurtrasport Spa effettuata il 4 dicembre 2016. Notizie che non poteva avere, ma che ha prontamente riferito a Basile e ai dirigenti della società.
Così si è creato il rapporto che ha reso facile ad “Ercolino” avvicinare Basile quando la gara è stata bandita. Le conversazioni intercettate lo dimostrano, il rapporto fra i due è confidenziale. Al patron di Sicurtransport, il maresciallo – all’epoca ancora in servizio – racconta di una collaborazione strettissima con l’ex prefetto De Felice, all’epoca amministratore della Sacal, la società di gestione dell’aeroporto, assicura di poterlo convincere a cucire un bando su misura per l’azienda, garantisce che la Sicurtransport non avrà problemi ad aggiudicarsi la commessa. In cambio, gli dice esplicitamente, vuole “solo” un contratto da responsabile della sicurezza per la provincia di Catanzaro. Se e in che misura l’ex maresciallo sia riuscito ad agevolare la Sicurtransport, allo stato non è dato sapere. “La riservatezza che ha contrassegnato l’indagine – si legge nelle carte – non ha consentito di appurare l’effettività del suddetto asserito interessamento”. Ma il contratto Ercolino lo ha ottenuto.
L’ex maresciallo millantava contatti, rapporti e relazioni. Basile pensava di aver fatto il colpo grosso che gli avrebbe portato lavori e incarichi anche da parte delle procure. In auto i due ne parlano spesso ed esplicitamente. E gli investigatori che li intercettano, registrano. “D’Alessandro dice a Basile che ha ricevuto anche una telefonata dal generale Vecchioni il quale gli aveva proposto di lavorare come consulente esterno – a cui avrebbe rappresentato di essere già in trattativa con la Sicurtransport – così come anche il generale Carta, capo dei servizi segreti esteri ‘quindi siamo messi abbastanza bene!’” annotano gli investigatori. Millanterie, ci tengono a chiarire nelle carte gli inquirenti.
Ma Ercolino si sapeva muovere bene, sapeva mantenere i rapporti con tutti quelli che nel corso della sua carriera ha incontrato. E li ha sfruttati per fare più di un favore alla Sicurtransport, a partire dalle verifiche nelle banche dati delle forze dell’ordine su questo o quel soggetto. Alla società è riuscito a portare in dote anche alcune commesse, come quella per la vigilanza sul porto di Tropea.
Ma anche per lui il rapporto era un vantaggio. La società si occupa della vigilanza alla Regione Calabria, alla Sacal e in altri “enti altamente attenzionabili” ed Ercolino che – ne era il responsabile – era diventato per i magistrati il naturale terminale di ricezione delle informazioni relative ad indagini, controlli o intercettazioni in corso. Per il mercato parallelo delle informazioni, la Sicurtransport era una miniera.
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